I dimenticati dell’arte. Stanislao Lepri, l’ex diplomatico diventato pittore surrealista

Riscoperto dalla mostra in corso alla galleria Tommaso Calabro di Milano, l’artista che fu compagno di Leonor Fini visse un’esistenza sopra le righe

La sua pittura surreale e fantastica era ispirata dagli dei acquatici della fontana di Bernini in Piazza Navona, o dagli animali che vedeva da bambino al giardino zoologico di Villa Borghese. In realtà i dipinti di Stanislao Lepri (Roma, 1905 – Parigi, 1980) “erano dettati dai suoi sogni reali”, generati da un inconscio eccentrico e originale, frutto di una vita vissuta fuori degli schemi borghesi e convenzionali.

Stanislao Lepri, Le couple de saltimbanques, 1953. Courtesy Galleria Tommaso Calabro

Stanislao Lepri, Le couple de saltimbanques, 1953. Courtesy Galleria Tommaso Calabro

LA STORIA DI STANISLAO LEPRI

Lepri era nato in una famiglia aristocratica romana, e cresciuto in un grande appartamento con vista su Piazza Navona, tra gli agi e le mollezze della nobiltà del primo Novecento, in una città dove l’aristocrazia “nera” riconosceva solo l’autorità papale. Durante le vacanze nella tenuta di famiglia Stanislao esplorava le rovine disseminate tra campi e boschi, del tutto incurante dei cambiamenti che stavano trasformando il mondo. Una volta adulto, intraprese la carriera diplomatica e venne nominato Console d’Italia a Monaco, dove faceva la bella vita tra feste e ricevimenti, quando una sera del 1942, uscito dal teatro di Montecarlo, vide una donna che lo colpì. Si girò verso un amico che era con lui e gli disse: “Mi piacerebbe conoscere quella ragazza”. Detto fatto: poco dopo scoprì che si trattava della pittrice italo-argentina Leonor Fini, amica di coreografi come George Balanchine e di artisti del calibro di Max Ernst e André Breton. Per incontrarla chiese di poter acquistare un suo dipinto, e lei gli mostrò alcuni disegni che portava sempre con sé, che aveva eseguito a 17 anni. Una volta iniziata la frequentazione sempre più intima, Leonor si accorse che Stanislao era un artista come lei, e gli chiese come mai fosse diventato diplomatico. Lui rispose: “Per fuggire da una città grande ma dalla mentalità ristretta”. In breve tempo lasciò il suo lavoro per vivere con Leonor prima a Roma e dal 1946 a Parigi, in maniera molto poco convenzionale, tanto che nel 1951 la coppia incontrò lo scrittore polacco Constantin Jelenski, e lo accolse a vivere nel loro appartamento, abitato da decine di gatti.

Stanislao Lepri, L'homme au visage craquelé, 1953. Courtesy Galleria Tommaso Calabro

Stanislao Lepri, L’homme au visage craquelé, 1953. Courtesy Galleria Tommaso Calabro

LA PITTURA DI LEPRI

Nel frattempo Lepri esponeva i suoi quadri intrisi di riferimenti alla sua infanzia e alla storia dell’arte, colta nei suoi aspetti più inquietanti. “Lepri mescola umorismo e terrore in eguale misura” ‒ scrive Hunter Braithwaite ‒ “rievocando il grottesco di Hieronymus Bosch e la noia esistenziale di Giorgio de Chirico, insieme allo sfarzo di un infantile pomeriggio estivo o di un ballo mondano”. I suoi dipinti vennero promossi da galleristi di talento come Alexander Iolas ed esposti in Europa e a New York, mentre Lepri si dedicava anche al teatro e alla scenografia: nel 1950 disegnò i costumi per l’Armida al Maggio Musicale Fiorentino.
Il talento di questo “bohémien moderno”, come lo ha definito Braithwaite, è stato riscoperto dopo decenni di oblio solo di recente, grazie alla galleria Tommaso Calabro di Milano, che ha dedicato a Lepri una retrospettiva con 40 opere, aperta fino al 24 giugno, che permette di riscoprire l’immaginario di uno dei pittori surrealisti italiani ancora poco conosciuti.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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