Mostra del Cinema di Venezia. È tempo di polemiche
Le abbiamo lette nelle scorse ore, le polemiche sulle scelte operate dalla giuria della Mostra lagunare. Con il trionfo di Kim Ki-duk e i malumori degli italiani. Di molti italiani, non di tutti, in specie per il torto che avrebbe patito il film di Bellocchio. A fare la voce grossa, ad esempio, Francesco Giro. Che col cinema chi sa cosa c’entra…
Ancora non si placano le polemiche che accompagnano Bella Addormentata di Marco Bellocchio fin dai tempi della sua realizzazione. Se i primi attacchi nascevano pretestuosamente additando il film come “la storia di Eluana Englaro” (e quindi, per osmosi, a favore dell’eutanasia), l’attenzione sembra essersi ora spostata sulla mancata attribuzione di riconoscimenti alla Mostra del Cinema di Venezia appena conclusa.
Come la prima, anche questa discussione nasce da presupposti sbagliati. Sono state premiate opere di indiscutibile valore, e ciò non toglie che Bellocchio avrebbe potuto rientrare nella rosa dei vincitori alla stregua di altri. La giuria ha fatto le sue scelte, ma il rimpianto resta. E resta perché Bella Addormentata è un film bello e non, come si è letto in questi giorni, perché nessun premio è andato a un italiano: non è assolutamente questo il punto. Anzi, c’è semmai da stupirsi che un altro italiano, l’imbarazzante Un giorno speciale di Francesca Comencini, sia stato addirittura considerato degno di stare in concorso. Qui vogliamo giudicare l’opera di Bellocchio da un punto strettamente filmico e senza entrare in alcuna logica di campanilismo.
Bella Addormentata è una fiaba contemporanea capace di dipingere la realtà, trasfigurandola. Al suo interno, la triste vicenda di Eluana funge da semplice scenario sul quale si dipanano diverse storie, trasmettendo il senso unico dell’opera e abbracciando una pluralità di sguardi. Senza giudicare o innalzare bandiere, assistiamo ai dubbi che assillano un senatore (Toni Servillo nel ruolo di Uliano Beffardi) che deve scegliere se votare o meno una legge che va contro la sua coscienza, la figlia Maria (Alba Rohrwacher), attivista del movimento per la vita, che si innamora di Roberto (Michele Riondino), laico, che manifesta sul lato opposto della barricata. C’è anche una grande attrice (Divina Madre interpretata da Isabel Huppert) ritiratasi dalle scene per dedicarsi completamente alle cure della figlia, da anni in coma irreversibile, e una tossicodipendente (Maya Sansa) alla ricerca di un modo per sfuggire alla vita. C’è posto per tutti i punti di vista, vicende umane accolte sempre con imparziale lucidità. Totalmente assente ogni traccia di manicheismo, i personaggi evolvono attraverso un personale percorso di maturazione che approda a esiti anche opposti o contraddittori rispetto alle loro convinzioni iniziali.
Film evidentemente necessario nella produzione di Bellocchio, Bella addormentata, come nella maggior parte dei suoi lavori precedenti sin dai tempi de I pugni in tasca, si fa portatore di un messaggio “politico” attraverso la posizione critica assunta nei confronti della triade Chiesa-Stato-Famiglia. E il vero messaggio che arriva forte come un grido, urgente e liberatorio, si chiama libertà. Libertà di scegliere, sempre e comunque, e con il sacrosanto diritto di essere ascoltati.
Ha ragione il regista quando, in questi giorni, si difende dalle assurde critiche di provincialismo che gli vengono mosse, mentre ribadisce l’universalità dei temi affrontati nel suo film: amore, morte, vita, libertà, senso di colpa. Non sono forse questi argomenti che ci riguardano tutti? Alla fine del film, ci coglie di sorpresa un risveglio alla vita… E purtroppo, invece, l’Italia dorme ancora.
Beatrice Fiorentino
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