Quanto sono inclusivi i musei italiani?
Dopo la ricognizione globale sul tema musei e inclusività, entriamo nel merito della questione italiana analizzando le attività di cinque istituzioni culturali nostrane
Che si tratti di progetti one shot o nati da una visione più radicata, i musei italiani negli ultimi anni hanno mostrato e continuano a mostrare particolare sensibilità verso il tema dell’inclusione sociale, facendone spesso uno dei punti focali della propria missione. È in questo caso che i musei si fanno portavoce delle istanze e delle urgenze della società, proprio come istituzioni e associazioni specializzate e impegnate in questo ambito, realtà con le quali infatti i musei inclusivi si ritrovano spesso a collaborare. Per comprendere come prendono avvio queste dinamiche e che tipo di operazioni è possibile compiere, abbiamo chiesto a cinque musei italiani, differenti per collocazione geografica e tipologia, di raccontarci la loro esperienza, fatta di sinergie, di sguardo attento verso il territorio e soprattutto chi lo abita e lo attraversa. Ecco come hanno risposto alle nostre domande
1 – Quando e perché avete deciso di occuparvi di progetti che avessero un impatto inclusivo sul territorio in cui siete inseriti? In che modo questa particolare missione si sposa con la vostra visione di museo?
2 – Quali sono i progetti di cui vi siete e/o vi state occupando e a chi sono rivolti? Che tipo di collaborazioni (enti, associazioni, istituzioni…) avete attivato per realizzarli?
3 – Quali risultati avete raggiunto finora e che tipo di impatto ha avuto il vostro impegno sul tessuto sociale del territorio?
Desirée Maida
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #71
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MART – TRENTO E ROVERETO
Rispondono Carlo Tamanini e Ornella Dossi, area educazione e mediazione culturale
1 – La parola “inclusione” ci sembra contenere una certa ambiguità: è espressione di una visione aperta e accogliente ma ha un etimo che ha a che fare con l’idea di “chiudere dentro”. Il Mart nasce come istituzione che proprio nella relazione gioca il suo essere al mondo. Gli indirizzi del museo, fin dagli esordi, valorizzano il suo ruolo dialogante, punto di incontro di donne e uomini, comunità etniche, minoranze linguistiche, nella convinzione che, come ricorda Bertold Brecht, “Tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte: quella di vivere”.
2 – Sono numerosi e coinvolgono cooperative sociali, centri accoglienza profughi, hospice, servizi per anziani, centri psichiatrici e centri diurni Alzheimer… Con amministrazioni locali e scuole il Mart ha partecipato a un progetto pluriennale dedicato al tema della “comunità educante”, del tessuto di relazioni solidali costituito da coloro che vivono in un territorio, che ne hanno a cuore il destino e che riconoscono la responsabilità dell’abitarlo insieme. Il Mart, attraverso l’arte, ha aiutato a ripotenziare le capacità di sentire e di vivere l’impegno alla crescita educativa, culturale, ecologica e sociale, di tutte e tutti. Abbiamo cercato di individuare prospettive e pratiche generative per promuovere i valori del vivere insieme. L’arte è in grado di eliminare la competitività dalla mente e aiuta a diventare persone più creative e altruiste.
3 – Chi partecipa alle attività del museo testimonia che il Mart è stato vissuto come un luogo accogliente, ricco di umanità attraverso la quale hanno scoperto nuove sensibilità, hanno sperimentato che l’arte accoglie, incoraggia quando siamo stanchi, rigenera e solleva il morale quando siamo sotto tensione e conduce verso un mondo stimolante e ricco di speranza.
FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO – TORINO
Risponde Elena Stradiotto, responsabile progetti educativi
1 – Riconoscendo all’arte contemporanea la funzione di strumento culturale capace di offrire un ricco ventaglio di punti di vista sulle questioni del presente, viviamo le mostre come un potenziale “spazio pubblico”, un luogo aperto e adatto al dialogo e al confronto. Sin dall’apertura a Torino nel 2002, valorizziamo questa potenzialità attraverso la mediazione culturale d’arte. La nostra è la visione di un museo accessibile, responsabile, sempre in ricerca e partecipativo.
