Inner Spaces, il festival di musica elettronica diretto da un prete
Conto alla rovescia per gli ultimi due concerti della rassegna musicale ospitata dall’Auditorium San Fedele di Milano, diretta da Padre Antonio Pileggi. Ne abbiamo parlato con lui
Proseguirà fino al 15 maggio 2023 la rassegna di concerti Inner Spaces all’Auditorium San Fedele di Milano, avviata lo scorso febbraio: cinque appuntamenti di rilievo che danno spazio alla musica elettronica, strumentale e alla combinazione delle due.
I CONCERTI DI INNER SPACES
Il 20 febbraio è andato in scena Loscil, big della musica ambient con uno spettacolo audio-video basato sulla sua ultima uscita per Kranky Records. Prima di lui Lukas Lauermann, giovane compositore austriaco che ha unito effetti elettronici al suono elegante del violoncello per un risultato intimista. Il 13 marzo sono stati eseguiti cinque famosi brani del compositore Arvo Pärt per violino e pianoforte, contrapposti all’esplosione di ambient sperimentale di Abul Mogard, per un’ora passata in penombra. Il 27 marzo si è svolta una rappresentazione musicale della Via Crucis con musiche di Bach e Liszt, interpretate da un ensemble di musica antica, insieme al suono della chitarra elettrica di Francesco Zago. Gli appuntamenti in programma sono ancora due: il 17 aprile, con Alessandro La Ciacera alla console di un organo virtuale per proporre alcune opere del compositore Olivier Messiaen, seguito da Kali Malone con un live elettroacustico in ottofonia. L’ultimo concerto sarà il 15 maggio con Thomas Ankersmit, impegnato in una ricerca sui fenomeni acustici come gli infrasuoni e le emissioni otoacustiche fisiologiche, e Felicia Atkinson, che mescola tastiere elettroniche, pianoforte, mezzi digitali, voce, poesia, sussurri e rumori atmosferici.
LA STORIA DI INNER SPACES
Inner Spaces è una proposta unica in Italia per la sua concentrazione sulla ricerca attorno al suono, dove l’ascolto diventa esperienza. Questo è reso possibile anche grazie all’impianto audio Acusmonium Sator, formato da 54 altoparlanti sparsi in tutta la sala, diversificati per gamma di frequenza. Un sistema che offre il massimo grado di spazializzazione del suono, descritto come “un’orchestra di altoparlanti”. La rassegna Inner Spaces nasce nel 2012 e alla sua direzione c’è il prete gesuita Padre Antonio Pileggi, classe 1966, musicista a sua volta. Pileggi ha studiato pianoforte nei conservatori di Reggio Calabria, Lione e Parigi. Interessato agli sviluppi della musica elettronica fin dagli Anni Ottanta, ha lavorato come compositore dal 1986 al 1998 e ha organizzato festival e concerti dal 1990 in Francia e America Latina. Gli abbiamo chiesto di approfondire dettagli e protagonisti del festival milanese.
INTERVISTA A PADRE ANTONIO PILEGGI
Com’è nata la rassegna Inner Spaces?
La rassegna Inner Spaces è nata constatando come a Milano mancasse un luogo capace di proporre le espressioni più vive della musica elettronica sperimentale, integrando grandi opere musicali del passato con le ultime tendenze, all’interno di un contesto adeguato sotto l’aspetto dell’ascolto immersivo.
Qual è il processo alla base della raffinata selezione degli artisti?
Sono sempre in ascolto di molte proposte che arrivano da collaboratori, etichette discografiche, agenti, festival internazionali del settore e piattaforme digitali. La scelta degli artisti richiede molta attenzione, perché ogni progetto deve essere di valore e coerente con la tematica della stagione, calibrando i giusti abbinamenti per ogni serata.
La musica elettronica rappresenta lo stile musicale contemporaneo per eccellenza?
La musica elettronica costituisce solo una parte della produzione musicale, in quanto molti artisti usano la voce e gli strumenti acustici, come Hania Rani, Nils Frahm, Víkingur Ólafsson, Cory Henry e il duo Domi & JD Beck, solo alcuni tra quelli in grado di creare un mondo sonoro di grande impatto attraverso un ventaglio di linguaggi diversi.
Inner Spaces quest’anno ha come sottotitolo Echi di speranza.
Andrej Tarkovskij ha conosciuto l’esilio, ma i suoi film riflettono una lirica speranza contro ogni disperazione, e Inner Spaces vuole essere un po’ questo. La musica è in primo luogo relazione: incontrare i musicisti, conoscerli, scoprire prospettive artistiche comuni e condividere desideri di progetti futuri.
Elena Gasparri
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