Cercando il cuore
Un dialogo tra arte e scienza, per sensibilizzare i visitatori sul tema delle malattie cardiache e sul ruolo centrale della ricerca clinica. Da un’idea di Gino Gerosa. L’esposizione è promossa dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
Comunicato stampa
Da un’idea di Gino Gerosa
A cura di Angela Bianco e Maria Redaelli
Cercando il cuore
opere di Alberto Biasi, Giancarlo Signoretto, Agnese Tegon e Biancarosa Volpe
In collaborazione con Università di Padova
San Sebastiano / Campazzo S. Sebastiano, 1686
Apertura per la stampa: 18 maggio, ore 11
Inaugurazione: 18 maggio, ore 17
18 maggio - 30 giugno 2023
lun-ven, 10-18; sab 10-12; domenica chiuso
Entrata libera; chiuso per festività 2 e 3 giugno
L’esposizione, promossa dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia e progetto all’interno di Art Night Venezia 2023, ospitata nella Sala B.Ruperti della Sede di San Sebastiano, propone un dialogo tra arte e scienza, con opere di Alberto Biasi, Giancarlo Signoretto, Agnese Tegon e Biancarosa Volpe, per sensibilizzare i visitatori sul tema delle malattie cardiache e sul ruolo centrale della ricerca clinica.
Un cardiochirurgo, Gino Gerosa, una psicologa, Biancarosa Volpe e i loro pazienti per la prima volta raccontano pensieri, emozioni, sogni intorno alla ricerca clinico-scientifica di un nuovo cuore per i molti pazienti che ne hanno e avranno sempre più necessità.
Il racconto è stato incastonato in un linguaggio artistico, espressione rispettosa dell’intuizione, lasciando agli spettatori la possibilità di sentire, immaginare e partecipare al processo emotivo e creativo che avviene in una clinica universitaria e nell’integrazione medico chirurgica e psicologica che il cuore simbolizza profondamente sin dalle più antiche civiltà. Come nel mondo dell’arte l’intuizione è fondamentale nel processo creativo, così anche nel mondo scientifico essa è indispensabile.
Così i clinici per raccontare questa speciale alchimia istituzionale si sono trasformati in artisti coinvolgendo i pazienti.
«In Italia le malattie cardiovascolari, analogamente a quanto avviene nel resto del mondo, sono la prima causa di morte per un totale di circa 230.000 decessi/anno. Il gold standard del trattamento per lo scompenso cardiaco terminale è il trapianto di cuore. In Italia, ogni anno, ci sono più di 700 pazienti iscritti in lista d’attesa di cui meno del 30% riceverà un organo, con un tempo medio di permanenza in lista d’attesa di 3.7 anni – spiega il prof. Gino Gerosa, direttore della Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedale/Università di Padova -. Appare dunque chiaro come il trapianto di cuore non rappresenti una opzione terapeutica accessibile per tutti i pazienti poiché il loro numero eccede quello degli organi disponibili.
La ricerca di soluzioni alternative è, dunque, un dovere al quale non possiamo sottrarci ed al quale la Cardiochirurgia dell’Università di Padova dedica da tempo, con tenacia, tutte le sue energie, coniugando impegno clinico e ricerca: dal primo trapianto di cuore umano in Italia nel 1985 al primo trapianto di cuore artificiale in Italia nel 2007. A questo si ispira il progetto Cercando il cuore.»
Le opere presentate compongono un percorso poliedrico che scandisce lo spazio espositivo come il ritmo di un cuore che pulsa.
L’esposizione prende avvio con l’opera KARSU di Biancarosa Volpe, dove ritroviamo il Bō, declinato in una nuova veste, non più bastone da combattimento ma asta nelle mani del cardiochirurgo-samurai, che cura e trasforma il cuore del paziente. Questo lavoro racconta una esperienza speciale vissuta in cardiochirurgia: la nascita di una straordinaria alchimia tra i pazienti, i samurai cardiochirurghi e le emozioni.
Ma perché chiamarlo KARSU? La parola cuore deriva dal latino cor-cordis e dalla radice greca cardia che a sua volta proviene dall’antico accadico KARSU.
Karsu significava per gli accadici: organo interno, intelligenza, animo e amore.
I cardiochirurghi con l’équipe cardiochirugica operano per riparare i guasti dell’esistenza fisica e psicologica incarnati nel cuore, ma tutti, medici, infermieri, pazienti, familiari e psicologi siamo diventati un insieme metamorfico: KARSU.
Ogni opera racconta nelle sue parti ciò che accade in questa alchimia curativa.
Il cuore all’ apice di ogni totem è un cuore anatomico per il cardiochirurgo ma per il paziente è altro, una metamorfosi di significati profondi della propria esistenza.
Le varie parti dell’esistenza (simboleggiate dalle parti in vetro sottostanti il cuore: sfere, vetri rotti, bandierine) simbolizzano i momenti dolci e perfetti della vita, le rotture dolorose e in parte riparabili, le situazioni volatili e in balia di venti del mondo. Il tutto è immerso nei colori delle emozioni.
Il paziente chiede di riparare il suo cuore, il cardiochirurgo samurai affronta la sfida, non solo con l’arte della spada-bisturi ma anche con la sapienza, l’intuizione, il sogno, la passione e l’amore per la vita.
È una sfida condivisa da entrambi, sono vincolati dal coraggio e dal desiderio di affrontare il possibile e talvolta l’impossibile.
Il nostro KARSU è scandito non solo dai simboli dell’arte ma anche dal racconto dei pazienti: emozioni, sentimenti, condivisione, battiti di vita. E questo è ancor più significativo per i pazienti che hanno vissuto l’esperienza del trapianto di un cuore umano o di un cuore artificiale, come ben rappresentato dalle loro TESTIMONIANZE.
Si prosegue con l’opera dinamica di Alberto Biasi, uno dei più importanti esponenti dell’arte cinetica italiana e tra i cofondatori del gruppo padovano “N”.
Attraverso accostamenti cromatici e forme geometriche semplici, la sua creazione dà la parvenza di movimento e coinvolge l’osservatore chiamandolo alla ricerca di un cuore intangibile, immaginario, come quello di chi attende un trapianto cardiaco.
L’opera realizzata dal maestro vetraio Giancarlo Signoretto, assieme alla prima donna vetraia dall’epoca della Serenissima, Agnese Tegon e al cardiochirurgo Gino Gerosa, ci ricorda di guardare al di là della realtà delle cose: un cuore “fantasma” potrà in un futuro, speriamo non lontano, tornare a battere dopo essere stato decellularizzato e ripopolato con le cellule staminali del potenziale ricevente.
Il 17 giugno, in occasione di Art Night 2023, sarà presentato il progetto partecipativo GPS-heART gestito dagli studenti che hanno collaborato all’organizzazione della mostra.