Il Brasile vince il Leone d’Oro alla Biennale Architettura 2023
Per la giuria presieduta dall’architetto italiano Ippolito Pestellini Laparelli, è il paese sudamericano a distinguersi sul fronte delle partecipazioni nazionali alla Biennale Architettura 2023
“Questa mostra non ha uno scopo didattico. Non mira a insegnare ad alcuno alcuna cosa. (…) Il potere è un argomento difficile da affrontare, da capire, da combattere. Questa mostra non è un esercizio di gestione del potere: è un’esplorazione appassionata di cosa il potere significa in modo spaziale, materiale, concettuale, in modo da costruire il nostro mondo, nel suo modo confuso, doloroso e gioioso allo stesso tempo”. Neppure in occasione della cerimonia di assegnazione dei premi della 18. Mostra Internazionale di Architettura, la curatrice Lesley Lokko ha rinunciato a ribadire in senso di The Laboratory of Future. In attesa della risposta in termini di partecipazione da parte del pubblico, per questa “edizione trasformativa”, che espande geograficamente e anagraficamente la gamma delle partecipazioni, è intanto arrivato il verdetto ufficiale. A esprimerlo la giuria presieduta da Ippolito Pestellini Laparelli: i membri della commissione, della quale hanno fatto parte Nora Akawi (Palestina), Thelma Golden (USA), Tau Tavengwa (Zimbabwe) e Izabela Wieczorek (Polonia), hanno attribuito il riconoscimento più ambito al Padiglione Brasile. Infine, seppur già reso noto nei mesi scorsi, il conferimento del Leone d’oro alla carriera all’artista, designer e architetto nigeriano Demas Nwoko, presente a Venezia, è stato uno dei momenti più intensi della cerimonia. La mostra costituisce una buona occasiona per avvicinarsi alla sua eclettica produzione, mentre in merito alla sua “eredità immateriale – approccio, idee, etica –” Lokko ha sottolineato che è “ancora in via di valutazione, comprensione e celebrazione“. E ora The Laboratory of Future intraprende ufficialmente il proprio semestre di apertura.
AL BRASILE IL LEONE D’ORO PER LA MIGLIORE PARTECIPAZIONE NAZIONALE
Il progetto Terra [Earth] allestito ai Giardini e curato da Gabriela de Matos e Paulo Tavares ha vinto il Leone d’oro. Per la giuria si tratta di “una mostra di ricerca e un intervento architettonico che centrano le filosofie e gli immaginari della popolazione indigena e nera verso modi di riparazione”. Sul fronte delle partecipazioni nazionali, emerge e dunque ottiene la menzione speciale la Gran Bretagna, con Dancing before the moon, per “la strategia curatoriale e le proposte progettuali che celebrano la potenza dei rituali quotidiani come forme di resistenza e come pratiche spaziali nelle comunità della diaspora”.
A DAAR IL LEONE D’ORO PER IL MIGLIOR PARTECIPANTE ALLA MOSTRA INTERNAZIONALE
Fra le tante “voci militanti” della sezione Dangerous Liaisons, alle Corderie dell’Arsenale, la giuria ha ritenuto meritevole del Leone d’oro l’installazione Ente di Decolinizzazione – Borgo Rizza a cui DAAR – Decolonizing Architecture Art Research di Alessandro Petti e Sandi Hilal ha lavorato insieme a un team vasto che include il collettivo romano orizzontale. Il lavoro, che riproduce in scala e in forma scomposta la facciata di un edificio costruito nel 1940 in Sicilia dall’ente cui spettava il compito di bonificare la regione, testimonia “il loro impegno di lunga data teso a un profondo coinvolgimento politico con pratiche architettoniche e di apprendimento della decolonizzazione in Palestina e in Europa”.
LEONE D’ARGENTO AL PROMETTENTE GIOVANE PARTECIPANTE ALLA MOSTRA INTERNAZIONALE
Con l’immaginaria sala d’attesa della All-Africa protorport (AAP) della pianura alluvionale di Barotse, Olalekan Jeyifous ha conquistato uno dei premi più ambiti di questa edizione, protesa al futuro e alle generazioni emergenti: il Leone d’argento per i giovani partecipanti. Per la giuria la sua “installazione multimediale che esplora una pratica di costruzione del mondo capace di allargare le prospettive e l’immaginazione del pubblico, offrendo visioni di un futuro decolonizzato e decarbonizzato”.
LE MENZIONI SPECIALI DELLA BIENNALE ARCHITETTURA 2023
Con la serie di pannelli in grafite e un filmato di accompagnamento del progetto The Uhuru Catalogues, in mostra al Padiglione Centrale nella sezione Force Majeure, Thandi Loewenson ha ricevuto una delle tre menzioni speciali ai singoli partecipanti. Precisa la motivazione che la sua è “una pratica di ricerca militante che materializza storie di spazi di lotte per la terra, estrazione e liberazione attraverso il mezzo della grafite e della scrittura speculativa come strumenti di progettazione”. Menzionati (ed esposti entrambi nel capitolo allestito alle Corderie dell’Arsenale), inoltre, i progetti di Twenty Nine Studio / Sammy Baloji, ovvero “un’installazione in tre parti che interroga il passato, il presente e il futuro della Repubblica Democratica del Congo, attraverso uno scavo di archivi architettonici coloniali”, e di Wolff Architects, studio autore di “un’installazione che riflette una pratica progettuale collaborativa e multimodale, nonché un approccio articolato e immaginativo alle risorse, alla ricerca e alla rappresentazione”.
Valentina Silvestrini
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