Apre a Brooklyn Powerhouse Arts. Nuova factory per artisti progettata da Herzog & de Meuron

È costata 180 milioni di dollari la riqualificazione della Batcave di Gowanus, ex centrale elettrica abbandonata, diventata rifugio per graffitari. Ora al suo posto c’è una fucina creativa fornita di tutto punto

Fino a qualche mese fa era un deposito abbandonato di Brooklyn, affacciato sul canale di Gowanus, amichevolmente ribattezzato Batcave e diventato negli anni un tempio dei graffiti conosciuto in tutta la città. Ma da pochi giorni l’edificio si presenta in veste di Powerhouse Arts, valorizzato da una sontuosa riqualificazione costata 180 milioni di dollari, finanziata dal filantropo Joshua Rechnitz, collezionista, artista e ciclista convinto (nel Brooklyn Bridge Park ha finanziato un velodromo mai entrato in uso, attualmente è impegnato con un progetto di agricoltura biologica).

Powerhouse Arts, Grand Hall, Brooklyn

Powerhouse Arts, Grand Hall, Brooklyn

DA BATCAVE A POWERHOUSE ARTS

Lungo il canale che divide i quartieri di Red Hook da Park Slope, la struttura fu fondata agli inizi del Novecento per accogliere una centrale elettrica della Brooklyn Rapid Transit Company, al servizio del sistema ferroviario cittadino, dismessa negli Anni Cinquanta e abbandonata al suo destino. Molti decenni più tardi lo spazio sarebbe diventato punto di ritrovo e centro di accoglienza – tutt’altro che salubre – per una comunità che spontaneamente si è ritrovata a eleggerlo come rifugio e luogo di espressione libera. Accanto a senza tetto e vagabondi sono arrivati all’inizio degli Anni Duemila anche artisti e graffitari, cui la Batcave è sembrata la tela ideale per esprimere il proprio dissenso attraverso vernici e bombolette spray. Nel 2006 lo spazio è stato sgomberato, nel 2012 Rechnitz l’ha acquistato per 7 milioni di dollari, e nel 2017 la fondazione no profit Powerhouse Environmental Arts, costituitasi per l’occasione, ha annunciato l’intenzione di investire sul recupero dell’edificio, per farne una factory creativa, destinata ad accogliere artisti e artigiani.

La centrale elettrica sul canale di Gowanus, foto d'epoca

La centrale elettrica sul canale di Gowanus, foto d’epoca

LA FACTORY CREATIVA PROGETTATA DA HERZOG & DE MEURON

Sei anni dopo, nonostante i ritardi dovuti alla pandemia, l’ex relitto industriale si mostra fiero sulle sponde del canale, trasformato dal progetto di Herzog & de Meuron, in collaborazione con PBDW Architects. Nella lobby, il progetto dello studio svizzero ha lasciato traccia del passato della “Batcave”, preservando uno stralcio dei graffiti dell’artista Ellery Neon, che ha vissuto nell’edificio in passato e ora firma anche un nuovo murale. E anche la struttura di inizio Novecento è stata rispettata nelle sue linee essenziali, riprese per caratterizzare gli spazi aggiuntivi realizzati dove un tempo stava la Boiler House, articolati su sei piani, che ora ospitano gli studi e i laboratori creativi. L’ambiente di rappresentanza, invece, si raggiunge accedendo alla Grand Hall: sui muri, i vecchi graffiti sono stati salvati e ripuliti, con l’idea di lasciare traccia di tutte le vicissitudini cui l’edificio è andato incontro nel tempo; la sala potrà essere affittata per fiere d’arte, concerti, conferenze, sfilate.

La Powerhouse prima della ristrutturazione, Brooklyn

La Powerhouse prima della ristrutturazione, Brooklyn

I LABORATORI CREATIVI DELLA FACTORY

La Powerhouse Arts, che omaggia nel nome la destinazione d’uso originale dell’edificio, ha inaugurato lo scorso 19 maggio, pronta a entrare nel pieno della sua operatività da hub creativo, con laboratori di ceramica, lavorazione del legno e dei metalli, arte pubblica, la tipografia, a disposizione di artisti e istituzioni culturali, a costi contenuti rispetto ai prezzi di mercato. La restante parte della factory ospiterà invece eventi e programmi di comunità aperti periodicamente al pubblico, a partire dalla mostra degli studenti del Brooklyn College, visitabile fino al 21 giugno. A dirigere i lavori, in qualità di presidente, c’è Eric Shiner, già direttore del museo Andy Warhol di Pittsburgh, mentre in qualità di consulenti sono stati riuniti alcuni artisti affermati sulla scena locale (Noel Anderson, Sara Greenberger Rafferty, Sreshta Rit Premnath). Con buona probabilità la factory attrarrà designer, artigiani e artisti non più in grado di sostenere i costi elevati per l’affitto e la gestione dei loro spazi indipendenti, in una città come New York nuovamente nel vortice delle speculazioni immobiliari. Tra i primi ingressi, non a caso, si segnala lo stampatore Luther Davis, che da anni collabora con moltissimi artisti, ora direttore della tipografia della Powerhouse, già in attività.

Livia Montagnoli

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