Perché l’intelligenza artificiale non riesce a riprodurre le dita delle mani?
Si ricorre sempre più di frequente ad immagini create con intelligenza artificiale, con risultati davvero sorprendenti. Non sempre però: la macchina sembra andare in tilt quando le viene richiesto di riprodurre le dita delle mani. Ecco spiegato il perché
Ormai l’utilizzo dell’intelligenza artificiale si sta diffondendo in ogni ambito, confondendo spesso il pubblico tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Ne sono la prova le numerose immagini presenti sul web, che spesso inducono in errore e creano vere e proprie fake news. Ma c’è un bug grazie al quale ancora (forse per poco) è possibile “smascherare” l’AI. Si tratta dell’incapacità di riprodurre in maniera corretta e veritiera le dita umane.
L’AI HA UN PROBLEMA CON LE DITA DELLE MANI
In questo video pubblicato da Vox si indagano i motivi che sottendono questa incapacità da parte dei maggiori AI Art Generator di riprodurre correttamente il numero e il posizionamento delle dita. Il conduttore Phil Edwards ha chiesto il parere di alcuni esperti, dapprima ponendo alcuni quesiti ad un artista proprio sul come si disegnano mani e dita. La risposta, abbastanza elementare, è stata che tutto comincia dall’osservazione e dalla comprensione del loro funzionamento. Proprio quest’ultimo aspetto sembra mancare all’intelligenza artificiale, che immagazzina immagini, senza tuttavia comprendere utilizzo e funzionamento delle cose.
MOTIVI E POSSIBILI SOLUZIONI DEL PROBLEMA
In estrema sintesi, interpellando anche uno studente di robotica e un insegnante di arte generativa dal 2018, si è giunti a individuare tre principali motivi per cui sussiste il problema della riproduzione delle dita. Il primo è la carenza di esempi e la scarsa qualità di immagini che circolano in rete e dalle quali l’AI ottiene informazioni su mani e dita. Il secondo grosso aspetto, già citato in precedenza, riguarda il modo in cui le dita si muovono, si oppongono fra loro e, in generale, funzionano. Il terzo ed ultimo dettaglio, attiene il basso margine di errore e la mancanza di pregiudizio da parte dell’intelligenza artificiale, che non le fa notare l’immagine sbagliata. La soluzione, in parte trovata dal nuovo Chat gpt 5.0, potrebbe essere quella di “allenare” la macchina a riconoscere le immagini errate, richiedendo feedback agli utenti e aumentando il database a sua disposizione. Vedremo nell’imminente futuro cosa accadrà.
Roberta Pisa
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati