Sol Calero – Casa Encontrada
Casa Encontrada, progetto studiato appositamente per gli spazi della galleria, ricorda un ritrovamento di rovine di un palazzo abbandonato.
Comunicato stampa
Mentre dal pavimento affiorano le tessere di un mosaico, una struttura che ricorda un’abitazione priva di stipiti e infissi invita gli ospiti a farsi avanti. Superata la soglia, gli imponenti interventi pittorici che ricoprono totalmente le pareti della galleria trasformano la seconda metà della prima sala in una loggia dimenticata. Delle colonne si raccordano alle sommità e, disegnando degli archi, diventano un elemento di accesso alla visione del mondo esterno, delle inquadrature naturali1.
I paesaggi che si scorgono tra le arcate non solo prendono vita e si modellano a partire dalla componente architettonica stessa, ma le forme geometriche – emblema dell’attività antropica – si mescolano e si sovrappongono a quelle organiche e mutevoli del creato attraverso trasparenze e velature. La nuova serie di dipinti di Sol Calero (Caracas, Venezuela, 1982) è un punto di rottura con la sua ricerca precedente: se in passato i soggetti erano più definiti e facevano indubbiamente riferimento alle sue origini, la nuova produzione è più dissimulata e si concentra sull’intreccio tra l’azione umana e quella naturale. Queste vedute incorniciate dalle volte si affacciano su dei mondi in cui la dicotomia natura-cultura sembra non esistere: l’azione umana non avviene in opposizione o in tutela della natura, ma all’interno di essa.
Natura e cultura sono veramente poli distinti? L’artista sceglie i luoghi dell’oblio – quelle zone ibride modificate significativamente dall’intervento umano, ma poi abbandonate per essere riassorbite dall’ambiente – come metafora e punto di partenza per iniziare a ricucire la linea di demarcazione netta di tale dicotomia, rivalutando così il significato di rovina e riflettendo sul significato di casa comune.
Sol Calero scava quindi sul fondo della galleria, quasi a renderla un sito archeologico. Ma il titolo, Casa encontrada (casa trovata), sembra suggerire più un incontro che una scoperta. E l’incontrare esprime nel migliore dei modi il senso di confronto egualitario tra due enti, due forze, che convergono e si soffermano volontariamente. L’intenzione di scoprire, al contrario, allude ad una modalità di agire che ha meno a che fare con lo scambio e la reciprocità: dei due enti che entrano in contatto solo uno è attivo, ed esercita una forza nei confronti dell’altro che invece viene oggettivizzato per essere compreso.
L’artista, che vive da anni in Europa, ma ha trascorso dall’infanzia all’adolescenza in Sudamerica, è cosciente del fatto che la narrazione dominante ha sempre descritto la relazione tra “Vecchio” e il “Nuovo Mondo” come una scoperta del primo nei confronti del secondo, e che l’atto di nominare – esattamente come in questo caso (Vecchio e Nuovo) – genera un’alterazione della realtà, uno sguardo particolare condizionato dalle differenze tra termini che prima non esistevano. Chi possiede il linguaggio possiede di riflesso il mondo espresso e implicato in questo linguaggio2.
Con Casa encontrada, Sol Calero ci invita ad un appuntamento con i resti e i frammenti di storie e luoghi che hanno cessato di esistere. E non con l’intento di cristallizzarli ed esporli nelle teche dei musei, ma per rivelare che le civiltà umane sono sempre state un laboratorio di sperimentazione sociale aperto, non una marcia lineare verso la modernità e le istituzioni del presente. Sovvertendo i pregiudizi tipicamente occidentali nei confronti dell’Alterità, la pratica dell’artista si serve delle potenzialità controegemoniche dell’arte per trasformare la galleria in uno spazio vivace e dinamico volto alla sperimentazione comunitaria delle strutture sociali, che in tal modo possono essere indagate e trasformate. Si tratta di un’estetica della turbolenza, la cui etica corrispondente non è data in anticipo3. È un processo infinito, e per questo spesso incompleto; è un invito al rifiuto di burocratizzare la mente, uno stimolo ad andare avanti e tornare indietro, rinunciando a priori all’idea di un movimento a senso unico; è uno zig zag in cui la molteplicità e la reversibilità delle opzioni antropologiche emerge gradualmente dalle tracce del passato, senza esaurirsi mai. L’estetica, dunque, è più di una filosofia o teoria dell’arte e del bello; è un modo di abitare lo spazio, una posizione particolare, un modo di guardare e trasformarsi4. E questa casa trovata sul fondo della galleria non è solo un rinvenimento fisico, ma lo è soprattutto in senso metaforico: tornare ad immaginare gli ambienti in cui gli esseri interagiscono tra loro come abitazioni condivise di cui prendersi cura.
Casa encontrada non offre sicuramente certezze assolute, ma senz’altro una serie di solidi inizi: definisce la capacità di immaginare atti estetici alternativi e di opposizione in risposta alle pratiche culturali correnti. Chi avrà la fortuna di attraversare i suoi spazi rivaluterà l’importanza dell’attitudine primordiale all’autodeterminazione del proprio ambiente e del recupero dell’istinto alla costruzione della propria casa e quindi della propria vita.
Testo di Francesco Scalas
Sol Calero (1982, Caracas, Venezuela). Vive e lavora a Berlino.
Tra le mostre personali recenti citiamo: Bergen Assembly, Norvegia (2022); 1646, L’Aia, Olanda (2022); Copenhagen Contemporary, Norvegia (2020); Villa Arson, Nizza, Francia (2020); Tate, Liverpool, Gran Bretagna (2019) e Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam, Olanda (2019). Mostre collettive recenti includono: Museum of Contemporary Art Kiasma, Helsinki, Finlandia (2022); Bergen Kunsthall, Norvegia (2021); Hamburger Kunsthalle, Amburgo, Germania (2020) e La Casa Encendida, Madrid, Spagna (2019). Calero è stata nominate per il Preis der Nationalgalerie nel 2017, che ha incluso una mostra presso l’Hamburger Bahnhof Museum a Berlino. Co-dirige un project space a Berlino con Christopher Kline chiamato Kinderhook & Caracas.