Luigi Manciocco – Dal lato dell’immaginario
La mostra “Dal lato dell’immaginario contemporaneo” è un viaggio di riflessione dove non sono previsti sconti, né scorciatoie.
Comunicato stampa
Nella fluidità incerta del contemporaneo, nella fragilità della realtà umana oggi più che mai instabile e distratta, il luogo perfetto da cui partire è il tempo dell’immaginario contemporaneo. “Dal lato dell’immaginario” è il titolo e il punto di partenza della mostra personale di Luigi Manciocco a cura di Alessandra Santin, ospitata nei prestigiosi spazi espositivi del Palazzo Contarini del Bovolo (Sale del Tintoretto) a Venezia dal 1° aprile al 30 giugno 2023. L’inaugurazione sarà sabato 1° aprile alle ore 11.30 ad ingresso gratuito su prenotazione.
Luigi Manciocco, artista concettuale e antropologo, dà ascolto alle voci del tempo: l’arte visiva è la pausa necessaria, uno strumento interpretativo che inciampa e osserva, legge dove si fa fatica a mettere a fuoco. La mostra “Dal lato dell’immaginario contemporaneo” è un viaggio di riflessione dove non sono previsti sconti, né scorciatoie. Si snoda secondo un percorso fortemente intensivo, una sorta di “spazio rituale mistico” diviso in tre sezioni che alla fine sfocia in un’emersione di speranza e rinascita, dal benefico effetto estetico e contemporaneamente emotivo.
La mostra è organizzata dalla Fondazione Giovanni Santin Onlus e da Theke con il patrocinio della Città di Roma e con il supporto di Ipav, Fondazione Venezia, Gioielli Nascosti Venezia, Città di Venezia, Comune di Colleferro e Città di Porcia. E con il contributo di: Banca BCC Roma, Elide Aps, DForm Srl, Agv Metallica, Bidon 1938, Sattec DBS Gomma, Archivio storico Tono Zancanaro, Famalian, Sorsi e Percorsi e Arte Poli.
Un primitivo urbano
Luigi Manciocco viene spesso definito un “primitivo urbano”: affonda la sua ricerca nella cultura popolare più alta, nei risvolti visivi delle agiografie, nelle parole incarnate dei testi arcaici tramandati oralmente e scritti in epoche successive. «La dimensione visiva della ricerca di Luigi Manciocco – spiega la curatrice Alessandra Santin - nel farsi pratica poetica ed espressione esistenziale, spazia dal finito luminoso dell’oggi al mistero dell’in-finito. Ad occhi socchiusi l’artista insegue api d’oro, sorvola nascite e sconfina oltre la vita. Gli dèi gioiscono. Gli uomini anche, almeno per un poco, il tempo perfetto dell’immaginario contemporaneo. Il luogo da cui partire».
Il percorso della mostra parte da un rituale della Roma arcaica: i “Suggrundaria”. Una scultura composta da grondaie in acciaio e bambole in alluminio che ricorda un tempo lontano in cui quando moriva un bambino che aveva meno di quaranta giorni, veniva sepolto nell’abitazione della famiglia, all’interno della gronda, sotto il tetto. Una dolorosissima riflessione che si specchia nella nostra società, la società dei bambini non nati.
Alla religiosità popolare si ispirano i lavori dedicati a Santa Rita da Cascia, la santa delle cause impossibili la cui storia ha affascinato Manciocco. Le opere richiamano dei momenti particolari dell’agiografia della santa: “Sciame” è un disco in corian nero da cui si liberano sciami di api dorate, con rimando alla protezione della sua culla. Mentre l’installazione “Santa”, formata da un disco in corian bianco da cui sgorga lentamente una goccia rossa di sangue, rievoca la ferita sulla fronte della Santa, sempre viva, causata dalla spina della corona di Cristo.
Con l’opera “Lacrima” Manciocco ci accompagna ancora una volta lontano nel tempo quando il pianto per un lutto era, soprattutto nella cultura mediterranea, rituale e consolatorio. «Il pianto di più persone – precisa l’artista – serviva a lenire la sofferenza. Una sorta di condivisione del dolore». La lentezza del tempo che la frenetica società di oggi non ha più. Manciocco rallenta il tempo in un’installazione composta da un video e da una piccola scultura realizzata con il ghiaccio: una lacrima che lentamente si scioglie. «Rispetto alle ultime esperienze della mia ricerca artistica e antropologica – spiega Manciocco – “Lacrima”, nella sua asciuttezza formale scende ancora più in profondità, è ancora più effimera, perché asciugandosi diviene assenza e ritorna nell’atmosfera, quindi emblematizza il sentimento del vuoto».
Luigi Manciocco, biografia
Artista visivo e concettuale, antropologo, docente di Cattedra di Progettazione Scultura e Decorazione Plastica presso il Liceo Artistico Statale “G. De Chirico” di Roma.
Nel corso della sua attività artistica ha incontrato i maggiori esponenti della cultura italiana e non solo: Carlo Levi e Pier Paolo Pasolini, Cesare Zavattini, Valerio Zurlini, Leonardo Sciascia, Diego Valeri, il poeta andaluso Rafael Alberti che gli dedica la poesia dal titolo “Al pintor de la palabra y el signo”. Durante la Presidenza di Linuccia Saba entra a far parte della Fondazione “Carlo Levi” di Roma, ricoprendo l’incarico delle Pubbliche Relazioni. Cura il riordino di tutta l’opera pittorica e dell’archivio fotografico di Carlo Levi. Antropologia e installazione concettuale costituiscono i due punti cardinali della ricerca di Manciocco, con una particolare attenzione rivolta al tema del culto dell’antenato.