Il nuovo album di Max Casacci, fondatore dei Subsonica
I suoni delle città diventano protagonisti dell’album “Urban Groovescapes” di Max Casacci, che invita a ripensare l’ambiente urbano
Cogliere la bellezza di un rumore nella routine cittadina e convertirla in musica da ballare. È in sintesi il nuovo album Urban Groovescapes di Max Casacci (Torino, 1963), che, diversamente dal precedente Earthphonia – realizzato con suoni della natura per sottolinearne la fragilità –, invita a ripensare le nostre città.
“Siamo schiacciati da un’immagine della realtà urbana che, anche e soprattutto nelle arti, è rimasta ferma al secolo scorso”, ci spiega il fondatore dei Subsonica qui in veste solista. “Alienazione, degrado, monocromia esistenziale, estetica della desolazione e altre forme figlie di un autocompiacimento che da sempre sfiora le stesse corde, soprattutto presso artisti della mia generazione”. Come uscirne? “Nel mondo si stanno progettando e sperimentando modelli evoluti che rispondono efficacemente a molte questioni, come la crisi climatica, il problema della produzione di energia, il lavoro sostenibile, l’incisività sociale, il coinvolgimento delle nuove generazioni. Tutte pratiche che nascono in contesti stimolanti di immaginazione collettiva. Ecco, immaginare di trasformare la quotidianità dello spazio urbano in un momento di danza, può essere un primo esercizio”.
IL DISCO URBAN GROOVESCAPES DI MAX CASACCI
Un manifesto politico in forma di disco, fatto senza strumenti musicali: 10 tracce dove lo spazio urbano è la tavolozza dalla quale attingere i suoni-colori che vanno a comporre un quadro sonoro in continuo divenire. “Ho intenzione di sperimentare gli effetti collaterali della ‘smaterializzazione’ della musica”, continua Casacci: “‘Urban Groovescapes’ nei suoi iniziali 10 brani è stato stampato in vinile a edizione limitata, ma in tutti i contesti di streaming potrà rimanere ‘aperto’ a continue implementazioni di brani realizzati con suoni e rumori di città. Dopo la pubblicazione di un primo brano ‘Ghost rail’ che ha ampliato la tracklist iniziale, l’idea è di coinvolgere e stimolare anche gli ascoltatori in una propria ricerca sonora”.
Il video che lo accompagna, realizzato da Riccardo Akasha Franco-Loiri dello studio multimediale High Files, sfrutta l’Intelligenza Artificiale, come anche l’artwork dell’album, tra i primi in Italia con questo tipo di tecnologia che “replica il processo di campionamento acustico delle tracce del disco”, spiega l’artista Marino Capitanio, autore della copertina, “riarrangiando frammenti e colori del codice urbano per creare un nuovo linguaggio visivo”. Il tutto in perfetta sintonia con il processo creativo del musicista.
Claudia Giraud
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #70
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