Ivor Prickett – No Home from War: Tales of Survival and Loss

Informazioni Evento

Luogo
COLLEZIONE MARAMOTTI
Via Fratelli Cervi 66, Reggio Emilia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
29/04/2023

ore 18 su invito

Artisti
Ivor Prickett
Generi
fotografia, personale

Con oltre cinquanta fotografie scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022, No Home from War rappresenta la più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino ad oggi.

Comunicato stampa

In occasione del festival di Fotografia Europea 2023, dal titolo Europe Matters. Visioni di un’identità inquieta, Collezione Maramotti presenta No Home from War: Tales of Survival and Loss, prima mostra in Italia del fotogiornalista Ivor Prickett.

Con oltre cinquanta fotografie scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022, No Home from War rappresenta la più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino ad oggi. Partendo da una dimensione intima e domestica, caratterizzata dai conflitti umani e sociali in Croazia e Abkhazia, Prickett si è spostato nei luoghi di migrazione forzata, nelle terre di ricercato rifugio (Medio Oriente ed Europa), fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento (Iraq, Ucraina).

In questa occasione si potranno visitare liberamente la collezione permanente, la mostra Burning Green di Andriu Deplazes e la mostra The Age/L'Età di Emma Talbot.
Dopo gli studi in Documentary Photography presso l’Università di Wales Newport (UK), Prickett ha iniziato a occuparsi di Europa e di Medio Oriente con l’urgenza di restituire e denunciare gli effetti delle guerre sulla popolazione civile, sulle vite delle persone devastate e sradicate, a prescindere dall’appartenenza all’uno o all’altro schieramento. Partendo da una dimensione intima e domestica delle conseguenze sociali e umanitarie dei conflitti nel lungo periodo, nel corso degli anni lo sguardo di Prickett si è spostato nei luoghi di migrazione forzata, nelle terre di ricercato rifugio, fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento. La casa – spazio reale e luogo interiore primario di protezione, appartenenza e radicamento – è un elemento centrale che ritorna, in diverse configurazioni, nel suo lavoro.

La mostra è strutturata seguendo il percorso di Prickett e la cronologia degli scatti. Dal 2006 al 2010 il suo lavoro nei Balcani e nel Caucaso si è concentrato soprattutto su singoli individui e su piccoli gruppi familiari come nuclei di resistenza e tentativi incarnati di ri-esistenza. Nelle fotografie della minoranza serba in Croazia, sfollata negli anni Novanta a causa della guerra, così come nei ritratti della popolazione mingreliana georgiana in Abkhazia emerge una solitudine tanto ordinaria quanto abissale, che irradia da scenari e individui precari, sospesi, lasciati soli a fare i conti con la propria storia e a ricostruirla, partendo dalla ricerca di un senso di casa, di famiglia e di comunità in situazioni ancora molto fragili.

Nelle scelte di taglio e di composizione degli scatti, nella luce non alterata artificialmente da cui emergono figure, ambienti e dettagli, Prickett crea immagini iconiche in cui riecheggiano soggetti e forme classiche dell’iconografia religiosa e della storia dell’arte. L’amore e le virtù di santi senza nome, le espressioni contemporanee della Pietà, la semplicità di una scena bucolica, il mistero dell’attraversamento verso un’indefinita Isola dei Morti, il dramma di Caravaggio e la terrena spiritualità di Rembrandt: la forza simbolica ed estetica è per Prickett al servizio di una riflessione sulla storia presente. Nel corto circuito generato dall’impressione di trovarsi di fronte auna forma di staged photography e dalla consapevolezza della drammatica realtà dei soggetti, questi frammenti di mondi si elevano a metafore universali e sollecitano una presa di posizione.