Art Brussels 2023. Vendite e commenti dalla fiera e dalla città
In conclusione il 23 aprile Art Brussels. Abbiamo visitato la città e chiesto ai galleristi come sono andate le vendite alla 39ma edizione dell'importante fiera belga per l'arte contemporanea
Si avvia alla conclusione domenica 23 aprile la 39ma edizione di Art Brussels, la fiera belga per l’arte contemporanea. Fondata nel 1968, la rassegna è di certo una delle migliori in Europa, capace di attirare ogni anno ad aprile oltre 25mila visitatori. E quest’anno ha trovato nuova sede nelle architetture anni Trenta del Brussels Expo, che svettavano al di sopra dei booth e, logisticamente, tornavano comode anche per i collezionisti fiamminghi da Anversa e da Gent, molto attesi dai galleristi. “Art Brussels 2023 si è caratterizzata per lo spostamento al Brussels Expo. Gallerie, collezionisti e appassionati sono stati tutti entusiasti della sede incredibile, con le sue grandi altezze e le spaziose navate”, ci ha raccontato Nele Verhaeren, la direttrice di Art Brussels. “Il primo giorno di opening gli espositori si sono dichiarati già contenti per le vendite realizzate e gli incontri con collezionisti da tutta Europa. Mentre resta una costante la competenza e la curiosità di quelli belgi”.
ART BRUSSELS 2023. BRUXELLES E IL SISTEMA DELL’ARTE CONTEMPORANEA
Intanto era al debutto quest’anno anche ANTICA Brussels Fine Art Fair, negli spazi storici di Tour & Taxis, a lungo casa di Art Brussels. Dedicata all’arte antica e moderna e a una miriade di oggetti da collezione, la fiera deve ancora farsi le ossa, ma gli appuntamenti collaterali non possono che portare beneficio al sistema cittadino. Che già di certo poteva contare su alcune buone mostre, e sulle attività delle tante e ottime gallerie, da Xavier Hufkens a Mendes Wood, da Almine Rech a Dépendance, con gli eccezionali disegni di Ed Atkins (1982), e Sorry We Are Closed, con le invenzioni pittoriche strepitose di Kristof Santy (1987). Oltre che sul palinsesto delle numerose fondazioni private attive in città. Come la Fondation Thalie di Nathalie Guiot, collezione e istituzione per l’arte che dal 2018 organizza mostre ed eventi in una residenza anni Venti e che nei giorni di Art Brussels ha inaugurato una personale di Eva Jospin con i suoi grandi lavori scolpiti nel cartone. O la celebre Boghossian Foundation, che negli ambienti straordinari di Villa Empain, indagava le relazioni umane e la famiglia con i video e le installazioni di Family Matters. Insieme a una rassegna sterminata di quasi 200 gioielli d’artista, Ornamentum, sulle creazioni di Picasso, Koons, Dalì e molti altri dalla collezione di Diane Venet.
ART BRUSSELS 2023. LA FIERA DI BRUXELLES PER L’ARTE CONTEMPORANEA
Tornando invece nei corridoi del Brussels Expo, oltre 150 erano le gallerie partecipanti e più di 10 in arrivo dall’Italia, nelle sezioni Prime, Discovery, Rediscovery e i focus monografici di Solo, con diversi espositori condivisi anche con miart, chiusa pochi giorni fa.
Già alle prime battute della fiera diverse erano le opere che risultavano vendute. Anche se a detta di molti galleristi si è carburato con un po’ di lentezza e timidezza in più rispetto ad anni passati. Dopo qualche ora dall’apertura gli espositori hanno iniziato a essere indaffarati, i collezionisti chiedevano informazioni e le opere si movimentavano, per mostrarne retro e dettaglio. Gli espositori italiani sono arrivati saldi e a fuoco con le loro proposte di stand, in molti casi con raddoppi di spazio anche nella sezione monografica. La qualità delle opere in fiera, a uno sguardo generale, appariva buona, ma, anche qui come già a Milano, senza grandi picchi. Le opere erano grandi, a volte molto grandi. E gli stand assegnati andavano loro dietro con ampi spazi da attraversare. Accanto a tantissima pittura si trovava scultura anche, e molta ceramica, così come qualche bell’affondo di innovazioni su tecniche tradizionali, dall’intarsio di pietre naturali all’arazzo.
