Gestire una galleria d’arte in Ucraina. Intervista alla direttrice della NU ART Gallery di Kiev
Continua la nostra serie di approfondimenti sul sistema dell’arte a Kiev, con interviste a direttori di musei e di gallerie d’arte che ci raccontano le difficoltà della guerra e le loro prospettive future
Nonostante le difficoltà causate dalla guerra in corso, al fianco di musei e fondazioni anche le gallerie private continuano a Kiev la loro attività. Ievgeniia Bilousova, fondatrice e direttrice di NU ART, ci parla del progetto e delle prospettive di una galleria commerciale che lavora in equilibrio fra l’arte del passato e quella del futuro.
Come e perché è nata la galleria?
I processi culturali degli anni ’90 si sono evoluti in un mercato dell’arte stabile che si è sviluppato in modo dinamico. Fu in questo periodo che iniziarono a formarsi le prime grandi collezioni private. Nei primi anni 2000, poi, in Ucraina si è rapidamente sviluppata la scena delle gallerie, perché con la crescita del mercato dell’arte le questioni e la necessità di competenza professionale sono diventate più rilevanti. Nel 2008, a Kiev, è stata fondata NU ART Gallery; si tratta di un’istituzione legata all’arte moderna nata a partire dalla collezione del collezionista e filantropo ucraino Mykola Bilousov comprendente oltre 10.000 opere d’arte, tra cui dipinti, grafica, sculture, icone, arte decorativa e applicata e oggetti per interni. La missione principale della galleria è il ripensamento del patrimonio culturale ucraino e delle attività educative in questo settore. A questo proposito, nella galleria si tengono regolarmente mostre, visite guidate e altri eventi.
Appunto: NU ART organizza una vasta gamma di mostre. Quali sono i focus? Quali periodi della storia dell’arte vengono affrontati?
Le nostre attività espositive si concentrano principalmente sull’arte ucraina moderna e contemporanea, coprendo il periodo dalla fine del XIX secolo ai giorni nostri. Abbiamo organizzato un gran numero di personali dedicate a maestri eccezionali che hanno gettato le basi dell’arte ucraina. Ma anche mostre tematiche dedicate a vari generi, stili e scuole d’arte regionali. Nella nostra programmazione non dimentichiamo nemmeno i maestri contemporanei, esponendo la loro opera e svolgendo attività educative per farla conoscere in maniera adeguata. Inoltre, scopriamo nuovi talenti ucraini: la galleria ha organizzato diverse personali di artisti sotto i 25 anni.
Che tipo di pubblico visita le mostre?
L’Ucraina è un grande Paese e la stragrande maggioranza degli intenditori conosce solo l’arte della propria regione, e da parte nostra miriamo a rappresentare tutte quelle che compongono la nostra realtà geografica. In particolare, collaboriamo con collezionisti di Leopoli, Odessa, Kharkiv, Rivne e altre città ucraine, fino al 2014 abbiamo collaborato attivamente anche con collezionisti della Crimea, ma in seguito all’annessione della penisola alla Russia siamo stati costretti a sospendere la collaborazione a causa di difficoltà nello spostare le opere d’arte oltre confine. Prima dell’inizio dell’invasione su vasta scala, la stragrande maggioranza dei visitatori delle mostre dedicate all’arte classica aveva più di 35 anni, mentre le mostre di arte contemporanea attraevano un pubblico fra i 18 e i 35 anni. Ora la tendenza sta cambiando e il pubblico in generale sta diventando più giovane.
Come giudica, in generale, l’interesse per l’arte in Ucraina?
Un numero significativo di gallerie e sedi espositivi a Kiev ha ripreso le proprie attività, il che parrebbe indicare una domanda di arte da parte del pubblico, una situazione simile ad altre città non coinvolte dalla guerra. Negli ultimi sei mesi abbiamo assistito a un costante aumento dell’interesse per l’arte classica ucraina. Sempre più persone si interessano ed esplorano la nostra cultura. È particolarmente bello che i giovani siano attivamente coinvolti in questo processo. C’è un interesse per l’arte in Ucraina e sta crescendo, ma non si può dire che questo porti ad un aumento delle vendite; è un interesse è di natura più illuminante ed è associato alla tendenza all’autoidentificazione degli ucraini con la cultura e l’arte nazionali.
Come descriverebbe il mercato dell’arte ucraino?
Dall’inizio dell’invasione su vasta scala in Ucraina, c’è stato un declino critico nel mercato dell’arte. Le priorità della società sono cambiate e, al dicembre 2022, le nostre vendite erano state pochissime. Dopo l’inizio dell’invasione nel 2014, quando siamo stati chiusi ai visitatori per sei mesi, avevamo deciso di costituire una riserva finanziaria di sicurezza che ha aiutato la nostra galleria a superare il 2022. In generale, abbiamo ancora un calo significativo della liquidità nel mercato dell’arte nel suo insieme, che difficilmente si riprenderà prima della fine della guerra e continuerà anche dopo, almeno per qualche tempo.
Come riesce a mantenere l’attività, in questo momento molto buio per l’Ucraina?
Dopo l’invasione, non ho lasciato l’Ucraina, anche se ho un figlio di due anni e ho ricevuto offerte per trasferirmi all’estero. Il desiderio di restare e tornare il prima possibile alla vita normale era fortissimo. Siamo stati la prima galleria di Kiev a riprendere l’attività nell’aprile 2022. All’inizio lavoravamo solo il sabato e i visitatori dovevano raggiungerci attraverso i cortili, perché ci troviamo vicino al quartiere governativo e davanti al nostro ingresso principale c’era un posto di blocco. Ricordare quei giorni mi fa sentire felice che fossimo a disposizione del pubblico. Ad aprile e maggio molte donne sono venute da noi e la stragrande maggioranza di loro, entrando in galleria, si è commossa per aver avuto l’opportunità di partecipare a un evento artistico. Adesso la vita culturale a Kiev è in fase di ripristino, si tengono molte mostre, molti eventi hanno natura di raccolta fondi per l’esercito e per sostenere le famiglie colpite dalla guerra. Tutti i musei hanno rimosso le loro collezioni e le hanno conservate nei magazzini, quindi le loro sale sono adesso a disposizione anche degli artisti contemporanei.
Secondo lei, cosa potrebbe fare il mondo della cultura per contribuire a ristabilire la pace?
Mi è difficile dire cosa può fare la cultura per ristabilire la pace, ma so per certo che, come dimostra l’esperienza mondiale, la cultura giocherà un ruolo importantissimo nel processo di ricostruzione dopo la fine della guerra nei territori dove hanno avuto luogo le ostilità. Il ritorno alla vita normale è un processo estremamente difficile, ma più velocemente accade, più velocemente si placheranno le tensioni e le contrapposizioni fra le persone. I progetti culturali contribuiscono allo sviluppo delle capacità intellettuali; aiutano a crescere una generazione che vedrà il suo futuro non nella distruzione della propria specie, ma in altri valori. Grazie alla creatività, le persone possono esprimersi, superare sentimenti di vendetta o stress e sviluppare una visione più positiva del mondo. L’arte unisce gli ucraini, per molti diventa un efficace metodo di psicoterapia e un’opportunità per dialogare con persone di tutto il mondo. Inoltre, attraverso il loro lavoro, gli artisti parlano della guerra e della forza del popolo ucraino.
Niccolò Lucarelli
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