Morta Marirosa Toscani Ballo. Se ne va un pezzo di storia della fotografia

Un'artista rivoluzionaria, la cui pratica “ponderatissima ma freschissima” ha fatto scuola in un mondo di soli maschi. Prima con la Rotofoto, poi con lo studio Ballo e Ballo aperto con il marito

Marirosa Toscani Ballo (Milano, 25 marzo 1931 – Milano, 4 febbraio 2023) poteva metterci ore ad “apparecchiare” una fotografia.  Davvero. Poteva impiegarci ore ma, una volta realizzato lo scatto, questo risultava freschissimo. Così era anche il suo modo di pensare, ponderatissimo ma sempre freschissimo. Nata nel 1931 a Milano, è cresciuta, oltreché con l’esempio della mamma Dolores verso la disciplina della qualità, alla scuola del padre Fedele Toscani, primo fotoreporter del Corriere della Sera”, e lei stessa ha cresciuto a quella scuola suo fratello Oliviero, minore di 11 anni. Aveva ben presto, a causa dello stato di salute del padre, pressoché dovuto gestire Rotofoto, l’agenzia fotografica paterna, diventando una sorta di pioniera in un mondo, nemmeno a dirlo, di soli maschi. E così, catapultata da studente di liceo a fotoreporter, aveva seguito fotografando l’elezione di Miss Italia, il Campionato Mondiale di automobilismo e l’alluvione del Polesine. Un giorno mi ha raccontato: “Ero l’unica senza pantaloni e allora mettevo certi gonnelloni coloratissimi, e fotografavo”.

LO STUDIO BALLO E BALLO E LA RIVOLUZIONE DELLA FOTOGRAFIA DEL DESIGN

Con il marito Aldo Ballo (nato nel 1928 in Sicilia ma milanese d’adozione dall’adolescenza), conosciuto negli anni dell’Accademia di Brera, hanno dato vita nel 1953 allo studio fotografico Ballo e Ballo. Inventando un nuovo modo di fare foto, agli oggetti. Mettiamola così: prima di loro non esisteva la fotografia di design così come oggi la conosciamo. Non esisteva, su per giù, l’immagine del design, figuriamoci i derivati. Prima di loro, come ebbe a dire uno degli intervistati nella mitica mostra ballo+ballo al PAC di Milano nel 2000 – che Marirosa è riuscita a realizzare raccontando, grazie a più di 200 immagini, i tanti lavori realizzati a favore di oggetti, designer, architetti, aziende, riviste – “i mobilieri, per far foto a un tavolo, sopra ci mettevano un vasetto con dentro una piantina. Poi, sono arrivati i Ballo”.                          Con i loro still life hanno ideato un linguaggio visuale, rigoroso, luminoso, a tratti minimalista, senza tempo, in cui le idee e chi le aveva avute, gli oggetti ma anche chi, con mani sapienti, li aveva realizzati, le varie serie e chi, con visione imprenditoriale, la aveva rese possibili, stava tutto al centro. Tutti protagonisti. Difficile a spiegare eppure, se guardate le foto capirete al volo: l’ideatore, l’esecutore, l’imprenditore, nelle immagini dei Ballo sono tutti protagonisti e, davanti ai risultati, tutti erano contenti. Con Marirosa e Aldo quella stagione straordinaria che il design e Milano hanno vissuto ha avuto un’immagine precisa, tante immagini nuove in ritratti, ambienti, foto per le riviste, immagini per i cataloghi insieme a Sottsass, Magistretti, Zanuso, Aldo Rossi, Mendini, Munari e Gae Aulenti (anche compagni di scuola di Ballo), Enzo Mari, Sapper, Albini, De Lucchi e… potrei continuare.  Con i Ballo il Made in Italy, nel mondo del design, ha iniziato a essere visto nel mondo, perché la crescita in quegli anni fu straordinaria, incastro positivo di volontà imprenditoriale, spirito creativo, impegno, qualità. I committenti dello studio, pressoché tutti i grandi nomi: Olivetti, Cassina, Artemide, FontanaArte, B&B, Driade, Zanotta ma anche Barilla, Agip e La Rinascente.

LA BOTTEGA DEI BALLO A MILANO

E poi la “scuola” o meglio la “bottega”. Con i Ballo tanti giovani hanno potuto imparare a creare fotografie con rigore, senso, intelligenza, ritmo; tanti ragazzi hanno potuto condividere uno spirito di gruppo, di bottega appunto, che “in tanti di noi” – come mi ha ricordato Fabio Cirifino di Studio Azzurro – “abbiamo poi continuato cercare di replicare”. Perché lo studio di Marirosa e Aldo Ballo è stato anche e soprattutto questo, uno straordinario laboratorio in cui molti hanno imparato, grazie a un livello tecnico e di sperimentazione avanzato (il limbo sempre bianco, i bank luminosi solo due esempi), e da cui partire per proseguire nel mondo dell’immagine verso direzioni diverse e sempre di qualità. Oltre a Studio Azzurro, ecco alcuni dei “ragazzi”: Enzo Ghiringhelli, Pino Grossetti, Falchi e Salvador, Silvano Piccardi, Bitetto e Chimenti… E poi dal loro posto di via Calco si passava per incontrare, vedere, capire e, come mi ha detto Ferdinando Scianna, anni fa, “loro avevano tutti gli strumenti e li sapevano usare” e oltre a lui, Gabriele Basilico, Santi Caleca e certamente Oliviero Toscani che a Marirosa non ha mai smesso di riconoscere stima.

MARIROSA TOSCANI BALLO, GRANDISSIMA PERSONALITÀ DELLA CULTURA MILANESE

Marirosa è stata curiosa sempre, capace di passioni fermissime, attenta, testarda e generosa. Uno spirito libero, davvero, mica come si dice per dire. Aveva portato il suo progetto ballo+ballo prima a Milano e poi in giro per il mondo, ci aveva creduto caparbiamente e, ce l’aveva fatta. Dopo la mostra del PAC e al Vitra Design Museum nel 2011, il progetto è volato in Usa e poi in Brasile e l’invito era un aeroplanino di carta. Da qualche giorno, sono convinta che su quell’aeroplanino di carta, Marirosa è volata in cielo e ha raggiunto Aldo, di cui non smetteva di raccontare l’amore, di cui non smetteva di portare gli anelli sottili, uno per ogni anno insieme. Non si può essere tristi, solo contenti di averla conosciuta e averla avuta, per un po’, come maestra e sempre come esempio. E chi non l’ha conosciuta può essere contento di poterla magari, ora, andare a cercare cose sue, loro, dei Toscani Ballo. Fidatevi, sarà una scoperta freschissima.

Adelaide Corbetta

Ps: L’archivio ballo+ballo è stato donato da Marirosa, alcuni anni fa, al Castello Sforzesco di Milano e lì lo potete trovare (chiedendo al Civico Archivio Fotografico), a disposizione di chi lo vuole studiare, perché il Castello è un museo pubblico e questa è una cosa giusta e fantastica. Una cosa da Marirosa. Grazie.

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Adelaide Corbetta

Adelaide Corbetta

Da piccola voleva fare la fotografa, da grande utilizza la fotografia come uno dei linguaggi poi, ogni tanto, scrive oltre a disegnare se stessa e i suoi amici raccontando piccole e grandi storie con lo pseudonimo di DisegnAdi. Ha fondato…

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