A Brescia la grandiosità della montagna negli scatti di quattro fotografi
Axel Hütte, Vittorio Sella, Martin Chambi e Ansel Adams guidano il pubblico del Museo di Santa Giulia alla scoperta della maestosità delle montagne, il cui equilibrio naturale oggi è più che mai in pericolo
Dalle Alpi alle Ande, tra pareti di roccia e aspri sentieri, sulla neve o in mezzo a fitte radure, ai margini rarefatti del bosco, si snoda il racconto epico di Luce della Montagna, la mostra a cura di Filippo Maggia prodotta dalla Fondazione Brescia Musei e allestita al Museo di Santa Giulia.
Lo spettatore è guidato in una scalata avvincente e al contempo meditativa attraverso lo sguardo di quattro grandi interpreti della fotografia riuniti in un progetto originale che trova uno spazio d’onore in seno alla VI edizione del Brescia Photo Festival, dedicato quest’anno al tema Capitale, in omaggio al titolo conferito a Bergamo e Brescia di Capitale Italiana della Cultura 2023.
I FOTOGRAFI IN MOSTRA A BRESCIA
In dialogo con le visioni contemporanee e a colori rappresentate da Axel Hütte, in mostra con venti scatti di grande formato (150×200 cm) realizzati in giro per il mondo e con la serie inedita delle Alpi bresciane commissionata da Fondazione Brescia Musei, troviamo, direttamente dal passato – ed esaltate dalla stampa in bianco e nero – le quaranta istantanee delle esplorazioni alpinistiche del fotografo biellese Vittorio Sella, come l’ovale dei seracchi della Vedretta del Mandrone (1891), che si affiancano alle quaranta fotografie del peruviano Martin Chambi. Queste ultime, al netto di mille pericoli e difficoltà varie – basti pensare che le lastre fotografiche allora erano trasportate per i picchi a dorso di mulo –, presentano in esclusiva gli insediamenti Inca di Machu Picchu e la quotidianità delle comunità andine. L’avventura continua con trenta opere del maestro statunitense e pioniere dell’ambientalismo Ansel Adams, che celebrano la natura e il West americano. “Le sue fotografie” – annota Filippo Maggia nel catalogo edito da Skira – “oggi, sono come un monito per l’umanità, immagini di un mondo naturale e selvaggio, puro e incontaminato che in futuro potremmo rischiare di vedere solo riprodotto”. Complessivamente, 120 immagini straordinarie compongono un corpus articolato in quattro personali.
LE MONTAGNE E LA FOTOGRAFIA
Di Axel Hütte Maggia osserva che si tratta di un “cultore dell’immagine analogica, paziente e tenace nella ricerca della fotografia perfetta ove ogni dettaglio deve aderire a un progetto visivo che è innanzitutto costruito nella sua mente”. La sua, prosegue il curatore, “è una lettura ragionata dello spazio, di volumi che divengono figure attraverso la percezione indotta nello spettatore da un tempo sospeso”, restituendoci “quadri più che fotografie”, in grado di evocare “pace e silenzio”, in cui “tutto scorre ed è in divenire sotto i nostri occhi”.
Il progetto espositivo punta sulla sinfonia delle montagne: è l’occasione giusta per ascoltarsi, per godersi il paesaggio spingendosi con slancio appassionato oltre gli abissi, oltre le nuvole, a un passo dall’infinito.
Domenico Carelli
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