2 – Per fare un esempio di buona pratica condivido l’intensa esperienza fatta nella progettazione e attuazione del programma culturale VERSO, che ha coinvolto attivamente tra il 2020 e il 2022 artistə, cittadinə, curatorə, mediatorə e studentə. Le azioni sono consultabili al sito verso.fsrr.org.
3 – Attivare e mantenere un rapporto di reciprocità con micro comunità: la comunità studentesca, quella interculturale delle famiglie dei Poli ZeroSei, la comunità danzante di Vie di Uscita (progetto dedicato a persone con afasia), la comunità di mediatorə impegnatə nel costante lavoro di ricerca, la comunità di persone cieche dell’UIC ecc. Realizzare con loro strumenti di mediazione e autorappresentazione, frutto di pratiche partecipative. “L’arte non è uno specchio della società, ma un martello con cui plasmarla”, come suggerito dal collettivo Tools for Action, uno strumento per immaginarla collettivamente, per meglio rispondere ai bisogni, desideri e urgenze del mondo contemporaneo.
PALAZZO GRASSI – PUNTA DELLA DOGANA – VENEZIA
Risponde Mauro Baronchelli, direttore operativo
1 – Tra gli obiettivi di Palazzo Grassi – Punta della Dogana è la volontà di rendere i progetti espositivi e culturali accessibili a tutti i tipi di pubblico: è importante che i visitatori trovino strumenti di supporto e attività che li coinvolgano in modo critico e attivo, soprattutto tenendo in considerazione la vocazione al contemporaneo delle nostre attività. L’inclusione sociale è un lavoro lungo e di relazione, implica un forte impegno per raggiungere i potenziali fruitori nei loro luoghi di incontro o di vita, stabilendo una relazione umana prima che istituzionale. L’idea è che il museo, grazie alla bellezza dei suoi spazi e alla presenza stimolante delle opere d’arte, possa offrire nel confronto diretto con l’arte contemporanea occasioni di discussione su temi diversi e attuali, coinvolgendo ogni tipo di pubblico in uno scambio vitale e paritario: il visitatore è posto al centro del discorso con l’arte.
2 – Finora sono stati strutturati percorsi per adolescenti fragili allontanati dalle famiglie; persone con disabilità fisiche e/o cognitive (adolescenti e adulti); persone con problemi di tossicodipendenza; quarta età (over 80); persone con demenza; persone con background migratorio. Ciascuna di queste linee di lavoro pone lo staff dei Servizi Educativi del museo in collaborazione con gli operatori di realtà associative e/o sanitarie presenti sul territorio, dai Centri Diurni, come quello di Sant’Alvise, alle associazioni come Red Carpet for all, che si occupa di quarta età, alle Comunità educative per minori, come il Centro Pompeati, o quelle terapeutiche come Villa Renata. In particolare, Altri Sguardi è un laboratorio di mediazione museale, rivolto a persone con background migratorio, individuate attraverso una open call. Sono state sviluppate finora tre edizioni di Altri Sguardi, che si sono arricchite e riconfigurate ogni volta a seconda dei feedback e delle necessità dei partecipanti; per questo progetto, lo staff dei Servizi Educativi coinvolge come tutor i partecipanti dell’edizione precedente, in modo da avere un punto di vista realistico e una progettazione realmente partecipata. È allo studio la prossima edizione, che prevede, rispetto alle precedenti, una campagna di scouting presso le associazioni territoriali, per coinvolgere maggiormente i possibili destinatari.
3 – Stiamo pazientemente consolidando le relazioni con le associazioni e le istituzioni – come ad esempio l’Agenzia per la Coesione Sociale del Comune di Venezia – con cui continuiamo a progettare, realizzare e sviluppare progetti che coinvolgono il loro pubblico.
