Moda e politica. L’evoluzione del potere nell’abbigliamento

Bettino Craxi rivoluzionò l’outfit da politico e Giorgio Armani la moda femminile. Ma di questioni aperte ce ne sono ancora e Michelle Obama è al centro di una di queste

La moda diventa portavoce di messaggi scomodi, giudice popolare in grado di supportare temi politici controversi. Quello che oggi dovremmo chiederci è cosa ne pensi la politica della moda. Ma prima è necessario fare i conti con il famoso detto “l’abito non fa il monaco”: riferito all’idea di apparenza e superficialità, esorta a non giudicare qualcuno per il mondo in cui si presenta, perché l’aspetto esteriore non sempre potrebbe corrispondere all’interiorità di una persona. L’abbigliamento rappresenta un elemento sostanziale in un settore elitario in cui bisogna infondere fermezza. E Michelle Obama, che recentemente sta modificando il suo stile, lo sa bene. Questo è un aspetto a cui non diamo troppa importanza, sebbene il modo di vestire abbia sempre svolto una funzione rappresentativa dell’uomo e del suo potere all’interno della comunità. A dirlo era anche il sociologo Georg Simmel, affermando come si crei una differenziazione all’interno della piramide sociale dove ognuno ha il compito di trovare la propria cerchia di appartenenza.

Claudio Martelli e Bettino-Craxi durante gli anni 70

Claudio Martelli e Bettino-Craxi durante gli anni 70

IL POTERE DEI JEANS DI BETTINO CRAXI

Portavo allora un eskimo innocente, dettato solo dalla povertà”, cantava più di quarant’anni fa Francesco Guccini, quando le scelte stilistiche erano una mera dichiarazione politica. Fazioni di sinistra e di destra si riconoscevano tra parka impermeabili e giacche di pelle, fin quando tra gli alti ranghi Bettino Craxi si presentò al Quirinale nel 1979 indossando un paio di jeans e suscitando così lo sdegno di Sandro Pertini, ai tempi Presidente della Repubblica. La società iniziava a cambiare e con essa la politica, rendendo démodé il guardaroba dell’uomo di potere. Ma se pensassimo a questo cambio di rotta come a una presa di coscienza con il fine unico di avvicinarsi agli elettori? Un politico utilizza l’abbigliamento come forma di espressione, quasi di propaganda, perché funge da mezzo comunicativo non verbale. E noi potremmo essere inconsapevolmente succubi di una costruzione artificiale che ci viene costantemente propinata.

Angela Merkel ha creato una sorta di divisa, vestita sempre uguale con giacche arcobaleno che la fanno spiccare tra i completi blu maschili

Angela Merkel ha creato una sorta di divisa, vestita sempre uguale con giacche arcobaleno che la fanno spiccare tra i completi blu maschili

L’EVOLUZIONE DELL’ABBIGLIAMENTO FEMMINILE NELLA POLITICA

Intanto, il rapporto tra politica e moda si fa ancora più complesso quando si parla della figura femminile. Una giornalista è stata allontanata dalla tribuna stampa della Camera poiché indossava un vestito “inappropriato con le spalle non sufficientemente coperte”. Eppure non esiste alcun articolo del regolamento che imponga un dress code. Agli uomini è richiesta la giacca, per le donne nessuna regola. E se Matteo Salvini indossa polo e giacche della Polizia di Stato o Luigi Di Maio si identifica nella Protezione Civile, le donne devono muoversi a piccoli passi sentendo il peso di eguagliare lo stesso livello dei propri colleghi. Specialmente quando si raggiunge l’apice di un settore notoriamente maschile. Proprio per questo, le donne in politica sono state influenzate dal famoso “power dressing“: basato su codici di stile maschili e portato al successo negli Anni Ottanta dai completi autorevoli quanto femminili di Giorgio Armani. Margaret Thatcher, Angela Merkel, Christine Lagarde e ora Giorgia Meloni hanno attraversato un’evoluzione tra carriera e abbigliamento, scegliendo di fare spazio al rigore. Questo perché la femminilità ancora oggi potrebbe far passare i loro ideali in secondo piano. Così il tacco alto incomincia a rappresentare una rivendicazione personale, senza aspettare di andare in pensione per acquisire la libertà di vestirsi.

Giorgia Meloni veste Giorgio Armani per i suoi primi look da capo del governo

Giorgia Meloni veste Giorgio Armani per i suoi primi look da capo del governo

IL CAMBIAMENTO DELLO STILE DI MICHELLE OBAMA

Michelle Obama ha dovuto attendere per manifestare a pieno il proprio stile, ma pare ci sia un tratto in comune tra i diversi abiti scelti dall’ex First Lady: il giallo. Da quello formale indossato per il giuramento del marito Barack Obama nel 2009 agli stivali luccicanti di Balenciaga portati per un’intervista con Sarah Jessica Parker nel 2018, il cerchio si chiude con un completo fosforescente di Proenza Schouler sfoggiato a novembre 2022 nel programma televisivo Today. Eppure, nonostante il colore sia il medesimo, vediamo come a cambiare sia il messaggio che questi capi veicolano. Durante la sua permanenza alla Casa Bianca si è sempre distinta per il gusto, non innalzandosi mai all’inarrivabile e cercando sempre di avvicinarsi al popolo. Se oggi con l’aiuto della sua stylist, Meredith Koop, sceglie uno stile eclettico per promuovere il suo ultimo libro, qualche anno fa l’imperativo era la diplomazia sartoriale. Stiamo parlando della prima donna afroamericana discendente da schiavi ad avere una funzione attiva all’interno dello Studio Ovale. Vediamo nuovamente la moda trasformarsi in un mezzo di comunicazione non verbale e Michelle Obama, più di tutte, ha voluto prendere le distanze dall’ideale della moglie trofeo. Ogni outfit viene studiato nel dettaglio in base al tipo di contesto sociale e al messaggio da voler trasmettere: per incontrare il Primo Ministro indiano sceglie di indossare un abito di Naeem Khan, stilista americano di origini indiane, mentre per la visita di Matteo Renzi alla Casa Bianca opta per il brand italiano Versace. Oggi siamo spettatori di una nuova Michelle che veste per se stessa, libera di sfoggiare i suoi capelli naturali dopo gli anni presidenziali in cui molti statunitensi non erano ancora pronti alla capigliatura afro. Conscia del suo nuovo potere, diventa un’icona di stile tra talk show e tour promozionali che si trasformano in una personale campagna elettorale. Dimostrando quanto la moda e la politica siano legate, e perché i politici scelgano un abbigliamento in grado sia di diffondere il loro pensiero sia di conquistare i consensi della comunità.

Giorgia Monti

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Giorgia Monti

Giorgia Monti

Le descrizioni non le sono mai piaciute, tantomeno parlare di sé, forse per questo preferisce la scrittura da quando è piccola. Nata a Latina qualche anno fa, cresce con sogni e aspettative che la portano costantemente in città lontane e…

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