Paul Thorel – Portrait amorphe d’un infidèle
Mostra personale.
Comunicato stampa
Paul Thorel
“Anche l’attenzione a ciò che è immateriale fa comprendere come Thorel viva il rapporto con la memoria artistica del secolo in funzione dell’attuale. Se le immagini di Maurice Tabard, di Raoul Ubac, di Roger Party e, naturalmente, di Man Ray hanno spostato l’orizzonte della fotografia oltre il visibile, puntando l’obiettivo direttamente nella mente dell’uomo, il passo successivo non poteva che consistere nel rappresentare l’irrapresentabile: il suono per esempio. Una fotografia del 1992 s’intitola “Ta voix etrange trouble l’horizon de ma raison” e rappresenta una texture incerta ma definita, che crea una forma “recipiente”, quasi fosse il dettaglio di un orecchio. C’è anche casualità in tutto questo, ma noi sappiamo da Mallarmé che non basterà un colpo di dadi per abolire il caso (hasard). È interessante piuttosto come Thorel abbia intuito il legame tra l’immateriale, richiamato nel titolo (la tua voce), e la matericità dell’opera d’arte. Immagini ipnagogiche e ricerca analitica convogliano il significato di ciò che non ha significante nella sfera della sinestesia. L’irrapresentabile pretende la congestione dei sensi, l’indefinibilità della fonte percettiva. Egli è infatti molto attento, nel rigore assoluto del bianco e nero, a realizzare fotografie che possiedano valori tattili. È un artista che ha sicuramente vissuto gli anni Venti a Parigi, ma che conosce l’informel con cui l’arte si è risvegliata nel dopoguerra. In generale Paul Thorel conosce l’arte contemporanea così bene da non lasciarsene troppo influenzare. Molti fotografi si sono perduti nel tentativo di rifare il verso all’astrattismo, allo stesso informale o alla citazione dotta dell’arte pittorica. Sono rimasti dei pessimi fotografi e non sono diventati degli artisti. Bisogna sempre tradire i propri maestri per dirgli grazie davvero. Non a caso la classicità splendida, purissima delle foto di Thorel passa attraverso la traduzione/tradimento dell’immagine attraverso l’elaborazione al computer. Razionalità e casualità ritornano in questo metodo nella limpidezza di un progetto di modernità che si rinnova, fornendo la trama di apparizioni instabili e affascinanti, di forme che nascono dalla materia, di enigmi così leggeri da pesare sulle nostre palpebre. L’uso della tecnologia elettronica non diventa una via senza uscita. È uno strumento della mente e del caso, non necessita per ora di nessuna rappresentazione. Niente di spettacolare, quindi, i fuochi pirotecnici è meglio lasciarli alle feste paesane. Ho scritto troppi anni fa: “L’occhio esiste allo stato selvaggio. Le meraviglie della terra a trenta metri d’altezza, le meraviglie del mare a trenta metri di profondità hanno come solo testimone l’occhio selvaggio che per i colori si riallaccia sempre all’arcobaleno. Esso presiede a quello scambio convenzionale di segnali richiesto, a quanto pare, dalla navigazione dello spirito” ¹. E così lo spirito delle avanguardie, che oggi sono diventate storia, vive benissimo ed è libero di andare dove vuole. E se la fotografia è arrivata a questi risultati con artisti come Paul Thorel, vuol dire che noi surrealisti non ci siamo divertiti invano.”
Valerio Dehò
¹) Andrè Breton da “il surrealismo e la pittura”.