I disegni di Pablo Picasso in mostra a Milano
Quale fu l’origine dei quadri di Picasso? Questa mostra lo svela in quindici tappe che illustrano tutta la sua vita. E si inaugura un nuovo spazio della galleria BUILDING
Creatività e sperimentazione. Queste sono le parole chiave che guideranno il cammino del nuovo spazio appena inaugurato da BUILDING a Milano. Il primo focus è su Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973): scelta tradizionale, ma al contempo sorprendente. La mostra intitolata Un tableau me vient de loin indaga un aspetto meno noto dell’attività dell’artista: la genesi creativa dei suoi capolavori.
IL NUOVO BUILDING TERZO PIANO
Il nuovo spazio inaugurato da BUILDING è la terza declinazione della galleria, già presente a Milano nello stesso palazzo con BUILDINGBOX e BULDING-Gallery. Secondo la coordinatrice Eleonora Savorelli, BUILDING TERZO PIANO vuole essere terreno fertile per nuove idee. Il futuro della terza area espositiva è ancora da scrivere, ma una cosa è certa: il colore che la contraddistingue. Un malva acceso, tendente all’indaco, che già dipinge una delle pareti.
L’ORIGINE DEI DIPINTI DI PICASSO
La frase pronunciata da Picasso in un’intensa conversazione con il critico d’arte Christian Zervos è anche il titolo scelto dal curatore Paolo Rusconi per riunire i quindici disegni in mostra, datati fra il 1905 e il 1970. Poche parole che riflettono con esattezza la genesi divinatoria dei quadri dell’artista. I pensieri vengono da lontano, da luoghi misteriosi di cui nemmeno lo stesso Picasso è consapevole.
I disegni preparatori sono la traccia fedele della sua tensione creativa originaria, quasi ne fossero le copie su carta carbone. Quei semplici tratti di china rappresentano ciò che comparve nella mente del maestro catalano. Talvolta i significati e i luoghi lontani sono ipotizzabili, talvolta permane il mistero creativo.
I DISEGNI DI PICASSO IN MOSTRA A MILANO
La selezione raccoglie le genesi di opere non sempre realizzate e non sempre nel modo teorizzato in principio. Le correzioni sono visibili già sugli stessi fogli. In Femme nue et guerrier c’è una curiosa cancellatura; i Pêcheurs per il Palazzo di Giustizia di Oslo (poi realizzati a béton soufflé su parete) furono ripensati per intero sul retro. Non mancano i piccoli “sbagli” del mestiere: schizzi d’inchiostro sparsi qua e là, che interrompono tratti di china altrimenti netti e definiti. Tuttavia, non sono sempre “errori” nel vero senso della parola. Possibili significati si nascondono anche in essi. Come quella macchia nera, simile a un colpo, sul naso del picador (in Chevalier et picador dans l’arène). La coincidenza pare un’anticipazione dell’immediato futuro: l’uccisione del toro (qui ancora vivo) da parte dello stesso picador.
Ogni disegno, nella sua unicità tutt’altro che palese, viene da lontano. Le figure femminili si richiamano l’una con l’altra, tradendo un’origine lontana ma comune: le Bagnanti di Paul Cézanne. E lo stesso vale per la Testa di moschettiere, probabile ripresa della Ronda di Notte di Rembrandt, annoverato tra i maestri di Picasso.
Colte nel loro insieme, dalla matita e acquerello della prima, al pennarello su cartone dell’ultima, queste opere tessono la trama dell’evoluzione creativa dell’artista catalano. Una trama che si rinnova nel continuo rivisitare i medesimi soggetti, ma sempre con un approccio e un’idea originali.
Emma Sedini
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