Leone d’oro alla grande artista e pioniera della post modern dance: Simone Forti
Sono Simone Forti e TAO Dance Theater i leoni d'oro e argento alla carriera, conferiti dalla Biennale di Venezia. Saranno consegnati nel corso del 17. Festival Internazionale di Danza Contemporanea che si svolgerà a Venezia dal 13 al 29 luglio 2023
Un leone atteso, meritato, indiscutibile va quest’anno a una delle coreografe più significative di ogni tempo, a una innovatrice della danza, artista del movimento e dell’immagine, rivoluzionaria ricercatrice e studiosa del corpo. Simone Forti, oggi 87 anni, è stata, tra le pioniere della postmodern dance americana -movimento nato negli anni ’60 in quel laboratorio di pensiero e azione che fu il Judson Theatre – forse la figura più sfuggente a ogni forma di normativizzazione. La sua opera ha contribuito a interrogare il corpo rispetto all’ambiente, agli oggetti e al suono e a ridefinire quello che oggi chiamiamo danza attraverso una ricerca che si è tradotta in forme diverse – disegni, performance, scritti, coreografie, video – e che vede nella singolarità e nell’irriproducibilità dell’esperienza e del sentire il centro della sua indagine. Il suo lavoro si nutre dell’importante lezione della coreografa e ricercatrice Anna Halprin, con cui Simone studiò metodologie e approcci alla questione performativa per quattro anni in California, sperimentando le tecniche di improvvisazione e le possibilità offerte dalla destrutturazione della danza tradizionalmente intesa. Una ricerca sull’esperienza e sulla imponderabilità dell’incontro con l’altro, più che sulla coreografia.
SIMONE FORTI: UN RITRATTO
Nel 1959 si trasferisce a New York con l’allora marito Robert Morris e studia con Robert Dunn, che la introduce al lavoro di John Cage nello studio di Merce Cunningham. A New York debutta come coreografa nel 1960 e nel 1961 organizza nel loft di Yoko Ono la serata Five Dance Constructions and Some Other Things, performance che uniscono per la prima volta movimento e oggetti, usando azioni quotidiane come correre, arrampicarsi, stare in piedi aggrappati alle corde. Le Dance Consructions rivoluzionano il concetto di danza e movimento ed esercitano una forte influenza sui fondatori del Judson Dance Theater, tra cui Trisha Brown, Yvonne Rainer, Steve Paxton e Robert Morris. Familiare all’Italia per origine (nata a Firenze, città dalla quale i genitori ebrei fuggirono durante il nazismo) e frequentazioni, negli anni ‘60 è stata un riferimento per il panorama musicale e performativo del tempo, grazie al dialogo con Fabio Sargentini, che la ospita già nel primo periodo romano alla galleria L’Attico. Con la sua collaborazione, svilupperà una parte essenziale della sua ricerca: gli ZOO MANTRAS. Noti anche come Sleep Walkers, gli ZOO MANTRAS rappresentano un incontro sentimentale tra l’artista e l’animale che si sviluppa attraverso le sue frequentazioni al Giardino Zoologico di Roma. Sono preghiere in movimento, dialoghi interspecie, campi di condivisione di solitudini e cattività diversamente vissute, che si trasformano in danza, si incarnano in nuovi approcci al tempo, al movimento, al corpo, che diviene memoria e specchio di quel confronto. L’artista ne dà una preziosa testimonianza nella pubblicazione recentemente edita da Kunstverein Milano e Vleeshal – Middelburg, L’orso allo specchio.
SIMONE FORTI: DANZA VOLO MUSICA DINAMITE
Nello stesso periodo concepisce e organizza una serie di festival e manifestazioni quali Danza Volo Musica Dinamite, portando in Italia le spinte sperimentali della danza e della musica contemporanee di oltre oceano quali Terry Riley, Steve Paxton, Deborah Hay, La Monte Young, Marian Zazeela, Brown Schlichter, Yvonne Rainer, David Bradshaw. I lavori di Simone sono stati esposti in tutto il mondo, in mostre, retrospettive. Ha partecipato alla 39. Biennale Arte del 1980 nella sezione dedicata a L’arte negli anni Settanta – film e videoproduzioni di artisti che lavorano in performance curata da Achille Bonito Oliva, Michael Compton, Martin Kunz, Harald Szeemann; mentre alla Biennale Danza del 2018 viene presentato An Evening of Dance Construction (2009), il film che ripropone quelle danze radicalmente nuove che la Forti aveva presentato nel loft/studio di Yoko Ono nel 1961, serie poi ricostruita per il Museum of Contemporary Art (MOCA) nel 2004. Recentemente ICA a Milano le ha dedicato una personale. “Simone Forti ha dato vita a un corpus di opere – performance, disegni, film, video, fotografia, installazioni e scritti – sorprendente per varietà e unico per capacità visionaria. (…) Si è sempre mossa liberamente e senza confini tra mondi creativi, intrecciando diverse discipline e – facendo questo – ha sostenuto la superiorità del corpo, o piuttosto ‘il pensare con il corpo’ come forza di sperimentazione, azione e (re)invenzione”, si legge nelle motivazioni del Leone D’oro. La sua grazia, la sua libertà, l’ampiezza della sua visione lasciano una traccia seminale e rappresentano un punto di riferimento importante per le future generazioni.
IL LEONE D’ARGENTO AL TAO DANCE THEATER
Il Leone d’Argento è vinto invece dal TAO Dance Theater guidati da Tao Ye e Duan Ni.“Abbandonata la narrativa, la trasmissione di un messaggio e le scenografie elaborate”, afferma Wayne McGregor nella motivazione, “Tao Ye e Duan Ni hanno creato un genere di danza unica ed evoluzionistica che cattura con la sua forza ipnotica e minimalista. La loro compagnia, TAO Dance Theater, fondata nel 2008, è impegnata in un’estetica di ‘danza pura’, essenziale, che elimini ogni categorizzazione del movimento e, per estensione, di loro stessi. Il corpo viene presentato come elemento da percepire in quanto affascinante alla vista – privo di rappresentazione, narrativa, contesto: semplicemente esistente come oggetto. Esso viene amplificato solo dall’uso della luce e del suono, così da consentire agli spettatori di essere messi a confronto – e alla prova – con tecniche, vocabolario e forme rigorosamente focalizzate sul corpo”.
Maria Paola Zedda
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