La mostra di Fulvio Morella ispirata alla Città Eterna
Il tatto è protagonista della mostra negli spazi di Gaggenau DesignElementi. Con uno sguardo rivolto all’antica storia di Roma
La mostra di Fulvio Morella (Grosio, 1971) negli spazi di Gaggenau DesignElementi a Roma è il primo capito di Scripta?, il ciclo di quattro mostre a cura di Sabino Maria Frassà che indaga il legame tra scrittura, arte e materia.
“L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!“, questa massima di Nietzsche è stata tradotta in una trapunta di stelle: ogni forma a cinque punte corrisponde infatti al corrispettivo punto dell’alfabeto Braille. La forma della clessidra incarna l’idea di infinito e di eterno ritorno. L’uso del linguaggio specifico dei non vedenti e degli ipovedenti corrisponde alla prosecuzione di Blind Wood, progetto che dal 2018 prevede l’inclusione della scrittura Braille all’interno della ricerca di Morella. Non è un caso che l’arazzo iper-morbido si intitoli Sipario di stelle e vada letteralmente scostato con le mani e attraversato. È possibile esperire l’opera anche da bendati.
I tessuti sono stati donati da Lelièvre, azienda fondata due secoli fa a Parigi che rifornisce alberghi con prodotti di pregio. “È fondamentale nel lavoro di Morella la ricerca materica e la cura: l’artista ha impiegato 18 mesi per realizzare 6 opere”, ci racconta il curatore. I lavori tessili sono alternati alle sculture in legno già esposte nella mostra Pars costruens.
LA MOSTRA DI FULVIO MORELLA A ROMA
Il Pantheon, il Mausoleo di Augusto e l’Anfiteatro Flavio sono resi nella loro essenzialità, eliminando gli orpelli per porre in enfasi l’architettura.
Oltre alle arene, agli antichi templi e ai teatri sono incluse le rappresentazioni delle maschere della commedia romana. La maschera con la bocca larga che rievoca anche uno dei simboli dell’Urbe, la Bocca della Verità, si rifà a Buccus, il ciarlatano per eccellenza.
Con il legno amaranto del Sudamerica sono state intagliate alcune sculture. L’elemento rosso vuole rendere omaggio alla Città Eterna in quanto chiama all’appello il suo carattere passionale e cruento, “sanguigno”, ma anche l’eleganza cardinale, la nobiltà opulenta, il manto imperiale.
Il legno amaranto, privo di venature, vanta in natura questa tonalità eccezionale, inoltre la “grana finissima, al tatto, sembra plastica o metallo, è anche più freddo delle altre tipologie di legno”. La mostra Romanitas vuole creare cortocircuiti concettuali e sensoriali, procedendo per visioni sintetiche della realtà. “Gravitas” e “Vanitas” sono le due facce della città di Roma e l’opera 5 centesimi, sulla cui superficie è inciso il Colosseo, strizza l’occhio al sesterzio, la moneta più diffusa durante l’Impero.
Giorgia Basili
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