Sh Contemporary bis, la parola ai galleristi. “I cinesi vogliono stranieri affermati, gli stranieri cercano cinesi conosciuti”. E quante distrazioni in tacchi a spillo…
“Tutte le gallerie hanno espresso un giudizio più che positivo sulla fiera”, ha commentato ancora a caldo – nella news che abbiamo pubblicato poco fa – il direttore di Sh Contemporary Massimo Torrigigiani. E noi che facciamo, ci fidiamo? No, che non ci fidiamo: ma non per sfiducia verso il simpatico connazionale. Solo perché vogliamo […]
“Tutte le gallerie hanno espresso un giudizio più che positivo sulla fiera”, ha commentato ancora a caldo – nella news che abbiamo pubblicato poco fa – il direttore di Sh Contemporary Massimo Torrigigiani. E noi che facciamo, ci fidiamo? No, che non ci fidiamo: ma non per sfiducia verso il simpatico connazionale. Solo perché vogliamo arricchire la testimonianza sull’importante evento appena conclusosi a Shanghai, andando ad interpellare direttamente alcuni dei galleristi presenti. Che si sono lasciati andare a commento spesso simpatici.
“Questa fiera è noiosa, sono stufo di avere addosso questa camicia, il mio capo mi stressa perché non vendiamo niente e poi, hai visto quante cinesi in tacchi a spillo e abiti succinti?”, si è sfogato ad esempio un assistente di galleria italiano. “I collezionisti cinesi comprano artisti internazionali sicuri e conosciti, è difficile convincerli di acquistare artisti stranieri meno famosi. I collezionisti stranieri fanno lo stesso a parti invertite, vogliono acquistare artisti cinesi già famosi per non rischiare”, è stata invece l’analisi più strutturale di un compassato gallerista svizzero.
Qualcuno si è concentrato su opere specifiche esposte nel proprio stand: “Questa foto è stata fatta da un famoso fotografo tedesco, che ha fatto lanciare delle statuette di ceramica dal quarto piano di un palazzo, lui era pronto all’atterraggio a scattare foto a ripetizione al momento dell’impatto. Non è stato facile scegliere lo scatto migliore. Il prezzo è alto perché viene direttamente dalla Germania…”, ha argomentato un assistente di galleria cinese. Doppiato da un altro collega, anch’egli di Pechino: “Questo artista cinese, Hu Qingyan, realizza sculture in legno. Ricreando spesso oggetti o elementi che in natura sono di altri materiali. Ad esempio un suo lavoro è stato rifare in legno delle canne di bambù, con una precisione tale, che quasi non ci si accorge che è falso”.
Nessuno pronto a dare un giudizio chiaro sulla fiera: stanchezza da ultimo giorno, o più probabilmente la storica ritrosia ad ammettere che in fondo, qualche affare si è fatto. Usciamo accompagnati da un ricordo fisso, quello del bellissimo video dell’artista cinese Chang Chien-Chi, titolo China Town: storie di molti espatriati a New York negli anni ’70 e ’80. Poetico e tragico allo stesso tempo, ma completamente realistico. A pensarci bene, non sono poi così noiose, queste fiere…
– Silvia Ponzoni
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