LE VENDITE DI ART BRUSSELS 2023
Xavier Hufkens di Bruxelles, che in città ospitava i disegni recenti di Roni Horn, una personale di Danh Vō e la prima mostra monografica di Milton Avery (1885-1965) in galleria e in Belgio, arrivava in fiera con le opere di Lynda Benglis, Louise Bourgeois, Tracey Emin, Michel François, Antony Gormley, Giorgio Griffa, Evan Holloway, Thomas Houseago, Wyatt Kahn, Robert Mapplethorpe, Natsuyuki Nakanishi, Alice Neel, Giuseppe Penone e Sterling Ruby. E un focus monografico su Nathanaëlle Herbelin, artista nata nel 1989 in Israele da papà francese e madre israeliana, che ha registrato un prevedibile sold out già al primo giorno con prezzi tra i 10.000-40.000 euro. Intimi e delicati, i suoi dipinti restituiscono persone e momenti della vita di tutti i giorni, attraverso la lente del multiculturalismo. E si distinguevano nel marasma, piuttosto comune ultimamente, di tanta pittura, più o meno volontariamente, urlata e grossier.
“Partecipare ad Art Brussels è più che essere solo a una fiera. È un’esperienza immersiva in una communità viva di artisti, curatori, collezionisti e appassionati”, ci ha detto Hufkens al quale abbiamo chiesto un commento su questi giorni di fiera. “Per noi è stata anche la grande opportunità di introdurre il lavoro di Nathanaëlle Herbelin a un pubblico ricettivo e curioso. Il successo della sua presentazione monografica è stata la conferma dell’attenzione per le nuove scoperte e ha dimostrato le potenzialità di questa fiera nell’aiutare gli artisti a raggiungere nuovi pubblici”.
Tornava in fiera con una doppia presenza anche la galleria bolognese P420, con uno stand nella sezione Prime e uno per i Solo che accoglieva il lavoro di Rodrigo Hernández, che ha in corso una mostra al Paakt di Amsterdam ed una installazione site-specific per la facciata del Kestner Gesellschaft di Hannover. La galleria ha trovato la fiera di qualità, con un pubblico curioso, anche se il ritmo di contatti e vendite non era sostenuto come ci si aspetterebbe al primo giorno: “Il giorno dell’opening abbiamo realizzato alcune vendite, tra cui opere di Irma Blank e Rodrigo Hernández, ma riscontriamo un ritmo più lento nei giorni seguenti rispetto ad altre fiere a cui abbiamo partecipato recentemente”.
I GALLERISTI ITALIANI DI RITORNO AD ART BRUSSELS 2023
Tornava a Bruxelles per la seconda volta Dep Art Gallery. In stand lavori di Carlos Cruz-Diez, Alberto Biasi, Wolfram Ullrich e Ludwig Wilding e il focus monografico dedicato a Regine Schumann. “Già l’edizione dell’anno scorso (con un solo show dedicato a Turi Simeti) ci ha fatto comprendere la caratura della manifestazione. Al punto da investire in due progetti distinti”, ci ha raccontato Antonio Addamiano. “I clienti sono stati diversi, tutti molto interessati e interessanti: non a caso si sono concluse alcune vendite, e ci sono pervenute diverse opzioni per le opere di Biasi e Cruz-Diez. Del resto, è nostra ferma convinzione che questo sia il mercato migliore per la proposta della Dep Art Gallery”.
È un veterano della fiera belga Thomas Brambilla, alla dodicesima partecipazione. Fiera“in linea con le edizioni passate. Siamo molto contenti della nuova location, sia da un punto di vista logistico che degli spazi espositivi”, commentava il gallerista con noi il primo giorno di Art Brussels. “Abbiamo incontrato nuovi collezionisti e rivisto i nostri collezionisti abituali che conosciamo già da tempo”. In stand sia artisti più noti come Lynda Benglis, Jack Pierson e Maggi Hambling (di cui è stata venduta un’opera del 2021, Self Portrait, per 20.000 euro), Wim Delvoye e John Giorno, sia i più giovani Andrea Kvas, Erik Saglia e Matteo Callegari.
