Futuro Antico. Intervista alla scrittrice Elena Stancanelli
All’idea di sacro preferisce il rumore del mare e il consiglio che dà ai giovani è di smettere di fare promozione di se stessi. Elena Stancanelli, autrice di romanzi come “La femmina nuda” e “Il tuffatore”, dice la sua su presente e futuro
Un passato come la scatola degli appunti di Emilio Salgari, un futuro nel quale si permette ai polipi di sviluppare la loro intelligenza. Questa la visione del domani da parte di Elena Stancanelli (Firenze, 1965).
Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Sono vorace, anche in ciò che mi ispira. Sono nata a Firenze e sono quindi cresciuta dentro la bellezza classica. Non devo dire quindi Michelangelo, Botticelli, Brunelleschi o Filippo Lippi, anche se è lì che da piccola cercavo. Anzi no: li davo per scontati. Ho dato a lungo per scontato che non si potesse vivere in altro modo che dentro l’arte, protetti dalla bellezza. Crescendo, scrivendo, ho iniziato a guardare all’imperfetto del corpo e all’arte come presenza fisica brutale. Mi sono invaghita di tutte quelle donne che ci si sono buttate, da Pippa Bacca a Francesca Woodman, da Sophie Calle a Sarah Lucas. Ti faccio solo altri due nomi: Jannis Kounellis ed Elisabetta Benassi, ai quali guardo sempre per capire come storcere lo sguardo.
Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Piccoli Maestri. Un progetto di volontariato culturale che curo da anni. Ho coinvolto scrittori e scrittrici per andare nelle scuole ‒ elementari, medie e superiori ‒ a raccontare e leggere romanzi. Non i nostri, ovviamente: romanzi che sono stati cruciali nelle loro vite. Insegnare ai ragazzi e alle ragazze a leggere è la cosa che mi sta più a cuore.
Che importanza ha per te il genius loci all’interno del tuo lavoro?
Poca, e sempre meno. Ho radici fragili, dalla mia città me ne sono andata, Roma è un gioco, il resto sono sguardi. Il mio genius loci è la mia lingua, l’italiano.
PASSATO E FUTURO SECONDO ELENA STANCANELLI
Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Il passato è tutto. È la scatola di Salgari, quella dove teneva gli appunti su tutto ciò che imparava nelle biblioteche, consultando vocabolari e atlanti, leggendo saggi e biografie. Salgari cercava il meraviglioso, l’esotico con cui condire i suoi romanzi d’avventura. L’esotico, il meraviglioso per me sono il passato. Non tanto il mio ma quello del mio paese, quello che accadeva intorno a me. Sono una persona con poca memoria, e questo mi ha costretto a un continuo ripasso del sapere: vivo immersa in un liquido che contiene sempre tutto, per evitare di scordarlo
Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la tua strada?
Di leggere, tutto quello che può. Di essere molto coraggioso, perché il consenso è una trappola e la maggior parte del tempo la si trascorre in solitudine e in direzione contraria. Di lasciarsi distrarre e insieme di tornare a guardare sempre nello stesso posto quando è il momento di trovare la propria voce. Di non fare promozione di se stesso, perché questa è la forma più subdola escogitata dal presente per mangiarti l’anima e guastarti il talento.
In un’epoca definita della post verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
Il sacro, il sacro, il sacro… preferisco il rumore del mare!
Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Posso dire quello che vorrei. Mi piacerebbe che abolissimo i confini, che la realtà reale mutuasse dal virtuale l’assoluta interconnessione e la mancanza di muri. Mi piacerebbe che ci abituassimo a una sessualità multipla, polimorfa, panica e senza tabù. Che la sessualità non fosse una questione ma un linguaggio semplice, con cui comunicare. Mi piacerebbe che passassimo dalla furia antispecista al rispetto. Che permettessimo agli esseri umani di costruire cattedrali e ai polipi di sviluppare la loro stupefacente intelligenza. E se per fare questo si tratta di smettere di cibarsi di animali, per me va bene. Mi auguro infine che nei prossimi anni passino di moda alcune parole, in particolare la parola “evento”.
Ludovico Pratesi
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