Dipingere la musica sul soffitto. Victoria Stoian in mostra a Torino
Si ispira a uno dei motivi più celebri della musica dell’Est Europa l’intervento site specific di Victoria Stoian nella galleria Peola Simondi di Torino. Un viaggio tra epoche, fiumi e foreste disegnato sul soffitto
Quando sapienza pittorica e sostrato culturale si armonizzano, i risultati possono sposare perfettamente ambiti in apparenza lontani, permettendo ai confini di avvicinarsi e rendersi nitidi. Ne è un esempio l’opera di Victoria Stoian (Chișinău, 1987), che in una prorompente fioritura di forme astratte e colori tenui arricchisce gli spazi della galleria Peola Simondi a Torino per la mostra La Moldava, a cura di Francesca Comisso. La mappatura psicologica – una psicogeografia che trasforma ogni tappa in “patria” poiché riversamento di ricordi d’infanzia, preoccupazioni belliche, discorsi identitari, questioni ambientali drammatiche e prospettive di rinnovamento confortanti – tripudia nei paesaggi fluviali di Stoian: le sue tele sono abitate da stratificazioni, accumuli, pause e frammenti che sembrano fluttuare in una danza acquatica.
L’OPERA DI VICTORIA STOIAN A TORINO
In particolare, le punteggiature capitolano sontuosamente nel grande intervento pittorico site specific, realizzato direttamente sulla superficie muraria del soffitto della galleria con lo strenuo lavorio di due settimane: La Moldava, in omaggio alla omonima composizione del 1874 di Bedrich Smetana, il padre della musica ceca. Parte del ciclo dei poemi sinfonici riuniti con il significativo titolo Ma Vlast (La mia patria), La Moldava è uno dei più celebri motivi della musica est europea: la partitura, gettata in piena sul foglio a causa di un acufene incessante che tormentò il compositore per il resto della sua vita e che lo condusse infine alla follia, è dedicata al fiume che nasce da due fonti della foresta boema e che attraversa tutto il Paese fino a sfociare nell’Elba. E se, ammirando con sguardo in su le evoluzioni dipinte da Stoian, si ricordano le parole della prefazione alla prima edizione dello spartito di Smetana, ecco che un nuovo testo critico emerge tra le interpretazioni possibili:
“Due fonti sgorgano all’ombra della foresta boema, una calda e zampillante, l’altra fredda e tranquilla. Le loro acque scorrendo allegramente sul letto roccioso scintillano ai raggi del sole mattutino e, unendosi, formano il fiume Moldava, che attraversando le valli della Boemia diventa un ampio fiume. Scorre in mezzo a folti boschi, in cui si sentono sempre più vicini gli allegri rumori della caccia e i suoni dei corni dei cacciatori, e attraversa pascoli erbosi e pianure, dove si celebra una festa di nozze con canti e danze. Di notte le ninfe del bosco e dell’acqua appaiono nelle sue onde luccicanti, in cui molte fortezze si riflettono come testimoni della gloria passata dei cavalieri e della fama guerriera svanita di epoche trascorse. Alle rapide di San Giovanni il fiume si getta ondeggiando tra le cataratte e con i suoi flutti spumeggianti si apre una strada attraverso i passaggi tra le rocce, fino all’ampio letto in cui scorre verso Praga, accolto dall’antica e onorata rocca di Vyserhad, dopo di che si allontana svanendo allo sguardo del poeta“.
LA MOSTRA DI STOIAN DA PEOLA SIMONDI
La vista delle rive “magnifica e grandiosa”; lo scorrimento gestuale a tratti placido e piano e a tratti rapido e materico; i sommovimenti sismici e la natura ambivalente dei perimetri: le “stilizzazioni” di Stoian custodiscono, tra le velature, gli incontri con la grande tradizione e con il suo superamento, unendo discorso identitario a vissuto personale. Una prova sorprendente, riuscita grazie al dialogo con l’elegante spazio espositivo, che promette una lussureggiante primavera artistica.
Federica Maria Giallombardo
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