Marisa Merz e Shilpa Gupta in mostra al MAXXI L’Aquila
Due mondi, due storie e due generazioni in dialogo. Un’artista è morta nel 2019, un’altra è nata nel 1976 ed è in piena attività. Ma a Palazzo Ardinghelli il connubio appare riuscito. E profondamente attuale
La nuova stagione espositiva del MAXXI L’Aquila si è aperta con la doppia mostra personale Marisa Merz Shilpa Gupta visibileinvisibile. Il titolo s’ispira al saggio filosofico incompiuto di Maurice Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile, uscito postumo nel 1964. Lo scritto indaga la complessa relazione che lega ciò che è tangibile a ciò che non lo è, partendo dalla sfera filosofica per poi approdare in quella delle arti visive. Ed è proprio su questo labile confine che nasce il progetto espositivo, realizzato grazie alla collaborazione di Fondazione Merz e il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti.
PARLA IL DIRETTORE DEL MAXXI L’AQUILA BARTOLOMEO PIETROMARCHI
“Le opere si intrecciano, dialogano e si scontrano in questo meraviglioso percorso”, commenta il direttore del MAXXI L’Aquila, Bartolomeo Pietromarchi. “L’armonia del progetto è il risultato di questo esperimento; e c’è l’idea di una dimensione del ‘visibile’ e dell’‘invisibile’ legata a una serie di tematiche che le due artiste affrontano, come ad esempio quello del confine. Per Marisa Merz il confine è intimo e domestico, per Shilpa Gupta il concetto si amplia passando in una sfera politico-sociale, collettiva, e con una riflessione sui temi del potere. Credo che sia davvero un dialogo molto riuscito, soprattutto partendo da una serie di opere e di riflessioni che Merz fa verso la fine degli Anni Sessanta e che risultano attuali ancora oggi. E oggi un’artista come Gupta può permettersi di avere una visione a 360 gradi”.
MERZ E GUPTA AL MAXXI L’AQUILA
Le sale del palazzo storico abruzzese sono abitate da installazioni, sculture e disegni. Nonostante la distanza che separa le due artiste, il dialogo instaurato è aperto e sincero. Ampio spazio viene dato alla rappresentante dell’Arte Povera, Marisa Merz (Torino, 1926-2019), con pezzi che restituiscono l’intimità del gesto artistico, lontano da mode e tendenze dell’epoca. I grandi disegni guidano il pubblico a volgere lo sguardo verso l’io interiore, mentre le opere in fili di rame intrecciato si fanno linee di demarcazione in cui si inserisce perfettamente Shilpa Gupta (Mumbai, 1976). Installazioni, sculture e proiezioni interagiscono con il pubblico che attivamente risponde, diventando parte integrante dell’opera. “La cosa più importante della mostra è che sei in grado di vedere ma, soprattutto, hai modo di ‘vedere’ quello che senti”, ci spiega l’artista indiana. “Questa è una mostra che ti apre all’idea di arte e ai due binari su cui essa si muove”. La relazione tra le due artiste attiva riflessioni che superano ogni tipo di confine, coinvolgendo lo spettatore e la sua sensibilità verso temi socio-politici del tutto attuali.
Valentina Muzi
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