Natura e poesia nella mostra di Anne-Laure Zevi a Roma
Carte che richiamano alla mente miniature medievali e sperimentazioni espressioniste. Sono loro a colpire lo sguardo di chi visita la mostra negli spazi di Indipendenza
Un grande appartamento umbertino, con pavimenti policromi e soffitti lignei dipinti, accoglie la galleria Indipendenza e le sue mostre. Ora è la volta dei tanti, piccoli ma preziosi lavori di Anne-Laure Zevi, carte incastonate in vecchie cornici scelte dall’artista francese e lavorate con una tecnica a metà strada tra la miniatura medioevale e la sperimentazione grafica del primo Espressionismo, in un apparente contrasto che si rivela invece interessante complessità.
LE OPERE DI ANNE-LAURE ZEVI IN MOSTRA A ROMA
Esigono calma e attenzione le opere, volutamente smarrite nelle vaste sale. La loro densità si lascia progressivamente leggere, aprendo spessori imprevisti o lasciando affiorare paesaggi e figure immersi nella fitta rete di segni o nell’addensarsi delle macchie.
Sulle carte, inspessite dal colore al punto da sembrare supporti lignei o metallici, si alternano le tracce tenere del pastello a olio, quelle più sicure dell’inchiostro o quelle spumose dell’acquerello, il segno deciso della grafite, fino all’azzardo della cromia del make up, che accende di rosa prati erbosi o volti dallo stupore infantile.
La rete di colori è fitta, sovrapposta e corposa: assume talora l’iconicità elegante della grafica giapponese, o si trasfigura in cromie materiche, che simulano l’oro o perfino la pietra. Cercano altre profondità i collage, dello stesso colore o in variazione tonale. Da ogni carta di Anne-Laure Zevi sembra di sbirciare piccole Wunderkammer di colore e poesia, luoghi incantati in cui la realtà appare mimetica, ma ha la consistenza volatile del sogno.
Francesca Bottari
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