MUSEO MADRE – NAPOLI
Risponde Angela Tecce, presidente della Fondazione
1 – Il Madre, in accordo con la propria vocazione di istituzione pubblica e contemporanea, propone un’offerta ampia che non si limita ai progetti espositivi, ma include anche eventi e progetti votati al coinvolgimento di pubblici differenti, in continuo ampliamento.
2 – Il museo della Regione Campania rivolge particolare attenzione al territorio e alle sue maglie più deboli, attivando una serie di relazioni con realtà di differente natura e con expertise specifiche. Tra le iniziative già in corso e quelle di prossima attivazione, si annovera la collaborazione con la Cooperativa Sociale Il Tulipano per il percorso Il Madre: the Museum for one and all, ideato e realizzato dal 2020 nell’ambito dei percorsi di didattica inclusiva e laboratori per l’accessibilità e la fruizione dei Musei e dei Luoghi della cultura Per e Con persone con autismo. È recente la firma del Protocollo d’Intesa con l’ASL Napoli 1 Centro per la realizzazione del progetto Cultura e Salute Mentale, mentre procede la collaborazione con Next-Land, il progetto biennale di didattica innovativa per l’insegnamento agli studenti delle scuole secondarie di primo grado i concetti base delle materie scientifiche attraverso l’arte; in Campania il percorso è stato strutturato coinvolgendo in particolare istituti scolastici delle periferie di Napoli.
3 – Le azioni attivate dalla Fondazione e dalle associazioni con cui collabora hanno sempre avuto una buona risposta dagli utenti, divenendo occasioni di avvicinamento al museo, che entra così a far parte delle loro vite nel quotidiano.
ECOMUSEO MARE MEMORIA VIVA – PALERMO
Risponde Cristina Alga, curatrice e co-founder
1 – Noi nasciamo con una missione di trasformazione sociale a base culturale, l’apertura di un museo comunitario in un luogo stigmatizzato e abbandonato come la costa sud-est di Palermo è stata ed è una grande occasione di operare politiche di lunga durata. La nostra visione sul ruolo dei musei oggi è radicale: il museo deve fare i conti con la sua storia elitaria e coloniale e diventare al contrario un luogo di apprendimento permanente accessibile e di socializzazione intergenerazionale. Noi ancora di più come ecomuseo che si occupa di memoria e di paesaggio, come museo collettivo che abilita riflessioni e presa in cura del territorio.
2 – Sono tanti ma ne cito due: il lavoro quotidiano tutti i pomeriggi con ragazzi/e di prima media per l’accompagnamento allo studio, i laboratori creativi, le escursioni culturali urbane ed extra-urbane. Un campus invernale che dura per tutto l’anno scolastico trasformandosi nel campus estivo settimanale che lo scorso anno ha visto la partecipazione di 150 bambini/e tra i 2 e gli 11 anni. Dal lavoro con i bambin* e l’aggancio delle famiglie è nato niDO lo spazio (e tempo) delle donne, quest’anno con 40 iscritte di diverse età residenti nel quartiere e che due mattine a settimana partecipano a laboratori di creazione (sta per partire quello di narrazione e ricamo), danza e pilates, visite ai siti culturali della città.
3 – Abbiamo dati di monitoraggio relativi a singoli progetti avviati che testimoniano per esempio il miglioramento delle competenze di base dei bambini, abbiamo il termometro delle relazioni dirette con famiglie del quartiere che possiamo dire di avere visto crescere, abbiamo numeri di partecipanti in crescita e più di tutto il benessere dei bambini e delle donne che vengono al museo. La presenza di un presidio culturale ed educativo in un territorio privo di servizi di aggregazione e con un territorio molto inquinato e degradato è stata importante in questi anni, pensiamo anche per il valore simbolico che abbiamo creato riuscendo ad “avvicinare” geograficamente un po’ la nostra periferia al limitrofo centro storico della città.
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