Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani
In mostra una raccolta di documenti che narra l’Italia da un punto di vista inedito, quello dei testamenti di politici, imprenditori, artisti che hanno reso grande il nostro Paese.
Comunicato stampa
Cavour, Garibaldi, D’Annunzio, Verdi, Manzoni, Agnelli, Ferrari ma anche Gramsci, Verga, Pirandello, De Nicola, Deledda e Cossiga. Sono alcuni dei nomi dei grandi personaggi che hanno fatto la storia d’Italia, le cui ultime volontà sono state riscoperte dal Notariato e messe a disposizione del grande pubblico attraverso la mostra: “Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani” - realizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato e della Fondazione Italiana del Notariato, - una raccolta di documenti che narra l’Italia da un punto di vista inedito, quello dei testamenti di politici, imprenditori, artisti che hanno reso grande il nostro Paese.
Dal 10 maggio al 4 giugno 2023, la mostra “Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani”, arriva a Sassari – presso la Biblioteca Universitaria (via Enrico Costa 57) - grazie alla collaborazione con il Consiglio Notarile di Sassari, Nuoro e Tempio Pausania, con un calendario di eventi collaterali dedicati agli studenti e alla cittadinanza (vedi programma in allegato) oltre a visite guidate per le scuole della città.
L’esposizione - nata a Roma in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia e riproposta a Genova, Imperia, Mantova, Milano, Modena, Piacenza, Torino, Palermo, Firenze, Bologna e Berlino e che ha accolto oltre 40mila visitatori – è un itinerario inedito e rivelatore, perché ogni testamento racconta, del suo autore, non solo la situazione familiare ed economica, ma soprattutto l’animo, le scelte morali, civili, le propensioni e il carattere. In una panoramica di carte, ma soprattutto emozioni ad esse affidate, a mettersi in mostra è dunque il nostro Paese, nelle sue diverse voci, in un’ottica del tutto nuova, meno tradizionale e accademica.
Per l’edizione di Sassari la mostra si arricchisce dei testamenti, anche spirituali, di illustri personaggi di origine sarda come Francesco Cossiga, Antonio Gramsci, Antonio Segni, Maria Lai, Emilio Lussu e Grazia Deledda.
“…Io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico, che non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione. (…) La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini” parole scritte da Antonio Gramsci alla madre.
Il testamento di Emilio Lussu, scrittore e politico italiano, racchiude un lascito ai più bisognosi della sua città: “Nomino erede universale della mia proprietà esistente il comune di Armungia perché lo amministri e ne disponga nell'interesse delle famiglie più povere”.
Il Presidente della Repubblica Antonio Segni, si fece promotore - come Ministro dell’agricoltura - di un complesso di leggi per realizzare il progetto di riforma agraria, specie a favore delle regioni più povere, cosi parla ai suoi figli: “ho promosso e fatto approvare la legge di riforma, che mi ha privato di una quota notevole del patrimonio terriero ed ha privato vostra madre di un'altra grossa quota, contro un'indennità che non rappresenta il 20%, neppure, del reale valore di ciò che fu espropriato. (…) Perdonatemi perciò figli miei; tutto ciò che ho fatto è stato per spirito di idealità, per lavorare per la salvezza dell'Italia, per impedirle di cadere sotto un giogo inaccettabile”.
Tra i testamenti in mostra, anche le ultime volontà di Giuseppe Garibaldi che si augura di vedere “Il compimento dell’unificazione dell’Italia. Ma se non avessi tanta fortuna, raccomando ai miei concittadini di considerare i sedicenti puri repubblicani col loro esclusivismo, poco migliori dei moderati e dei preti, e come quelli nocivi all’Italia. Per pessimo che sia il Governo Italiano, credo meglio attenersi al gran concetto di Dante: Fare l’Italia anche col Diavolo”.
Luigi Pirandello nel suo testamento spirituale lascia disposizioni sul suo funerale: “Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. (…) Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me”
Un’intenzione del tutto lontana da quella di Gabriele D’Annunzio, nel cui testamento si ritrovano le passioni e i tratti del Vate degli italiani, preoccupato di tutelare e mantenere il Vittoriale come monumento alla sua memoria. D’Annunzio si affidò alla carta per assicurarsi che i suoi scritti venissero custoditi nel Vittoriale degli italiani, chiamando in causa anche il suo “fratello d’Armi” Benito Mussolini.
A volte si tratta di volontà non rispettate dai posteri, come nel caso del testamento di Enrico de Nicola. Nonostante la sua volontà, espressa esplicitamente nel testamento, di non voler essere commemorato, portano il nome di Enrico De Nicola numerose strade, piazze e istituzioni pubbliche in tutta Italia.
Altre volte i testamenti rivelano contraddizioni come quello di Lina Cavalieri, soprano e attrice cinematografica, definita la "donna più bella del mondo". Ebbe una vita di eccessi ma volle un funerale semplice e scrisse nel suo testamento: “Desidero essere sepolta in Roma presso i miei adorati genitori ed intendo che i miei funerali siano semplicissimi e improntati a quella sincerità che esula sempre dalle cerimonie fastose”.
Gli archivi notarili e di stato, distribuiti in tutto il territorio italiano, sono pertanto i custodi della memoria e della storia, individuale e collettiva. Mantengono traccia delle attività economiche, patrimoniali, politiche e culturali nel corso della storia delle famiglie, dei paesi e delle città di tutta Italia. Una fonte preziosa per lo studio della storia del nostro paese che i notai contribuiscono ad alimentare con i loro atti e documenti.
Uscendo dall’oscurità degli archivi, nei quali sono custoditi e tutelati, ma soprattutto dai rigori dello stereotipo, i testamenti dimostrano così la loro vitalità e la forza della loro funzione.