Cinema e becchini. La terza pellicola a tema
Si torna sul tema del becchino. Dopo il kitsch “The Weight”, presentato a Venezia, la simpatica storia “Fly With The Crane”, vista al Tiff, ecco un altro allegro revival sul tema della morte. “The Cremator”, ovvero involtino primavera in versione requiem. Non senza effetto comico.
Deve essere un trend orientale del momento, l’aldilà, se escono contemporaneamente un sudcoreano e due cinesi sul tema del “cassamortaro”. Fatto che arriva un po’ a sfatare il mito diffuso della presunta immortalità cinese. Così, con una vena un po’ gothic dark, siamo pronti a fare i dovuti paragoni, e concedeteci un po’ di black humor.
The Weight, è stato detto, ha riscosso il Premio Queer 2012 a Venezia, ma c’è chi avrebbe da ridire, poiché peccava in rigore estetico e anche costruttivo: kitsch e ridondante, risultava pesante da seguire. Dal ritmo troppo lento e strascicato, caricava i personaggi di tutti i mali del mondo: brutti, sfigati, maltrattati, mostri, freak e con la tubercolosi. Eccessivo.
Fly with the Crane è una favola grottesca, simpatica e coinvolgente. Un toccante testamento sul bisogno di morire con dignità. Un vecchio carpentiere, per nulla spaventato dalla morte, non sopporta tuttavia l’idea di diventare un filo di fumo che vaga senza meta. Poiché le leggi del luogo vietano l’inumazione, coinvolge in un losco affare i suoi nipotini. I due, dopo aver tappato tutti i camini della città, lo seppelliscono segretamente in una ridente campagna cinese.
Infine, se noi abbiamo avuto L’imbalsamotore, Fen Shi Ren ha coperto e rilanciato con The Cremator. Anche questo, come quello succitato, parte dal presupposto di alcuni riti funebri cinesi. Per assicurare un pacifico viaggio nell’aldilà, lo stoico necroforo Cao supervisiona le funzioni religiose, regolate da fattori come genere, rango sociale e posizione all’interno della famiglia. Differentemente dal primo caso, in questa zona della Cina i cadaveri vanno sotto terra. Vengono cremate solo quelle persone la cui morte nessuno reclama. Cao quindi mette su un affare lucrativo, vendendo i corpi non identificati come “gate-passing spouses”. Secondo un’antica credenza locale, tumulare due corpi insieme assicura compagnia nell’aldilà al defunto celibe.
Quando nella camera ardente arriva l’ennesimo cadavere non identificato, lui se ne innamora e decide di ritirarsi in pensione. Ma la sorella della donna morta va per riscuoterne il corpo. Si innesca una particolare reazione a catena. La ragazza si affeziona al becchino, che a sua volta si lega paternalmente a lei. Lui muore con una malattia e lei resta sola. Asfittico e deprimente quanto basta da riverberare i suoi nefasti effetti sull’umore, anche molte ore dopo l’uscita dalla sala.
Allora meglio sdrammatizzare un po’. Colpiscono alcune usanze particolari come l’uso di bruciare preghiere di carta, ritagli, ricami di riso e soldi e gettare davanti all’urna foglietti benedetti contro gli spiriti maligni.
Federica Polidoro
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