Luigi Carboni, Victoria Stoian e Antonio Marchetti Lamera in mostra a Verona
Corpo, memoria e ombra ispirano le opere dei tre artisti in mostra alla galleria Studio la Città di Verona. In un intreccio indissolubile fra disegno e pittura
Hèléne de Franchis, anima della galleria Studio la Città di Verona, con le mostre dedicate a tre artisti, Luigi Carboni, Victoria Stoian e Antonio Marchetti Lamera, ha voluto concentrare la sua esposizione più sulla pittura e il disegno che sulle installazioni o sculture, come spesso è stato. La scelta è caduta su artisti che hanno già esposto in questi spazi e che ora sono presenti con altre opere facenti parte di nuovi cicli e quindi con percorsi espressivi inediti.
Claudio Cucco
LA MOSTRA DI LUIGI CARBONI
Luigi Carboni (Pesaro, 1957) è autore di un ciclo, intitolato Ridisegnare, composto da tredici grandi tele, allestite nell’ambiente più ampio della galleria. Questi lavori sono ripresi dalle elaborazioni tratte da schizzi realizzati nel 2019. Ma come si presentano allo sguardo queste nuove tele se non come vibrazioni “di code di lucertole”? Queste code/tele registrano la caoticità del reale, che condiziona tutta la nostra vita nervosa, soggetta a repentini mutamenti. Allora dagli sfondi delle tele, con colori decisi, emergono forme di corpi che ormai s’intravedono solo perché frutto di stratificazioni di segni neri che pulsano ininterrottamente, come se lottassero per delineare un corpo con le sue fattezze. Il carnet da cui Carboni trae questa miniera di idee è segreto, si possono solo immaginare la ricchezza e la costanza della registrazione quotidiana che l’artista ha compiuto e riversato nei suoi album. Una sorta di archetipo creativo fermato e ora ripreso con un intreccio infernale fra pittura e disegno, come uno shock visivo che rappresenta la realtà inquietante in cui è immersa la nostra esistenza contemporanea.
LA MOSTRA DI VICTORIA STOIAN
I lavori di Victoria Stoian (Chișinău, 1987) attingono dalle inquietudini personali dell’artista moldava e potrebbero essere considerati dei traumi, legati al suo Paese, connessi a drammi politici e sociali e a catastrofi naturali. Le macchie cromatiche che appaiono sulla tela rappresentano la sua memoria, senza preparazioni tecniche particolari. La mostra nasce dall’unione di due momenti espressivi: Codri Earthquake, opere realizzate nel 2015, e Nistru Confines, opere di un ciclo iniziato nel 2017. CodNis è l’incontro di questi due momenti creativi. Le opere del primo ciclo sono la registrazione cromatica di ogni secondo del sisma avvenuto in Moldavia nel 2011. L’effetto del sisma, vissuto dell’artista, è trasformato in opera e rende visibile una tragedia naturale. Il secondo ciclo, di quattro opere, consiste nella rielaborazione estetica della linea di separazione che divide la Moldavia dalla regione secessionista della Transnistria. La frontiera è il fiume Nistru, che l’artista riprende e registra sulla tela chilometro per chilometro. Quella di Stoian è un’estetica politica ed esistenziale che si rende visiva con una pittura aderente all’esperienza vissuta.
LA MOSTRA DI ANTONIO MARCHETTI LAMERA
L’ombra è sempre stata al centro del fare artistico di Antonio Marchetti Lamera (Bergamo, 1964) e qui sono presenti quattro lavori recenti. Cronos e Gea sono due polittici realizzati a matita su carta, e una grande opera circolare, mentre Elio e Trame d’ombra sono formati da nove disegni. Il tempo in queste opere rimanda al III sec. a.C., epoca in cui l’astronomo greco Aristarco di Samo concepì la teoria sull’eliocentrismo. La riflessione di Lamera sul libro scritto da Roberto Casati, La scoperta dell’ombra, è alla base dell’installazione composta da disegni che riproducono l’orologio solare e che funziona solo se la terra compie la sua rotazione e quindi produce l’ombra. Un’opera apparentemente complessa che nasconde un gioco e mette al centro l’ombra, resa visibile dal disegno.
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