Chi decide se un edificio è architettonicamente corretto?

La polemica su The Stone a Cervinia, edificio progettato da Peluffo&Partners criticato dalla comunità locale, è l’incipit di questa riflessione sull’“architettonicamente corretto”. Un concetto al centro dell’incontro della Fondazione Ordine degli Architetti di Catanzaro, in programma il 26 maggio 2023

Capita sempre più spesso, anche per via della dimensione che ormai ha assunto la piattaforma integrata della comunicazione, che la produzione architettonica sia dibattuta, criticata, apprezzata, analizzata in maniera sommaria, spesso esclusivamente polemica, senza alcuna cautela sulle ripercussioni non semplicemente culturali che tutto ciò provoca. L’ultimo caso, non per questo più importante di altri, è la discussione senza quartiere che ruota intorno a un edificio a Cervinia di Gianluca Peluffo (si tratta di The Stone, struttura residenziale di nove piani che dovrebbe sorgere nel medesimo lotto occupato dall’Hotel Fosson, dopo il suo previsto abbattimento. Contro la sua realizzazione è stata lanciata la petizione pubblica “Fermiamo l’ecomostro di Cervinia”, che a oggi ha superato 32mila firme. N.d.R.).
Un episodio che mi ha indotto a pormi alcune domande. Esiste l’architettonicamente corretto? È possibile descrivere in cosa consiste? Abbiamo la necessità di mettere in guardia sull’ipotesi che esso esista? Se esiste ed è postulabile l‘architettonicamente corretto, la condizione per la sua esistenza è l’avvento di una nuova forma di positivismo. Il positivismo classico, se così si può definire, che ha dominato la seconda parte dell’Ottocento sino a tutto il Novecento, è un movimento culturale e sociale dominato dal primato assoluto della scienza. Il metodo scientifico come unica via del sapere. Si studia la realtà concreta attraverso l’osservazione dei fatti; si studiano i come e non i perché, che sono invece tipici delle indagini metafisiche. Il positivismo sostiene la fede nel progresso e, per tutta la seconda parte del Novecento, ha continuato a essere un riferimento, soprattutto nel consolidare l’orizzonte multipolare, non locale, non nazionale, che ha permesso l’attuale fase globale, dell’economia come della cultura. Un riferimento che però ha bisogno di essere rifornito di temi che lo continuino ad avvalorare, anche a dispetto dei risultati storici.

Il Monolite - The Stone. Progettazione Peluffo&Partners con Studio Bettiol, VP6 Ingegneria per VICO SRL Valdostana Impresa Costruzioni. Immagini courtesy Peluffo&Partners

Il Monolite – The Stone. Progettazione Peluffo&Partners con Studio Bettiol, VP6 Ingegneria per VICO SRL Valdostana Impresa Costruzioni. Immagini courtesy Peluffo&Partners

IL POSITIVISMO ECOLOGICO

In questo senso, il positivismo ecologico è il rifornimento culturale concepito all’inizio di questo nuovo millennio. Non staremo, qui, a discutere il noto e ovvio fenomeno dell’entropia. Oppure la dimensione demografica e le azioni quotidiane di questa specifica demografia, che influiscono sul ritmo del consumo irreversibile di risorse e sulla velocità della variazione delle condizioni ambientali planetarie. Qui si vuole solo far notare come sia necessario, all’ordine costituito delle democrazie liberali, usare un problema oggettivo per raggiungere un obiettivo soggettivo. Esattamente come già avvenne durante la prima Rivoluzione industriale, in cui liberare l’umanità dalla schiavitù del lavoro fisico, dal tempo usurante, fu un oggettivo motivo di valore storico e sociale, utile però per centrare un obiettivo soggettivo di continuità e di classe. Anche la nuova Rivoluzione produttiva ecologica usa un’oggettiva questione per obiettivi di continuità. Si ha l’impressione che per rendere scientificamente non discutibile il motivo oggettivo (fuori discussione per quanto evidente) serva un neo positivismo che renda, invece, inequivocabili e indiscutibili gli strumenti, i mezzi, le strategie, per raggiungere l’obiettivo soggettivo.

Il Monolite - The Stone. Progettazione Peluffo&Partners con Studio Bettiol, VP6 Ingegneria per VICO SRL Valdostana Impresa Costruzioni. Immagini courtesy Peluffo&Partners

Il Monolite – The Stone. Progettazione Peluffo&Partners con Studio Bettiol, VP6 Ingegneria per VICO SRL Valdostana Impresa Costruzioni. Immagini courtesy Peluffo&Partners

CHE COS’È L’ARCHITETTONICAMENTE CORRETTO?

L’architettonicamente corretto è, in questo quadro, l’elaborazione di un sistema di tabù simili a quelli che hanno condizionato e retto tutte le culture primitive. L’elemento comune delle culture umane sta nel fatto che nessuna comunità può esistere e riprodursi senza un sistema di divieti. Questo sistema di divieti ha diversi tipi di censura: dal gettare un sacrificio umano in un pozzo sacro alla semplice disapprovazione. Il tipo di pena prevista per la sua violazione non dipende da un grado di civiltà, i cui parametri nessun antropologo ha mai accertato, ma dal risultato che si deve obbligatoriamente raggiungere. I tabù primitivi erano legittimati dal mito, dalla magia, mentre ai giorni nostri si basano su un uso ideologico della ragione. Perché (sempre se esiste, ovviamente) l’architettonicamente corretto, oltre ad avere queste caratteristiche, ha in più un’incredibile funzione propulsiva, di tipo culturale, rispetto alle questioni ecologiche? Esiste una prevalenza di architettonicamente corretto nella produzione e nel dibattito architettonico che è funzionale a sostenere un aspetto strategico del più noto politicamente corretto. Le opere di architettura contemporanee, prima ancora di rispondere storicamente al mandato sociale che corrisponde loro, sono pensate, immaginate, progettate, per sostenere ideologicamente una nuova rivoluzione produttiva. La principale caratteristica dell’architettonicamente corretto, quindi, è ovviamente quella di impedire che si parli di architettura se non in modo architettonicamente corretto. La caratteristica di tutti i tabù, infatti, è che già il parlarne in modo diverso vuol dire violarli.

