Niente più ricerca artistica al Mattatoio di Roma. Qual è la politica culturale della città?
Preoccupa l’interruzione della programmazione attivata a partire dal 2019 negli spazi della Pelanda, all’ex Mattatoio di Roma, trasformata in fertile centro di ricerca di le arti performative, sotto la gestione dell’Azienda Speciale Palaexpo. Non c’è più spazio per la ricerca artistica in città? Risponde Miguel Gotor
È già stata sottoscritta da oltre 300 persone del mondo della cultura – tra artisti, curatori, direttori di musei, filosofi, danzatori, musicisti, scrittori, giornalisti, registi, professori universitari, designer – la lettera indirizzata al Comune di Roma e all’Azienda Speciale Palaexpo, che chiede conto dell’interruzione del progetto sulle arti performative alla Pelanda dell’ex Mattatoio di Testaccio.
LA STORIA DELLA PELANDA. DAL DEGRADO A CENTRO PER LE ARTI PERFORMATIVE
Nel 2019, il rilancio dello storico spazio, esempio di archeologia industriale tra i più importanti della città, soggetto ad alterne vicende, passava attraverso lo sviluppo di un programma sui linguaggi performativi, mettendo la formazione al centro del nuovo percorso. La Pelanda, così chiamata perché un tempo ospitava la “pelanda dei suini”, con i suoi due teatri e l’imponente navata su una superficie di circa 5mila metri quadri, diventava così un centro di ricerca laboratoriale e interdisciplinare dedicato ai diversi linguaggi delle arti performative, installative e di video arte, sotto la gestione dell’Azienda Speciale Palaexpo. Fino all’estate 2022 – con le ultime edizioni del programma Re-Creatures e i laboratori gratuiti di Ricreazione – il centro si è nutrito anche di un programma di residenze (45 quelle attivate finora) di ricerca e produzione dal titolo Prender-si cura, di mostre e installazioni ambientali, di spettacoli e performance mai portati prima a Roma, ospitando peraltro due edizioni del Master in Arti Performative, realizzato con l’Università Roma Tre e con l’Accademia di Belle Arti di Roma. Insomma, spiegano i firmatari della lettera, la Pelanda è diventata “un modello di integrazione fra formazione, ricerca e produzione artistica e di ideazione di diversi formati di presentazione e coinvolgimento del pubblico”, aggregando una comunità di persone, addetti ai lavori e non, coinvolte nell’esplorazione del contemporaneo. Senza contare l’apertura verso le realtà nazionali e internazionali chiamate a dialogare con la città e le sue istituzioni culturali più attive.
NON C’È PIÙ SPAZIO PER LA RICERCA ARTISTICA IN CITTÀ?
Oggetto di preoccupazione è ora l’interruzione brusca di questa progettualità, “inspiegabilmente arrestata, privando la Città e la comunità artistica di un prezioso spazio dedicato alla sperimentazione e alla creazione artistica e culturale interdisciplinare”. Situazione tanto più delicata, sottolinea ancora il testo divulgato in cerca di spiegazioni, considerando l’incertezza in cui versano altri spazi culturali capitolini, come il Teatro India. “Qual è la politica culturale che la Città vuole portare avanti? Dove finisce l’eredità di questo percorso?”: si chiedono al Comune e all’Azienda Speciale Palaexpo – fresca di nomina di un nuovo presidente, Marco Delogu, la scorsa estate – risposte “urgenti, articolate e credibili”. A ottobre 2022, l’Assessore alla Cultura Miguel Gotor annunciava la concessione di alcuni padiglioni dell’ex Mattatoio, progettato nel 1888 dall’architetto Gioacchino Ersoch, all’Accademia di Belle Arti, per intavolare attività di alta formazione artistica e musicale, previ necessari interventi di restauro e riqualificazione sovvenzionati con 18 milioni di euro nel quadro del progetto Caput Mundi. “Con questo provvedimento vengono raggiunti due obiettivi: da una parte, si aprono nuovi spazi di qualità destinati all’istruzione e alla formazione dei giovani e, dall’altra, si valorizza e riqualifica un pezzo importante del patrimonio immobiliare della Capitale”, spiegava allora Gotor, sottolineando l’ambizione del programma di rigenerazione urbana. In questa prospettiva sembrerebbe coerente preservare e rinnovare quanto di buono è stato già fatto, investendo sul futuro della Pelanda.
Il testo integrale della lettera è consultabile online, la sottoscrizione è aperta a tutti.
LA RISPOSTA DEL’ASSESSORE MIGUEL GOTOR
In data 13 marzo 2023, l’assessore Miguel Gotor risponde all’appello, “con il massimo rispetto per le vostre osservazioni e critiche“. Ringraziando gli ex vertici del Palaexpo (Cesare Pietroiusti e Ilaria Mancia) per quanto fatto durante la pandemia, Gotor si dice certo che “i nuovi vertici abbiano ben chiaro che questo patrimonio merita di essere preso in considerazione all’interno del percorso di elaborazione delle nuove linee guida dell’attività culturale che stanno definendo“. La lettera dell’assessore prosegue, poi, centrando il punto della questione: “L’attuale direzione ha scelto di chiudere una parte dei progetti collegati alle arti performative, che era sua diritto fare; è prevalsa la volontà di sperimentare strade nuove e personalità diverse“. Come si concretizzerà tutto ciò? In merito alla programmazione futura, parte dei progetti si svolgeranno in continuità con il passato: Short Theatre a settembre 2023, Roma Europa Festival in autunno, il Festival di Nuova Consonanza a dicembre. “Sono state inoltre riprese le collaborazioni con ARF Festival del fumetto (maggio 2023), esperienza che negli anni passati era stata allontanata dal Mattatoio, e con Spazio Griot (giugno-luglio 2023)“, spiega l’assessore, che tra le novità annovera l’Iperfestival (con attività promosse dal RIF- Museo delle periferie a giugno 2023) e la collaborazione con l’Accademia Drammatica Silvio D’Amico per una serie di spettacoli e di progetti didattici alla Pelanda, già in corso da febbraio. Progetti, questi, che si protrarranno fino ad aprile, sotto la guida di Giorgio Barberio Corsetti e di Antonio Latella. Il primo dei due lavori, che parte dalla rilettura di alcuni testi di Pasolini, produrrà dal 17 al 19 marzo uno spettacolo itinerante aperto al pubblico. Ad aprile, invece, sarà la volta della messa in scena del Male Sacro di Massimo Binazzi, con ingresso gratuito alle prove il 27 e 28 del mese. Ma saranno attivate anche residenze per incentivare la produzione di nuove opere nell’ambito della performance e delle arti di genere. Tra le mostre in programma, invece, l’assessore fa riferimento alla rassegna Vita Dulcis, co-curata da Francesco Vezzoli e Stéphane Verger, per un confronto tra l’arte contemporanea, il cinema e la statuaria classica del Museo Nazionale Romano. La chiosa è nel segno dell’apertura al dialogo “con i firmatari dell’appello, per capire insieme quali interlocuzioni ed eventuali collaborazioni potranno essere possibili nel comune interesse della città di Roma e della sua vita culturale“.
Livia Montagnoli
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