L’Art Week quest’anno è passata piuttosto inosservata sia sui media cittadini, sia nelle abitudini e nelle routine della città. Come mai? Eppure la fiera ha la sua autorevolezza, come dicevamo. Mostre deboli nei musei?
Il livello in realtà è alto. Non altissimo attenzione, ma alto. E le gallerie? Anche loro hanno offerto programmazioni di buona qualità, sebbene siano indietreggiate su organizzazioni comuni e iniziative serali di richiamo (niente “gallery night”, ad esempio). E allora cosa è successo? E allora
perché c’è la settimana dell’arte e tutti parlano, pensano e sono concentrati sulla settimana del design? C’è una kermesse gigantesca che incombe ed è difficile starle a fianco, ecco cosa è successo. Il Salone del Mobile si sta riprendendo con gli interessi tutto quello che aveva lasciato sul campo negli anni della pandemia. L’edizione 2023 presenta una imponente lista di mostre, eventi, serate, cene, allestimenti, feste, nottate: un affastellamento di
roba che non ha eguali a livello planetario. Non c’entra più nulla il design, c’è tutto: moda e automotive, industria del lusso e arredamento, grafica, comunicazione, pubblicità, orologi, format commerciali, sostenibilità vera e presunta e tanto tanto food. Chiunque faccia un mestiere creativo deve avere in un modo o nell’altro la sua presenza a Milano in quella settimana. Chiunque. E quindi una settimana non basta. Ne consegue che la Milano Design Week ha ormai bisogno – per non impazzire di isteria e non far esplodere la città – di due settimane dove spalmare tutti gli eventi, le aziende, gli sponsor, le persone: in attesa che si passi ufficialmente dalla Design Week alle
Design Weeks le cose procedono a livello ufficioso e a farne le spese è l’Art Week, che viene letteralmente mangiata.
Perché ce ne accorgiamo oggi? Semplice: perché erano ben 4 anni – dal 2019 – che questa circostanza non si verificava. Quest’anno l’adiacenza delle due settimane è tornata ed ha manifestato tutta la sua insensatezza. Con forze in campo abissalmente diverse, con una battaglia impari e con un effetto cannibalizzazione evidente sotto ogni punto di vista: dalle feste alle cene, dalle disponibilità delle location agli alloggi. Tutto drogato e artefatto dalla ingombrante presenza dello smisurato evento globale che ufficialmente dovrebbe iniziare lunedì prossimo ma che in realtà ha debordato con giorni e giorni d’anticipo. Ci sono persone che non sono riuscite ad essere presenti alla settimana di miart perché ormai anche questi giorni subiscono l’impatto immobiliare del design e i prezzi di hotel e camere (quando disponibili) sono inquietanti. Ci sono altre persone che proprio per affittare a prezzi da capogiro la propria casa hanno deciso di lasciare la città: cose che si facevano solo durante il Salone, ora invece si fanno anche la settimana prima. Ci sono poi fette di cittadinanza che, consapevoli di dover affrontare autentici tour de force la prossima settimana, hanno un attimo tirato il fiato in questa. E i trasporti? Anche nella settimana dell’arte c’è l’effetto-design e così treni e aeroplani per raggiungere Milano raggiungono tariffe inaccettabili. Per non dire dell’altro scandaloso problema della città: i taxi. Il tutto contribuisce a una atmosfera non ideale per l’Art Week che ricava da questa coabitazione disagi invece di benefici.
Insomma, posizionare l’Art Week giusto una settimana prima della Design Week era stata un’idea volta al trascinamento vicendevole e al mutuo vantaggio. Era il 2017. Oggi il mondo è cambiato e la cosa non funziona più, si tratta di guardare in faccia alla realtà e di cambiare la programmazione delle settimane, scansione temporale dei temi su cui Milano ha così tanto puntato. Ma se punti su una ritmata schedulazione delle Week devi essere anche pronto a fare correzioni quando occorrono: e allora riportare la settimana dell’arte a marzo (magari sovrapponendo miart a MIA, come avvenne già nel 2015) e ufficializzare le due settimane del design potrebbe essere una soluzione proficua e una dimostrazione di saper prendere di petto problemi e anomalie. Per un’ecologia dei tempi della città e dei settori industriali e creativi che la rendono quello che è.
Massimiliano Tonelli