The Good Mothers. Le donne che hanno sfidato la ‘ndrangheta sono da Berlinale Series Awards

La serie tv italiana trionfa alla prima edizione del Berlinale Series Awards. Targata Disney+, è basata sull’omonimo best seller del giornalista Alex Perry, premiato dalla Foreign Press Association

Le donne della ‘ndrangheta, quella che l’hanno sfidata e combattuta con coraggio, sono le protagoniste della nuova serie tv di Disney+. The Good Mothers, presentata in anteprima mondiale alla 73esima edizione della Berlinale in Berlinale Series, si svela nell’ultimo di visione della sezione e vince. La serie è un tassello in più che mostra come la narrazione sulla mafia stia cambiando ed evolvendo, mostrando anche i personaggi sfidanti e non per forza vittime. The Good Mothers intreccia le storie di tre donne straordinarie, e racconta la loro coraggiosa decisione di voltare le spalle a un circolo vizioso di oppressione e violenza dettato dalle loro famiglie. Donne che hanno scelto di rischiare e sacrificare la loro possibile libertà, pur di opporsi a un sistema malato, contorto e devastante.

The Good Mothers Ⓒ 2022, Wildside s.r.l., House productions LTD, photo Claudio Iannone

The Good Mothers Ⓒ 2022, Wildside s.r.l., House productions LTD, photo Claudio Iannone

LE MADRI-CORAGGIO DI “THE GOOD MOTHERS”

The Good Mothers è un’opera corale e sfaccettata che racconta la storia vera di tre donne, cresciute all’interno dei più feroci e ricchi clan della ‘ndrangheta, che decidono di collaborare con una coraggiosa magistrata che lavora per distruggerla dall’interno. Queste donne dovranno quindi combattere contro le loro stesse famiglie per il diritto di sopravvivere e di costruire un nuovo futuro per se stesse e i loro figli. La serie, che debutterà il 5 aprile in Europa, è diretta da Julian Jarrold ed Elisa Amoruso, scritta dallo sceneggiatore Stephen Butchard, interpretata da Gaia Girace (Lamica geniale) nel ruolo di Denise Cosco, Valentina Bellè (Catch-22, I Medici) nei panni di Giuseppina Pesce, Barbara Chichiarelli (Suburra – La serie, Favolacce) in quelli di Anna Colace, Francesco Colella (ZeroZeroZero, Trust) in quelli di Carlo Cosco, Simona Distefano (Il Traditore) nel ruolo di Concetta Cacciola, Andrea Dodero (Non odiare) in quello di Carmine e con Micaela Ramazzotti (La pazza gioia, La prima cosa bella) nel ruolo di Lea Garofalo.

The Good Mothers Ⓒ 2022, Wildside s.r.l., House productions LTD, photo Claudio Iannone

The Good Mothers Ⓒ 2022, Wildside s.r.l., House productions LTD, photo Claudio Iannone

“THE GOOD MOTHERS”. IL RACCONTO DEI REGISTI

“Non sapevo nulla sulla ‘ndrangheta e quindi aver letto la sceneggiatura di Stephen Butchard mi ha aperto gli occhi”, dice Julian Jarrold. “Mi sono reso conto di quanto questa organizzazione sia potente e presente non solo nell’Italia del sud ma dappertutto, e anche del fatto che ha queste strutture familiari, sociali veramente molto arcaiche, e della storia di queste donne, che hanno vissuto delle vite impressionanti, e che sono riuscite a sfuggire a questo mondo. Una storia assolutamente drammatica che io speravo di riuscire a raccogliere nella sua autenticità”. Ad affiancarlo nella regia degli episodi c’è Elisa Amoruso, che ha vissuto questa esperienza come una delle più belle capitatele finora: “per me è stata un’esperienza impressionante perché nonostante conoscessi le storie di Lea Garofalo, Giuseppina Pesce e di Concetta Cacciola, che sono le più note, entrare nel dettaglio delle loro vite – come ha fatto Alex Perry – e rendersi conto delle storie di queste donne che poco tempo fa, intorno al 2009/2010, vivevano in queste famiglie così oppressive da non poter neanche uscire da casa, che non hanno scelto il proprio marito, non hanno scelto di diventare madre, e magari lo sono diventate a quindici o sedici anni, quando si sono ritrovate nella posizione di dover scegliere di restare o di rompere le regole imposte hanno trovato il coraggio e ci sono riuscite; e questo magistrato che ha scelto di indagare su di loro, facendole diventare delle protagoniste invisibili e aiutandole in questo percorso di denuncia, dei loro stessi padri e mariti… immediatamente ho sentito la necessità di dovere raccontare questa storia”. E aggiunge: “Avevamo tutte lo stesso obiettivo: dare voce a queste donne, mostrare il loro punto di vista e compiere quindi dopo di loro un passo importante”.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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