Pablo Echaurren / Antonello Matarazzo – Bricol(age) d’Or
Bricol(age) d’Or, un’esposizione degli artisti Pablo Echaurren e Antonello Matarazzo, a cura di Bruno Di Marino.
Comunicato stampa
Sabato 11 marzo alle ore 18, presso la Sala Carroponte e nella Project Room, Sala Ronchini del CAOS – Centro Arti Opificio Siri, appuntamento con l’inaugurazione della mostra Bricol(age) d’Or, un’esposizione degli artisti Pablo Echaurren e Antonello Matarazzo, a cura di Bruno Di Marino.
Bricol(age) d’Or presenta opere oggettuali di Pablo Echaurren (Roma 1951) e installazioni video di Antonello Matarazzo (Avellino 1962), due artisti italiani molto diversi tra loro per formazione culturale e approccio estetico che, per la prima volta, espongono insieme.
Punto di partenza della mostra - curata da Bruno Di Marino (docente di Mass Media all’Accademia di Belle Arti di Roma) - è il film Pablo di Neanderthal, realizzato da Matarazzo con la collaborazione di Pablo Echaurren, presentato nel 2022 nella sezione Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia.
Pablo di Neanderthal è un documentario sperimentale che, prendendo spunto da alcuni recenti assemblage di
Echaurren, basati su due elementi - l’uomo di Neanderthal e Marcel Duchamp -, racconta solo in parte il percorso dell’artista romano sospeso tra arte, politica e paleoantropologia, ponendosi alcuni quesiti: cosa sarebbe successo se l’uomo di Neanderthal fosse prevalso sull’Homo Sapiens? Come si sarebbe evoluta la nostra specie? Che relazione c’è tra l’arte e l’evoluzionismo? E perché mai l’evoluzione si comporta come un bricoleur?
La mostra si articola in due spazi del CAOS: nella Project Room Ronchini sono esposte dieci scatole di Echaurren, alcune delle quali sono visibili nel film; a questi assemblage sono abbinati dieci collage, realizzati da Echaurren nel 2016 per una mostra veneziana dal titolo Duchamp magnétique e ispirati alla boîte verte dell’artista francese.
A confronto con le opere bi-tridimensionali di Echaurren, vi sono due brevi sequenze di Matarazzo
riproposte in loop (Dollhouse n. 1 e Dollhouse n. 2): una desunta dal film e rielaborata per
l’occasione, l’altra ad esso collegata ma già in origine pensata come installazione.
Assemblage, collage e videoinstallazioni, dunque, suggeriscono nello spazio bianco e luminoso della Project
Room Ronchini un percorso diurno e labirintico, un sogno ad occhi aperti - se vogliamo - in cui l’oggetto
miniaturizzato, il frammento ricombinato, il prelievo non autorizzato diventa ipertesto linguistico-
pirotecnico o, per usare un termine à la page, metaverso. Niente di più o di meno del paese
meraviglioso in cui precipita Alice nel romanzo di Carroll (espressamente citato da Echaurren in
una delle sue scatole). All’interno di questo micropercorso la cultura analogica e quella digitale
hanno pari dignità e le reminiscenze delle seicentesche wunderkammer, mescolate agli echi dei
ready-made, vengono ripensate all’interno di un racconto decostruito che ciascun visitatore/spettatore può ricomporre a piacimento.
Nella Sala Carroponte, al contrario, il buio totale ci immerge nella dimensione opposta: notturna,
ctonia, ancestrale, forse inconscia. Matarazzo presenta su quattro schermi lavori realizzati sia in forma monocanale che installativa. Anche in questo caso il discorso verte sul concetto di tempo, ma non su quello strettamente evoluzionistico sviluppato nelle opere dedicate alla fase neanderthaliana della Storia umana, bensì sul tempo - nel suo scorrere - della nostra esistenza.
Dei due termini di coll-age e assembl-age conserviamo unicamente la desinenza finale “age” che -
tanto nella lingua francese quanto in quella inglese - significa “età”.
In Doppio Karma e Pneuma il volto di un adolescente, sottoposto a rapida maturazione, viene associato allo scorrere dell’acqua, mentre la faccia rugosa di un uomo anziano, accostata alla dura e scura corteccia di un albero,
diventa mappa delle sofferenze sedimentate nel corso dei decenni, la trasformazione incessante della materia.
La gara che giochiamo da sempre con il tempo - incluso quello della nostra evoluzione - è una lenta
partita a scacchi: così la sequenza ricorrente di Pablo di Neanderthal in cui l’inquilina della casa di
bambola sfida il suo doppio animalesco (o, meglio l’antenato ominide), oltre a rimandare alla principale passione di Duchamp - e, in particolare, alla partita-performance tra l’artista e la scrittrice Eve Babitz -, allude anche a quell’altra tipologia di bricolage che il premio Nobel per la biologia François Jacob, nel suo Evoluzione e bricolage - testo ampiamente utilizzato nel film di Matarazzo - individua nel rapporto tra evoluzione e piacere sessuale. Il piacere è la molla (nonché la ricompensa) che spinge gli individui di sesso opposto a unirsi e riprodursi per la sopravvivenza della specie.
L’installazione monocanale Par hasard integra e introduce Karma e Pneuma. Tutte e tre, caratterizzate da sottrazione cromatica e da un tono fortemente contrastato, diventano elegia di un rapporto intimo e simmetrico con la (propria) natura, colta nel suo eterno consumarsi, nel suo doloroso sfiorire.
L’age d’or può simboleggiare in alcuni casi il periodo della giovinezza o, in altri, una mitica e utopica stagione terrena in cui uomini, dèi e animali convivono (o hanno convissuto o conviveranno) in armonia.
La mostra è accompagnata da un catalogo che, oltre all’introduzione critica del curatore e alle
schede e illustrazioni di tutte le opere in mostra, contiene una conversazione tra Di Marino, Echaurren e Matarazzo.
Il film Pablo di Neanderthal sarà visibile, per l’intera durata della mostra, nella sala cinema del
museo, a orari prestabiliti.
La mostra rimarrà visitabile dall’11 marzo all’ 11 giugno, dal giovedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Per informazioni rivolgersi a [email protected] o 0744 1031864, nei medesimi giorni e orari.
Il costo del biglietto intero è di 8 euro, mentre la tariffa ridotta riservata a insegnanti e studenti è di 5 euro.