A Torino la storia della rivista Smens, prodotta all’antica e stampata a mano
Dopo una pausa di quasi vent’anni, è in cantiere per fine 2023 il numero 12 della storica rivista letteraria stampata a mano con caratteri a piombo. Nel frattempo ecco la mostra degli altri undici fascicoli negli spazi della Biblioteca Reale di Torino
“Torino non è mai stata il punto di partenza, ma quello di arrivo, perché essere legittimati da una città dal gusto tanto raffinato è un sogno che si avvera”. Sono parole di Gianfranco Schialvino, fondatore nel 1997 insieme a Gianni Verna di Smens, una rivista letteraria stampata a mano con caratteri a piombo, ricca di xilografie originali in ogni suo numero. Pubblicata semestralmente in undici fascicoli fino al 2004, riceve ora la consacrazione dalla Biblioteca Reale di Torino che ne espone l’intero corpus, donato dai due autori all’importante istituzione torinese, in dialogo con alcune sue antiche edizioni illustrate.
IL RITORNO DELLA RIVISTA SMENS
Un evento nell’evento perché, dopo una pausa di quasi vent’anni, è in cantiere per la fine dell’anno il numero 12 della storica rivista (sul tema dell’amore), che qui presenta le stampe originali realizzate dai due incisori torinesi, insieme a nomi come Fortunato Depero, Barry Moser, Leonard Baskin, Evgenij Bortnikov, Jean Marcel Bertrand, Nespolo, Salvo, Tabusso. Se l’hardware, ovvero le matrici e i caratteri tipografici in piombo, è depositato tra la Biblioteca Braidense e Trivulziana di Milano, a Torino si ammira il software di un’operazione tanto anacronistica quanto necessaria. Quella di due incisori di lungo corso che, dallo studio di un piccolo paese del Canavese, approdano dopo venticinque anni in una grande città per dimostrare che una rivista prodotta con strumenti antichi non è più solo un gesto meccanico, ma artistico.
Claudia Giraud
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