Le Ferite di Roma
Dieci artisti curano le ferite di Roma. Mostra a cura di Spazio Taverna (Marco Bassan e Ludovico Pratesi).
Comunicato stampa
La Galleria Mattia De Luca è lieta di accogliere il secondo appuntamento di DLprojects, percorso autonomo e
sperimentale di ricognizione sul panorama artistico contemporaneo, che si affianca all’ormai consolidato
impegno della Galleria sui grandi nomi del Novecento italiano e internazionale.
Con questo secondo evento DLprojects, la Galleria ospita all’interno dei propri spazi una mostra ideata e
interamente curata da Spazio Taverna, realtà curatoriale indipendente attiva sul territorio romano e nazionale.
Un nuovo momento di dialogo con la dimensione contemporanea circostante, nell’ambito di un percorso
collaterale che allarga l’impegno della Galleria Mattia De Luca in ambiti svincolati da dinamiche strettamente
commerciali. Un progetto off che nasce dal desiderio di esplorare una produzione che, agendo sul mondo di
oggi, può aiutarci a comprenderlo meglio.
Il progetto
Il progetto Le Ferite di Roma scaturisce dall’identificazione di 10 traumi della storia cittadina, con altrettante
date e luoghi che rappresentano simbolicamente i momenti in cui la città ha tradito sé stessa: le ferite che
Roma si è autoinflitta.
L’architetto Daniel Libeskind, che conosce bene la maniera di affrontare i traumi di una nazione (con Ground
Zero a New York e il Museo Ebraico di Berlino), afferma che “Il trauma non è qualcosa che puoi curare, perché
sarà sempre lì”. Quindi ciò che possiamo fare è affrontare la ferita con una certa consapevolezza e risolutezza,
“per poterci dare un senso di futuro diverso dal semplice essere perseguitati dai fantasmi del passato”.
Dall’uccisione di Giulio Cesare all’incendio di Roma, passando per gli assassini di Cola di Rienzo e Beatrice
Cenci e le condanne di Galileo Galilei e Giordano Bruno, Le Ferite di Roma tracciano una storia di traumi
rimossi della città. Un percorso temporale che approda alla storia moderna, che dall’inizio del Novecento con
la marcia su Roma e il delitto Matteotti, arriva alla morte di due personaggi che hanno segnato la chiusura di
un’era culturale e politica: Pier Paolo Pasolini, e Aldo Moro.
Queste ferite risiedono ancora oggi nell’inconscio collettivo della città, mentre molti dei luoghi che sono stati
teatro di questi tradimenti sono chiassosi e distratti.
Per affrontarle e curarle è necessario attivare una carica simbolica: la capacità immaginifica e visionaria tipica
degli artisti contemporanei.
[email protected]
www.spaziotaverna.it
Spazio Taverna
La mostra
Spazio Taverna ha selezionato dieci artisti di diverse generazioni che hanno un rapporto privilegiato con
Roma, e ha affidato ad ognuno una ferita da ricucire con un’opera realizzata sullo stesso foglio di carta
Amatruda.
Ad ogni artista viene affidata una ferita, con l’indicazione precisa del luogo e della data in cui è avvenuta. Viene
invitato a realizzare un’opera che possa rappresentare una progressiva integrazione e unificazione delle ombre
che depotenziano la città di Roma. Ognuno ha interpretato la propria ferita in chiave simbolica, narrativa o
concettuale.
Dieci artisti per raccontare le ferite di Roma. Dieci opere su carta che vanno a costituire una rilettura simbolica,
intesa come integrazione collettiva del trauma e non indulgenza verso le proprie debolezze.
Gli artisti: Elisabetta Benassi, Giulio Bensasson, Enzo Cucchi, Silvia Giambrone, Rä di Martino, Lulù
Nuti, Luigi Ontani, Pietro Ruffo, Gabriele Silli e Marco Tirelli.
La presentazione del progetto è di Miguel Gotor, storico e Assessore alla Cultura del Comune di Roma