La passione di Aldo Mondino per l’Oriente in mostra a Padova
Ironia e ilarità hanno accompagnato questo artista per tutta la vita. Trasformandosi in colore e giochi visivi anche quando si lasciava conquistare dall’Oriente e realizzava le opere oggi in mostra da NP-ArtLab
NP-ArtLab di Padova presenta la mostra Souk Mondano, omaggio al grande Aldo Mondino (Torino, 1938-2005). Il progetto espositivo, ideato da Neri Pagnan in collaborazione con l’Archivio Aldo Mondino e la Galleria Umberto Benappi di Torino, ripercorre una produzione contaminata da suggestioni orientali. Ben congegnato, l’allestimento ripropone parte dell’esperienza di Mondino alla 45esima Biennale di Venezia, edizione curata da Achille Bonito Oliva nel 1993.
L’ARTE SECONDO ALDO MONDINO
La pratica artistica di Mondino ha sempre esplorato medium, materiali e approcci diversificati, senza mai legarsi a gruppi o situazioni specifiche e rinunciando dunque a una cifra esclusiva. Tuttavia il titolo della mostra è complice di un aspetto tipico dell’intera produzione mondiniana: il gioco. L’annominazione Mondano – Mondino richiama infatti i suoi celebri giochi verbovisivi, come Jim Dine ‒ Mon Dine, immagine che ritrae Mondino in vestaglia intento a scimmiottare l’artista americano. Le accezioni ambivalenti che connettono la sua arte a una perenne ricerca di ilarità e spensieratezza, tanto care anche all’amico Boetti, a Padova si scaldano con i saturi colori dell’Oriente.
LA MOSTRA SU MONDINO A PADOVA
Gli appunti materici dei viaggi alla scoperta dell’Oriente ‒ dal Marocco alla Palestina – a Padova vengono riuniti in un allestimento che immerge il pubblico in un tradizionale souk arabo. Qui si attivano le sinestesie mondiniane: le vivacità coloristiche dei Tappeti stesi (1980) che, ingombrando lo spazio, restituiscono l’illusione sensoriale degli odori speziati del mercato, delle voci dei commercianti e della preghiera nella vicina moschea. Ideati a partire da una distorsione visiva ‒ dettata dalla miopia dell’artista che passeggiando per le strade di Tangeri aveva confuso delle accidentali colature di colore su un pannello di eraclite con un tappeto arabo ‒, questi lavori rappresentano alcune tra le più ingegnose chimere di Mondino.
In mostra anche i Dervisci (1999), danzatori turchi dipinti su linoleum, opere giocosamente note come “Turcate”, poiché affini alla resa formale dei cangianti concepiti dall’artista del gruppo Forma. Notevoli infine i “ritratti locali”, dove Mondino sublima la ricerca di un altrove attraverso i decisi tocchi di colore che plasmano i volti e i gesti dei mercanti di Istanbul.
Gemma Gulisano
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