Il cavaliere oscuro: il ritorno. Dell’apocalisse

Trilogia, ultimo atto. Quello fra Nolan e Batman è stato un incontro assai proficuo. E ora giunge al termine. Il bilancio è positivo: per non essere stato circuito dalla mania del 3d, per non aver ceduto alle lusinghe della politicità didascalica...

“Io non volevo che lei tornasse a Gotham.
Sapevo che per lei non c’era niente qui,
eccetto sofferenze. Volevo di più per lei!
E lo voglio ancora.”
Alfred

“La sofferenza tempra il carattere.”
Miranda Tate

“Io ho paura di morire qui, mentre la mia
città brucia, e non c’è nessuno a salvarla.”
Bruce Wayne

Ciò che è riuscito a costruire Christopher Nolan con l’intera trilogia di Batman si avvicina molto a una mitografia contemporanea. L’immaginario di Nolan è estremamente interessante e intrattiene sin dagli esordi un rapporto profondo con le ansie collettive del presente: solo che, come avveniva nel recente Inception (e nel precedente The Prestige), la sua fantasia esuberante, quando è libera da riferimenti, rimane intrappolata in meccanismi narrativi eccessivamente farraginosi, proprio a causa del grande virtuosismo stilistico dell’autore. Rivedendo Inception, per esempio, si ha sempre più netta l’impressione che quel film avrebbe potuto essere un vero capolavoro, se solo il regista avesse saputo resistere alla tentazione di strafare, di stupire a tutti i costi, di incasinare in definitiva il cervello dello spettatore.

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Christopher Nolan – The Dark Knight Rises

Al contrario – ed è un caso più unico che raro – Nolan è uno che riesce a esprimersi al meglio proprio all’interno di quella mastodontica riserva di contenuti, e al tempo stesso contenitore, che è il mainstream: ciò che ha messo in difficoltà più di un autore con aspirazioni artistiche, riesce invece a incanalare questa immaginazione prodigiosa, costituisce il dispositivo di controllo perfetto per gestire energie mentali ed espressive che altrimenti si disperderebbero facilmente. In altre parole, è come se in Batman Begins (2005), The Dark Knight (2009) e in questo The Dark Knight Rises il fumetto avesse costituito per Nolan la struttura fondamentale, il telaio solidissimo su cui montare e allestire le proprie personali ossessioni, il proprio mondo immaginario e le proprie riflessioni sull’identità contemporanea.
Naturalmente, il fatto che il protagonista sia l’unico supereroe non dotato di superpoteri (a meno di non considerare la ricchezza spropositata come un superpotere…) non è un elemento estraneo alla riuscita di questa operazione; così come, parallelamente, il fatto che il regista abbia consapevolmente e categoricamente rifiutato – in tutte e tre le opere, ma in particolar modo in quest’ultimo episodio – l’uso del 3D (soprattutto in un territorio come i blockbuster-tratti-da-fumetti, in cui il 3D è considerato praticamente obbligatorio). ‘Solido’ e ‘concreto’ sono infatti gli aggettivi che più si attagliano, probabilmente, al Batman e alla Gotham di Nolan, che è sempre stato più interessato alla creazione di atmosfere credibili e fortemente metaforiche. Il fatto poi che il più cerebrale dei registi della sua generazione componga opere pop dall’aspetto estremamente solido, sotto ogni risvolto (look, narrazione, veicoli, oggetti, edifici, impianto teorico e filosofico, il modo in cui le domande vengono poste allo spettatore ecc.) è l’aspetto forse più affascinante, e più gravido di conseguenze, di tutta la faccenda.

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Christopher Nolan – The Dark Knight Rises

Ne Il cavaliere oscuro: il ritorno, ancor più forse che nei due episodi precedenti, la realtà irrompe sullo schermo in maniera potente ed efficace. E questo non ha nulla a che fare, evidentemente, con la sparatoria di Denver (assolutamente imprevedibile, fin quando non è accaduta). Ha molto a che fare, invece, con il tipo di scenario sociale che il film dipinge. È piuttosto interessante, infatti, che anche David Cronenberg – l’autore di un film come Cosmopolis, che ha moltissimi punti di contatto con Il cavaliere oscuro: il ritorno – si sia affrettato ad affermare come Christopher Nolan, in quasi tutte le interviste rilasciate, che le riprese erano precedenti alle proteste di Occupy Wall Street e che in nessun modo esse lo avevano influenzato nel suo lavoro. In qualche modo, è come se i registi più politici di questo momento storico (che, come quasi sempre accade, sono proprio quelli che sembrano i meno politici) ci tenessero a prendere le distanze da ogni riferimento che possa apparire troppo didascalico e descrittivo rispetto agli eventi della cronaca.

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Christopher Nolan – The Dark Knight Rises

Il sequestro dell’intera Borsa di Wall Street, la rivoluzione oscura e crudele di Bane, il caos anarchico in cui precipita Gotham/New York/l’Occidente, il risentimento sociale nei confronti dei ricchissimi (il famigerato 1%) rappresentano al tempo stesso una ricognizione accurata e una prefigurazione inquietante di una realtà che appartiene al futuro prossimo, ma che è anche quella in cui abbiamo appena incominciato a vivere. L’angoscia di Bruce Wayne, il suo senso profondo di inadeguatezza, rappresenta molto bene l’apocalisse interiore e intima di noi tutti, l’insicurezza totalizzante in cui siamo sprofondati, e al tempo stesso disegna una possibile traiettoria di rinascita che passa attraverso la riappropriazione di se stessi (“la paura della morte” come veicolo fondamentale della salvezza, nella “nel luogo più antico del mondo” così come nel percorso di formazione dell’eroe e dell’uomo). Dark Ages are coming.

Christian Caliandro

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Christian Caliandro

Christian Caliandro

Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…

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