Un glicine minaccia la realizzazione del Museo della Resistenza di Milano
Il museo deve sorgere a ridosso dei Bastioni di Porta Volta, su progetto di Herzog & De Meuron, a scapito del glicine storico situato nel giardino Lea Garofalo. Alcuni cittadini si oppongono, in difesa della pianta. Dopo la minaccia di far saltare tutto, il sindaco ha proposto una modifica del progetto
“Se Milano vuole salvarlo, rinunceremo al Museo della Resistenza”. Le parole le ha pronunciate il sindaco Giuseppe Sala, tra stizza e rassegnazione, interpellato sul destino del glicine di piazzale Baiamonti. La pianta è oggetto, nelle ultime settimane, di una sollevazione popolare contraria alla necessità di eradicarla per consentire l’avvio del cantiere che doterà finalmente Milano di un Museo della Resistenza, a ridosso dei Bastioni di Porta Volta, in un’area della città pesantemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e con una architettura d’eccezione.
IL GLICINE DI PIAZZALE BAIAMONTI E LA PROTESTA DEI CITTADINI
L’aut aut del sindaco – “sarebbe un grandissimo peccato se si dovesse rinunciare al museo, ma se l’opinione pubblica che si sta muovendo attorno al glicine lo considera più importante del museo, e se spostare il glicine è costosissimo, allora vorrà dire che rinunceremo al Museo della Resistenza” – è stato interpretato come un ricatto dal capogruppo dei Verdi a Palazzo Marino, Carlo Monguzzi: “Che errore colossale fa il sindaco, inaccettabile contrapporre l’esistenza del glicine e dei tigli al Museo della Resistenza”. Monguzzi torna ad avanzare in proposito la soluzione, già ventilata, di integrare il nuovo edificio con la vegetazione del giardino di Piazzale Baiamonti, dedicato a Lea Garofalo e in prossimità del Circolo Combattenti e Reduci, per cui si sono mobilitati anche personaggi noti, da Giovanni Storti – che in video si rivolge direttamente a Sala per chiedere di preservare “uno dei pochi spazi verdi della zona di cui possono godere i cittadini” – a Fabio Volo (“a Milano ce lo siamo mangiati così il verde: con un marciapiede, una piccola stradina, un appartamento, un garage”) ed Elio e le Storie Tese. “Abbiamo sempre e solo chiesto una piccola e possibilissima variante di progetto per fare coesistere Resistenza e alberi” spiega Monguzzi “Basta poco e lo ha chiesto il Consiglio comunale all’unanimità e una grossa parte dell’opinione pubblica. Perché non si può fare una variante?”. Monguzzi e gli altri dovrebbero però considerare che cambiare i progetti non è cosa semplice, anzi rischia di generare dei costi significativi di cui poi si deve rispondere. E la Corte dei Conti difficilmente assegna particolare valore a questioni affettive e arbusti da salvare.
IL PROGETTO CHE FA DISCUTERE PER IL MUSEO DELLA RESISTENZA
Il progetto edilizio già approvato un paio d’anni fa (con il benestare della Soprintendenza dei beni architettonici), infatti, comporterebbe il taglio del glicine ultraquarantenne per fare spazio alla struttura piramidale progettata da Herzog & De Meuron, edificio gemello anche se molto più corto a quello che ospita la Fondazione Feltrinelli (completato dallo studio svizzero nel 2016), sul lato opposto della strada. A sostenere la bontà dell’operazione, oltre a Palazzo Marino, anche il presidente di Anpi Roberto Cenati e il Ministero della Cultura che ci mette una gran parte del denaro; lo schieramento dei contrari, invece, può contare sulle firme di oltre 50mila cittadini (la raccolta è stata promossa da Giardini In Transito, Libera Milano, Circolo Arci Lato B, associazione Vivi Sarpi, Circolo Ex Combattenti e Reduci), che qualche giorno fa si sono ritrovati nel giardino per difendere le piante, proponendo, ancora una volta, una modifica del progetto. Il sindaco, però, ne fa un problema di costi, e provocatoriamente rimette la palla nelle mani di chi si sta battendo per salvare la pianta monumentale: “Ognuno, però, si prenderà le sue responsabilità”, sottolinea piccato. Una volta realizzato, il Museo – che si avvale anche del supporto dell’Istituto Nazionale Ferruccio Pari – si articolerà su una superficie di 3.800 metri quadri, esponendo una collezione di fotografie e documenti storici per raccontare ai visitatori le vicende e i valori che hanno animato la Liberazione e la Resistenza, in una città, come Milano, insignita della Medaglia d’Oro alla Resistenza. L’edificio si svilupperà su sei piani, i primi tre dedicati alle attività espositive della collezione permanente, gli altri destinati a centro di documentazione, uffici, esposizioni temporanee e locali tecnici. Il cantiere, finanziato con oltre 17 milioni di euro, dovrebbe concludersi entro il 2026. Sempre che possa partire.
Aggiornamento 30 maggio 2023: A distanza di qualche giorno dall’intervento del sindaco, Palazzo Marino sembra aver risolto per il meglio la situazione di stallo. Incontrando i promotori della raccolta firme in difesa del glicine, Sala è tornato a pronunciarsi con parole più rassicuranti: “Si sta lavorando a una modifica del progetto, che mi rende tranquillo perché non comporta costi eccessivi, e non allungherà i lavori“. Se l’operazione fosse confermata, il glicine sarà salvo: la pianta dovrà solo essere potata per consentire i lavori, “ma in un paio d’anni tornerà esattamente come oggi“.
Livia Montagnoli
https://museonazionaleresistenza.it/progetto/
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