Bekhbaatar Enkhtur – Imagining for Real
A partire da riferimenti visivi frutto di incontri fortuiti o da elementi caratteristici del contesto culturale e religioso della sua terra d’origine, l’artista concepisce lo spazio espositivo come luogo abitato da una serie di presenze appartenenti a un mondo immaginativo e al tempo stesso fortemente ancorato al reale.
Comunicato stampa
Matèria è felice di presentare Imagining for Real, la prima personale a Roma di Bekhbaatar Enkhtur (Ulaanbaatar, Mongolia, 1994), curata da Enrico Camprini.
Il titolo della mostra, che cita un recente libro dell’antropologo Tim Ingold, rappresenta una formula efficace per evocare la pratica di Enkhtur, nelle cui opere coesistono dimensione immaginativa, materiale, simbolica e storico-culturale.
La mostra vuole presentare il lavoro dell’artista, offrendo uno scorcio sulla sua pratica, che si concentra sulle varie declinazioni del medium della scultura e, più in generale, sui processi di messa in forma della materia e sulla sua interazione con spazio e spettatore.
La ricerca di Bekhbaatar Enkhtur si concretizza principalmente nella realizzazione di sculture, spesso concepite in stretta relazione con il luogo che le ospita. Immagini fiere e al tempo stesso fragili di figure zoomorfe – lupi, draghi, cavalli, volpi – rappresentano un repertorio iconografico tratto da miti e tradizioni della Mongolia che l’artista intende evocare, ma soprattutto tracciano le coordinate di una pratica scultorea che tende all’effimero. La forza vitale delle sue opere infatti si rivela in una sorta di tensione autodistruttiva: le sculture di Enkhtur sono di frequente interventi impermanenti che nascono nello spazio espositivo e non sono destinati a sopravvivere.
A partire da riferimenti visivi frutto di incontri fortuiti o da elementi caratteristici del contesto culturale e religioso della sua terra d’origine, l’artista concepisce lo spazio espositivo come luogo abitato da una serie di presenze appartenenti a un mondo immaginativo e al tempo stesso fortemente ancorato al reale.
Fulcro della mostra Imagining for Real è un lavoro site specific in cera e paglia realizzato dall’artista nella galleria nei giorni precedenti all’inaugurazione, ispirato all’episodio della demolizione del Janraisig di Ulaanbaatar. Statua di Migjid Janraisig alta oltre 26 metri eretta nel 1913 come simbolo dell’indipendenza politica della Mongolia, fu rimossa dalle truppe sovietiche durante la Seconda Guerra Mondiale e successivamente ricostruita nel 1996. Il riferimento visivo e simbolico a questa vicenda storica – che richiama un tema di grande importanza ancora oggi come l’iconoclastia – permette dunque a Enkhtur di interrogare in profondità alcuni dei problemi centrali della sua ricerca: spazio espositivo come spazio metaforico e scultura come riflessione su temporalità e impermanenza della materia.
La ricerca dell’artista mira a fare emergere le qualità intrinseche dei materiali utilizzati, organici e inorganici, donando loro una parvenza di vita percepibile sia nel loro progressivo mutare, e talvolta deteriorarsi, sia nell’evidenza del gesto impresso nella scultura plasmata.
Bekhbaatar Enkhtur (Ulaanbaatar, Mongolia, 1994) ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, città in cui vive. È stato artista in residenza al Kora Contemporary Arts Center, Castrignano De' greci , Mambo, Bologna, a Manifattura Tabacchi, Firenze, alla Fondazione Lanfranco Baldi, Pelago e a Dolomiti Contemporanee, Borca di Cadore. Ha esposto in gallerie, spazi non profit e istituzioni. Tra le mostre recenti, le personali: An Ocean Standing, Lc Queisser Gallery, Tbilisi, GA; Oasis, un progetto a cura di Ramdom realizzato in collaborazione con Fondazione Elpis, 2022; Fuocherello, fonderia de Carli, Volvera TO; Cambio della guardia, Localedue, Bologna, 2021; Tsam, Marktstudio, Bologna, 2021; Zuult (Una boccata d’arte), Borgo Val Belluna, 2020. E le collettive: Il rituale del serpente, Ex Convento di San Francesco, Bagnacavallo, 2021; Room 114 XY, Car Drde, Bologna, 2019; La pratica quotidiana, Oratorio di San Sebastiano, Forlì 2019; Un anno lungo un giorno, Centro Pecci, Prato, 2019; Tragitti divaganti, P420, Bologna, 2018.