In mostra a New York l’afro-futurismo di Wangechi Mutu
Artista fra le più brillanti della sua generazione, Wangechi Mutu porta in mostra al New Museum la sua profonda riflessione sulle dinamiche post coloniali
Nella hall e nei tre livelli superiori, perfino nella Sky Room al settimo piano. Oltre a una nuova commissione per il vetro della facciata. Il New Museum di New York presenta così la più grande mostra mai costruita intorno al lavoro di Wangechi Mutu (Nairobi, 1972): 115 opere tra pittura, collage, disegno, scultura, video e installazioni prodotte in venticinque anni di carriera.
Stando ai curatori, Wangechi Mutu: Intertwined “traccia le connessioni fra i recenti sviluppi nella pratica scultorea di Mutu e la sua decennale esplorazione delle eredità di colonialismo, globalizzazione e tradizioni culturali africane e diasporiche”. Fosse solo questo, non sarebbe niente di straordinario: New York in questo momento pullula di mostre ispirate dal recente revisionismo anticolonialista. Ne citiamo solo alcune: al MET c’è Juan de Pareja, Afro-Hispanic Painter, al Brooklyn Museum è in arrivo Africa Fashion e al Whitney Jaune Quick-to-See Smith: Memory Map, e l’elenco potrebbe proseguire. Per chi conosce a fondo la recente evoluzione della cultura liberal negli States e magari ha pure letto il libro di Laura Raicovich. Lo sciopero della cultura, è facile comprendere il perché.
Wangechi Mutu: Intertwined in ogni caso è molto più di una mostra “riparatrice”: probabilmente è una delle mostre più importanti di questo 2023. A partire dalle prime opere su carta arriva a dispiegare quelle più recenti, realizzate con materiali provenienti da Nairobi come legno e terra, o fuse in bronzo negli USA. Mutu, che sembra a suo agio con ogni tipo di media (nella mostra anche sette video di cui è regista e protagonista insieme), infatti vive principalmente a Nairobi, ma dal 2015 ha uno studio a Brooklyn. Al secondo e al terzo piano del New Museum la mostra esplicita le connessioni all’interno della pratica dell’artista, basata prima di ogni altra cosa sul rapporto tra collage e scultura. Al quarto piano sono esposti i lavori recenti, per lo più di grandi dimensioni.
L’ARTE DI WANGECHI MUTU
Il riconoscimento internazionale Mutu lo ha ottenuto alla fine degli Anni Novanta, proprio con i suoi collage che esplorano camuffamento e trasformazione. Ha poi esteso questi sentimenti al suo lavoro su vari media, sviluppando complessi incontri di corpi che offrono modelli ispirati all’afro-futurismo e alle simbiosi interspecie.
Quelle di Mutu sono creature ibride, nelle quali si fondono umani e animali (o piante), alieni e terrestri, femminile e maschile in esseri assertivi, dove a prevalere è comunque sempre la loro femminilità. Il termine “intertwined”, da cui prende il nome la mostra, si ritrova anche nel titolo di un collage ad acquerello del 2003, nel quale due giovani donne poco vestite hanno teste di cani selvatici africani. Per quanto fantastici possano essere questi personaggi, hanno comunque solidità: Mutu li “disegna” come appartenenti a un mondo che non prevede divisioni tra razze, generi e specie. Per fare questo utilizza materiali di ogni genere: terra rossa (mescolata con polpa di carta e colla), legno degli alberi kenioti, bronzo, perline di metallo lucido, conchiglie o frammenti di ossa, tessuti: per alcuni dei suoi collage ha ritagliato figure da National Geographic, riviste di moda o porno.
LA MOSTRA DI WANGECHI MUTU A NEW YORK
Come detto, è al quarto piano che sono raccolte le opere più recenti. Sei collage complessi composti sopra fotografie di natura a loro volta densamente dipinte con motivi floreali, che suggeriscono l’dea della giungla. Al centro talvolta è incastonata un’immagine o il viso dell’artista. Ci sono poi i bronzi: due enormi cesti occupati, l’uno, dalle spire di un serpente gigante, l’altro da matasse di capelli, alcune tinte di rosso, quasi sanguinanti. Di grande impatto il Coccodrillo (2020) e la sua cavallerizza fusi nella medesima pelle modellata con squame architetturali costruite come profonde scanalature. Ma più iconica di ogni altra è forse The Seated I, una figura femminile in bronzo la cui forma è avvolta orizzontalmente in spesse spire. Questo ingegnoso trattamento si traduce in un indumento potente che onora la tecnica universale della bobina dei vasi di argilla costruiti a mano. Con questa mostra al New Museum Mutu si rivela essere una delle migliori artiste della sua generazione.
Aldo Premoli
New York // fino al 4 giugno 2023
Wangechi Mutu: Intertwined
NEW MUSEUM
235 Bowery
https://www.newmuseum.org/
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