Riflettere sul presente. La mostra di Enrico Vezzi in Toscana

Alla Tenuta Dello Scompiglio, in provincia di Lucca, va in mostra, per la prima volta nella sua interezza, l’installazione di venticinque metri creata da Enrico Vezzi per riflettere sul legame tra uomo e natura

Libri, giornali, riviste, uccelli tassidermizzati, pietre la cui forma richiama quella delle meteoriti, si susseguono su ciò che appare come un corso d’acqua: una superficie di pannelli di materia riflettente, intrecci di geometrie tetracromatiche che suggeriscono altre possibilità di vedere, altre abilità visive presenti in natura. Ne L’ordine immaginario, diversi elementi fondanti del sapere umano e non-umano sono collocati in base a un ordine personale di Enrico Vezzi (San Miniato, 1979) che, attraverso molteplici simboli e richiami culturali, analizza il rapporto tra uomo e natura, interrogandosi sugli avvenimenti catastrofici del nostro tempo, e su quando l’umanità nel corso della sua storia abbia perso il senso dello stare nel mondo.

Enrico Vezzi, L'ordine immaginario, 2022, installation view. Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio. Photo Leonardo Morfini

Enrico Vezzi, L’ordine immaginario, 2022, installation view. Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio. Photo Leonardo Morfini

LA MOSTRA DI ENRICO VEZZI ALLA TENUTA DELLO SCOMPIGLIO

Centrali, nella produzione artistica di Vezzi, sono il rapporto tra natura, storia collettiva e memoria personale e il collezionismo di oggetti trovati che gli permettono di creare opere senza aggiungere nel mondo qualcosa che non ci sia già. Un ecologismo che si estende anche alla sfera del pensiero. I testi “assoluti” da cui l’artista attinge sono infatti come degli oracoli, libri che con la loro grandezza avevano anticipato molto di quanto accade o è accaduto. Pietre miliari del pensiero occidentale si concatenano, apparentemente senza senso, a fogli di giornali con fatti di cronaca e articoli di riviste.
Emerge tuttavia una relazione tra l’essenza teorica del libro e gli accadimenti reali documentati: molte previsioni contenute all’interno dei testi vengono confermate anni dopo dalle numerose riviste presenti nell’opera e, allo stesso tempo, molte delle pratiche suggerite non sono state adottate dall’umanità, incapace di coglierne il messaggio o attuarlo.
Dio è morto. La morte della Regina Elisabetta è annunciata in prima pagina in prossimità di Così parlò Zarathustra ed ecco che l’artista si fa tramite di domande, ancora inespresse, sulla crisi dei valori, la morte dei simboli della nostra epoca. Ma qual era il nostro dio? Il capitalismo? Il privilegio? L’antropocentrismo? In un’epoca dove non reggono più le certezze di un presente che sta passando, è forse necessario fermarsi e calcolare un altro percorso.

Silvia Vannacci

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Silvia Vannacci

Silvia Vannacci

Curatrice ed esperta di arte contemporanea cinese, Vannacci vive a Firenze e Shanghai dal 2014. Formatasi come sinologa, focalizza la sua pratica curatoriale sull’importanza del linguaggio come veicolo di pensiero e di cultura e approccia l’arte contemporanea come una lingua…

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