LE “RISCOPERTE” DELLE GALLERIE ITALIANE DI ART BRUXELLES 2023
Dalla folta compagine italiana e nella sezione Rediscovery della fiera, la galleria Il Ponte di Firenze era al debutto ad Art Brussels, dove il focus netto è stato sui primi lavori di Mauro Staccioli, di cui Bruxelles e i suoi dintorni ospitano già quattro sculture monumentali. Pubblico numeroso il primo giorno e interessato, per la galleria toscana: “A differenza delle fiere italiane i visitatori sono un po’ più diffidenti e meno inclini alle chiacchiere, ma non meno attenti e interessati, ma è la nostra prima partecipazione alla fiera, perciò è già un successo stringere nuovi legami con collezionisti internazionali”. Stessa sezione e prima partecipazione anche per Christian Akrivos di 10 A.M. ART, che torna a Milano con l’idea di una fiera “molto bella, ben organizzata”. E sottolinea l’internazionalità dei collezionisti incontrati giovedì e venerdì, tedeschi, svizzeri, austriaci, francesi, mentre altri ne attendeva nel weekend dal Lussemburgo. Nelle prime ore almeno due opere di Lucia Di Luciano degli Anni ’60 erano state già vendute a un collezionista di Ginevra (prezzi intorno ai 13.000 euro). A cui si sono poi aggiunte altre tre acquisizioni (prezzi intorno ai 4.600 euro) dell’istituzione belga Galila’s P.O.C., mentre al venerdì dovevano consolidarsi ulteriori sviluppi di trattative aperte, in particolare con un museo della città.
GALLERIE ITALIANE DI RICERCA NELLA SEZIONE DISCOVERY AD ART BRUSSELS 2023
Primo anno di partecipazione per Clima Gallery, che al suo debutto divideva lo stand nella sezione Discovery con la galleria di Varsavia Piktogram e le sculture di Nils Alix-Tabeling.“Abbiamo deciso di presentare la ‘Dyneema Serie’ di Nicola Martini. Il primo giorno di opening è stato molto intenso e in fiera si è sicuramente vista una forte presenza di collezionisti. Qualcuno era già noto, ma abbiamo potuto stabilire nuovi dialoghi con altri che non conoscevamo. Anche la presenza istituzionale non è mancata. E molti sono stati i collezionisti italiani venuti a visitare la fiera”, ci ha raccontato la galleria milanese.“Dopo il forte afflusso del primo giorno, come di prassi in ogni fiera, il ritmo è rallentato, lasciando spazio a conversazioni più lunghe e permanenza maggiore in stand”.
Si è sdoppiata su due fronti la galleria di Eduardo Secci, in fiera negli stessi giorni a Dallas e a Bruxelles, sempre nella sezione Discovery. “La fiera ha da sempre una solida base di collezionisti locali a cui dedicare un approccio attento e che duri nel tempo”, ha commentato con noi Sara Cirillo, direttrice della galleria.“Tuttavia quest’anno abbiamo deciso di partecipare all’interno della sezione per gli artisti emergenti, che ha attirato in particolare giovani collezionisti”. L’intero stand era dedicato ai dipinti onirici di Daria Dmytrenko (1993, Dnipro, Ucraina), i cui prezzi vanno dai 1.500 euro dei piccoli formati ai 20.000 delle tele più grandi. Ai primi giorni di fiera una di queste ultime era già venduta, ma c’era molto interesse concreto anche per altre. Dalla milanese RIBOT, al debutto a Bruxelles, hanno riscosso attenzione i lavori di Olivia Bax e Stefano Perrone. “La sezione Discovery rappresenta davvero un’alternativa fresca e frizzante con stand molto sperimentali e coraggiosi”, secondo Monica Bottani, che ha incontrato un pubblico “numeroso, internazionale, giovane, dinamico e attento”.
Cristina Masturzo
https://www.artbrussels.com/en/
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