Il Monolite - The Stone. Progettazione Peluffo&Partners con Studio Bettiol, VP6 Ingegneria per VICO SRL Valdostana Impresa Costruzioni. Immagini courtesy Peluffo&Partners

Il Monolite – The Stone. Progettazione Peluffo&Partners con Studio Bettiol, VP6 Ingegneria per VICO SRL Valdostana Impresa Costruzioni. Immagini courtesy Peluffo&Partners

ARCHITETTURA CONTEMPORANEA ED ECOLOGIA

L’architettonicamente corretto si consolida per proteggere e rendere non discutibile l’attuale fase, pratica e culturale, dell’architettura a vocazione ecologica. Chiunque voglia discutere principi culturali e scientifici, esiti e manufatti non può nemmeno, come in altri momenti, ritrovarsi a consolidare delle legittime posizioni eretiche, perché corre il rischio di essere additato come un sacrilego. Chiunque lo faccia non è semplicemente un eterodosso con cui si può discutere, ma è qualcuno che viola un tabù, sic et simpliciter.
Quali sono i tratti essenziali di quest’architettonicamente corretto? Credere che il confronto con le questioni dell’ecologia e della sostenibilità sia una novità di questi decenni per l’architettura e il costruire, e quindi, di conseguenza, eliminare ogni possibile riferimento, tecnico e formale, a ogni precedente di architettura che non abbia un’esplicita e dichiarata formalizzazione sostenibile contemporanea, per soluzioni e materiali. Credere alla demineralizzazione delle superfici urbane, a una loro progressiva forestazione, come se la città non avesse una storia in questo senso. Credere che essi siano dei rimedi a un uso improprio del suolo. Banalizzare ogni significato edilizio sovrapponendolo al risparmio energetico. Cancellare ogni contenuto estetico interno al rapporto con il clima e con la forma dei luoghi e a quello tra la forma del prodotto e quella dei luoghi. In sostanza, banalizzare la ricerca di una bellezza formale e spaziale che abbia una relazione con il concetto etico di sobrietà, trasformando questa ricerca nell’applicazione di soluzioni finalizzate al concetto economico di risparmio.

Il Monolite - The Stone. Progettazione Peluffo&Partners con Studio Bettiol, VP6 Ingegneria per VICO SRL Valdostana Impresa Costruzioni. Immagini courtesy Peluffo&Partners

Il Monolite – The Stone. Progettazione Peluffo&Partners con Studio Bettiol, VP6 Ingegneria per VICO SRL Valdostana Impresa Costruzioni. Immagini courtesy Peluffo&Partners

SCOPO E VALORE DELL’ARCHITETTURA

Se esiste una situazione definibile come architettonicamente corretto sarà il tempo a confermarlo, come sempre. Ovviamente, non è il caso di attendere questo tempo per provare ad assumere una qualche posizione, rispetto a uno spirito del tempo che, già adesso, non sembra consegnare risultati memorabili, per opere e per contributi culturali.
Penso che l’architettura abbia il celato compito, di cui pochi si fanno carico, di costituire la dote di bellezza urbana e domestica per chi non riceve alcun tipo di eredità convenzionale, in denaro o cose. È in questa eredità disponibile a cielo aperto che essi si specchiano, osservando quindi la loro dignità, altrimenti non riflessa o testimoniata da nessun altro evento artificiale esistente, cui loro non possono accedere con facilità. È nella città, nei suoi spazi, nelle sue visioni che essi possono leggere, forse, i motivi muti per cui, pur soffrendo e vivendo in seconda e terza fila, è comunque una fortuna vivere da esseri umani: una cosa di cui vantarsi. Tutto questo è molto più importante d’ogni altra cosa, perché dovrebbe essere noto a tutti che sopravvivere, a tutti costi, non vale il vivere per com’è possibile.
La cultura materiale è testimone e complice di ogni persona o comunità che, a un certo punto, decide di cercare un traguardo diverso da ciò che sembra un destino. Non è strano che a delle persone che si occupano di cultura materiale venga voglia di conoscere i pensieri, gli stati d’animo, dei materiali che usiamo per dare forma a un manufatto, ancor prima di comprenderne le prestazioni. Forse, non era romanticismo, o idealismo, la famosa affermazione di Louis Kahn quando diceva che noi dovremmo provare a interrogare un mattone per conoscere le sue aspirazioni.

Isidoro Pennisi

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Isidoro Pennisi

Isidoro Pennisi

Isidoro Pennisi è nato a Catania nel 1962, ma ha vissuto stabilmente e per anni anche in Puglia e in Calabria. Se volessimo trovare una sintesi, si potrebbe dire che ha vissuto stabilmente in Terra Federiciana per quasi tutti i…

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