Futurismo, Vorticismo e Liberty in mostra a Milano
Che cosa accomuna Milano e Londra, Futurismo e Vorticismo? Lo rivelano le sgargianti e inedite stampe della nuova collezione di Liberty, in mostra presso due importanti sedi in città
In occasione dei suoi centocinquant’anni, la storica maison di tessuti e carte da parati Liberty, fondata a Londra nel 1875, ha lanciato una sfida: tessere di nuovo la trama dinamica delle avanguardie novecentesche, riportando sulle stoffe di un’inedita collezione (FuturLiberty, appunto) i tratti del Futurismo e del Vorticismo. La risposta di Milano è una mostra in due sedi – il Museo del Novecento e Palazzo Morando – che rievoca i due movimenti artistici, mettendoli in dialogo con le storiche stampe londinesi.
LIBERTY: LA MAISON LONDINESE DIVENUTA “STILE”
Al di fuori della cerchia di clienti abituali (tra cui si conta anche Oscar Wilde), pochi identificano con “Liberty” qualcosa di diverso dal canonico stile. Eppure, tutto comincia da lì. Lo stesso nome che si associa all’Art Nouveau, conosciuta in Italia come “Stile Liberty”, deriva dai motivi decorativi dei Grandi Magazzini Liberty, negozio ancora affacciato al numero 218 di Regent Street (Londra). A fine Ottocento, quando ormai l’industria aveva preso il posto dell’artigianato, Arthur Liberty decise di collaborare con il movimento Arts and Crafts (noto per l’avversione alla produzione in serie). L’obiettivo era riportare in auge il bello artigianale, inaugurando una produzione di materiali destinati a moda e arredo, completamente realizzati a mano. Fu così che le creazioni dei suoi Magazzini, dai tipici motivi floreali e geometrici, deliziosamente raffinati, divennero celebri a livello internazionale, Italia compresa.
FUTURISMO E VORTICISMO: DUE MOVIMENTI, UN SOLO DINAMISMO
Se il Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti e il Vorticismo di Wyndham Lewis non parlano la stessa lingua, hanno però in comune l’origine: esaltare il dinamismo e la forza del movimento. Il primo nato in Italia, con celebri artisti tra cui Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, il secondo in Inghilterra, come riflesso più tardivo. Entrambi occuparono la scena artistica per pochi anni; abbastanza, tuttavia, per produrre opere la cui energia è ancora oggi percepibile. Luce, colore, moto e velocità: questi i tratti che si mescolano alle pennellate. Tutto sembra risolversi in un attimo; eppure, nella simultaneità raffigurata, si nasconde una riflessione sulla realtà ben più strutturata.
LA MOSTRA FUTURLIBERTY A MILANO
Le otto sale del Museo del Novecento, curate da Ester Coen e dallo stilista Federico Forquet (firma della collezione FuturLiberty), insieme alla casa editrice Electa, approfondiscono le vicende dei pittori futuristi, accostandoli alla risposta britannica del Vorticismo. L’arte visiva, spesso elevata al di sopra delle arti applicate, mette da parte la sua presunta esclusività: ne deriva un tessuto di rimandi tra i dipinti avanguardisti e le stampe della casa londinese.
Dopo un’introduzione al Liberty (da leggere in entrambi i sensi: come movimento artistico e maison londinese) e ai vortici floreali di William Morris, ciascuna sezione tratta un tema legato ai due movimenti. Si comincia con la tagliente luce elettrica dei lampioni de Le Officine a Porta Romana di Boccioni, per finire con la veduta del Porto Vecchio del vorticista Nevinson, scomposta in un agglomerato di casupole dal sapore cubista. Nel mezzo, si snodano le vicende che caratterizzarono l’arte e la realtà europea, dalla Belle Époque agli Anni Venti, guerra compresa.
La narrazione espositiva è accompagnata da un filo, non rosso, ma dai pattern colorati e sempre diversi. Sono i motivi (inediti e d’archivio) che si diramano dal nome Liberty, acquisendo la firma dei loro maggiori stilisti: William Morris, Bernard Nevill e il contemporaneo Federico Forquet.
Gli intrecci vegetali catturano l’occhio del visitatore, invitandolo a seguire i rami in boccio fino alla fine. Una fine che richiede una breve passeggiata per raggiungere Palazzo Morando, a pochi passi da Piazza Duomo, dove la mostra si conclude con disegni, arazzi, stoffe, abiti e arredi, provenienti dagli archivi della casa londinese.
Emma Sedini
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