Tucci Russo, il gallerista che rispettava gli artisti
Amico e collaboratore di lunga data di Tucci Russo, Ludovico Pratesi ricorda il gallerista scomparso pochi giorni fa. A cominciare dalla sua tranquillità e dalla passione per il proprio mestiere
Quando rivedo il volto di Tucci Russo (Carema, 1944 – Torre Pellice, 2023) il tratto più frequente è il suo sorriso caldo e rassicurante, che rendeva tutto possibile, durante una frequentazione durata venticinque anni. Non l’ho mai visto arrabbiato né contrariato: cercava sempre di risolvere qualunque problema, con l’aiuto della fedelissima compagna Lisa.
L’ho conosciuto prima attraverso le sue gallerie, come il grande loft negli spazi dell’ex mulino Feyles in Corso Tassoni a Torino, dove avevano lo studio anche Mario e Marisa Merz, ai quali è sempre stato molto vicino. Lì vidi nel 1987 la personale di Nicola Ponzio, un giovane artista torinese che Tucci aveva preso sotto la sua ala, mentre nel 1992 visitai nel nuovo spazio in Via Gattinara la mostra di Alfredo Pirri. Ma la vera frequentazione con Tucci e Lisa è cominciata dopo ed è legata alla galleria di Torre Pellice, nei luminosi ambienti dell’ex manifattura tessile Mazzonis, dove per decenni sono state presentato mostre, sempre impeccabili, di artisti come Tony Cragg, Giovanni Anselmo, Richard Long, Giuseppe Penone, Mario Airò e altri, con una cura e un rispetto assoluti.
LA GALLERIA DI TUCCI RUSSO A TORRE PELLICE
Ogni volta il viaggio era lungo: si scendeva dal treno a Torino e poi in macchina si raggiungeva Torre Pellice, passando attraverso valli verdeggianti incastonate da picchi montuosi spesso innevati, cariche di storie particolari. Una volta arrivati si veniva accolti in un luogo dove l’arte era protagonista assoluta, e tutto girava intorno agli artisti, nell’assoluto rispetto della qualità dell’opera, come avviene nei musei internazionali. L’accoglienza di Tucci e Lisa era proverbiale e faceva scomparire con poche parole e molti sorrisi la fatica del viaggio: si vedeva la mostra in condizioni ottimali in un’atmosfera tranquilla e concentrata, tra persone amiche e sodali, come in un antico tempio dedicato al culto del contemporaneo. Davanti alla galleria aveva aperto il ristorante Maison Flipot, uno dei migliori del Piemonte coi piatti dello chef Walter Eynard, dove spesso si pranzava o si cenava tutti insieme con Germano Celant, Giuseppe Penone o Giulio Paolini. Quando dirigevo la Pescheria a Pesaro abbiamo condiviso con Tucci molti progetti e collaborazioni sempre felici, tra i quali la personale di Tony Cragg (2006) e l’installazione di Jan Vercruysse l’anno successivo. L’ultima volta che abbiamo lavorato insieme è stato nel 2017, quando ho esposto al centro del cortile del Palazzo Ducale di Urbino Elliptical Column (2012), la colonna in acciaio di Tony Cragg, in perfetta simbiosi con l’architettura di Luciano Laurana. Tucci non venne ma installammo l’opera con Lisa, passando due giorni sempre insieme a goderci quel miracolo di dialogo perfetto tra architettura rinascimentale e arte contemporanea sotto il segno dell’eccellenza, reso possibile dall’allora direttore del Palazzo Ducale Peter Aufreiter.
TUCCI RUSSO E GLI ARTISTI
Un momento di grande intimità è stata l’intervista fatta a Tucci durante la preparazione del documentario La Rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977 con la regia di Ilaria Freccia, prodotto dall’Istituto Luce. Con Ilaria e la troupe passammo due giorni nella galleria di Torre Pellice con il gallerista, che fu preciso e generoso nel raccontare i suoi esordi come collaboratore nella galleria di Gian Enzo Sperone, la vita culturale a Torino alla fine degli Anni Sessanta e i suoi rapporti con gli artisti che lo spinsero ad aprire il proprio spazio nel 1974, con una personale di Pier Paolo Calzolari. Recentemente, quando ero in una fiera, facevo sempre un salto nel suo stand, per vedere opere magnifiche e fare quattro chiacchiere con Tucci, maestro nel rispettare i suoi artisti, dai quali era stimato e rispettato come un compagno di vita e non solo di lavoro. Ciao Tucci, è stato un privilegio averti vicino.
Ludovico Pratesi
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