A Firenze riapre dopo decenni il complesso di Sant’Orsola
L’ex monastero del XIV secolo, a due passi dalle Cappelle Medicee e dalla Basilica di San Lorenzo, sarà eccezionalmente aperto fino al 2 luglio grazie alla mostra “Oltre le mura di Sant’Orsola”: è il primo evento del museo che entro nel 2025 si insedierà in questo complesso a lungo abbandonato
È una donna, sola e di spalle, che si avvia verso una vita indipendente portando con sé un libro, simbolo di conoscenza e indice di un avvenire ancora tutto da scrivere, la figura collocata dall’artista Sophia Kisielewska-Dunbar (Londra, 1990) al centro del trittico Noli me tangere. Attorno, a destra e a sinistra, la additano e scrutano decine di figure maschili che a tanti appariranno familiari: l’autrice, anche storica dell’arte con la fascinazione per l’antico e per la rilettura di iconografie tradizionali, le ha desunte e rielaborate dal patrimonio pittorico di Seicento e Settecento. È questo olio su tela la prima opera del nucleo di arte contemporanea del futuro Museo Sant’Orsola di Firenze: il suo completamento è atteso entro il 2025, ma intanto, dall’1 giugno al 2 luglio, il sito apre eccezionalmente le porte alla città con una mostra temporanea.
A FIRENZE RINASCE IL MAXI COMPLESSO DI SANT’ORSOLA
Se le previsioni dovessero essere rispettate, entro il prossimo biennio dovrebbe dunque prendere il via una fase inedita per una significativa porzione del centro storico del capoluogo toscano, le cui sorti sono perenne oggetto di dibattito e confronto. Il Museo Sant’Orsola rappresenta il fulcro dell’annunciato nuovo polo culturale che sorgerà nell’omonimo complesso risalente al XIV secolo, situato a due passi dai principali monumenti cittadini. Un insieme di edifici, con tre ampi cortili, di 17mila metri quadrati, la cui nascita si deve alle quattro monache benedettine che nel lontano 1309 ne avviarono la costruzione. Nel quartiere di San Lorenzo la presenza del convento si è protratta per secoli, fra ampliamenti e acquisizioni: l’ultima messa venne celebrata nel 1810. Più tardi, proprio qui la Manifattura Tabacchi portò avanti la propria attività fino al 1940, per poi spostarsi nell’omonimo complesso disegnato da Pier Luigi Nervi, a sua volta al centro di un parallelo processo di rigenerazione. Complessa la successiva fase del dismesso monastero, con la riconversione durante la Seconda Guerra Mondiale in centro di ricovero per sfollati, e il cantiere per la sua trasformazione in caserma della Guardia di Finanza mai portato a termine. Dagli anni Ottanta l’indesiderato risultato è quindi un grande vuoto urbano, non immune ad atti di vandalismo e forme di degrado. Incluso nel patrimonio architettonico della Città Metropolitana di Firenze dal 2007, il Sant’Orsola sarà riabilitato dal gruppo immobiliare francese ARTEA, individuato nel 2020: la concessione siglata garantisce l’uso del sito per cinquant’anni. Supera i 30 milioni di euro l’investimento annunciato, che deve compiersi nel rispetto dei vincoli posti sul bene architettonico ed entro un preciso orizzonte funzionale di natura culturale, formativa ed educativa.
ATTESO ENTRO IL 2025 IL MUSEO DI SANT’ORSOLA A FIRENZE
Sebbene al momento le bocche restino cucite in merito alla futura identità architettonica, la presentazione della mostra Oltre le mura di Sant’Orsola ha già permesso di chiarire che nell’ex convento si insedieranno una scuola d’arte e di design, ristoranti e caffè, botteghe di artigiani e atelier d’artisti, una foresteria, spazi di coworking e un museo, gestito da una fondazione senza scopo di lucro che sarà a breve creata da Artea. L’obiettivo del nuovo organismo sarà “preservare la memoria di un luogo unico e ricco di storia, ma anche promuovere la creazione artistica contemporanea, invitando artisti affermati ed emergenti a dialogare con le tracce del suo passato”. Si agirà, di conseguenza, sia recuperando le opere d’arte un tempo presenti nel convento, oggi
conservate in depositi fiorentini non accessibili al pubblico, sia rievocando il patrimonio di un tempo con nuovi contenuti culturali e con il contributo di artisti della nostra epoca. A dare prova di questa vocazione è proprio il primo progetto espositivo, curato da Morgane Lucquet Laforgue, che sarà anche responsabile del futuro Museo Sant’Orsola. Gli spazi coinvolti nell’allestimento, e dunque fruibili nel mese di apertura al via il 1° giugno, sono le due chiese interne, la spezieria e il chiostro, già restaurati. In particolare, in una delle due chiese sono state riportate alla luce nel 2011-2013 (e verranno in seguito musealizzate) la cripta e le tombe rinascimentali, inclusa quella di Lisa Gherardini, la presunta Monna Lisa di Leonardo da Vinci che visse i suoi ultimi anni in questo luogo.
LA PRIMA MOSTRA CON OPERE DI SOPHIA KISIELEWSKA-DUNBAR E ALBERTO RUCE
Oltre alle opere di Sophia Kisielewska-Dunbar, che di fatto è stata la prima artista del programma di residenza del museo Sant’Orsola e ha lavorato al suo interno dal 15 giugno al 15 settembre 2022, c’è spazio anche per l’artista urbano Alberto Ruce. Siciliano, classe 1988, in analogia con la collega londinese (che ha riflettuto sulla condizione delle monache che qui hanno vissuto per secoli, vedendo solo opere d’arte realizzate da uomini), anche Ruce ha puntato verso l’universo femminile. Ha scelto di coinvolgere due abitanti del quartiere, madre e figlia, convincendole a posare come modelle per iniziare a portare il Sant’Orsola oltre le sue stessa mura. L’esito sono i monumentali ritratti, eseguiti a pittura a spray su sottili teli effetto lino, scenograficamente collocati in sospensione proprio al di sopra delle tombe rinascimentali: quasi una forma di incontro, sobria e misurata, fra epoche, vissuti e, appunto, donne. Infine, lì dove un tempo le monache si dedicavano all’attività farmaceutica, i discreti murales in cera di Ruce sono una presenza da individuare e scoprire passo dopo passo. Un po’ come accadrà negli anni a venire con il “nuovo” Sant’Orsola.
Valentina Silvestrini
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