Weekend a Benevento. Cosa fare e vedere in città e nei dintorni

È un’inaspettata mostra fotografica in un piccolo borgo del Beneventano a condurci alla scoperta del capoluogo del Sannio e della sua storia. Senza tralasciare le aperture all’arte contemporanea

Livornese, classe 1954, Claudio Barontini ha all’attivo decine e decine di scatti che immortalano le grandi star e personalità del cinema, della musica, della moda. Ritratti fotografici ora in mostra all’ex convento dei domenicani, a San Giorgio La Molara, piccolo comune del Beneventano, sorto tutt’intorno al medievale castello di Pietromaggiore. All’interno dell’ex convento, nell’estate 2022, è nato un polo espositivo polivalente, per scommettere sul valore culturale dei centri di provincia. E ora, inaspettate, tra le sale del complesso sfilano le foto di Sophia Loren, Vittorio Gassman, Patti Smith, Franco Zeffirelli, Mario Monicelli, Carlo Verdone. C’è persino un ritratto di Re Carlo III d’Inghilterra, ripreso dal fotografo mentre passeggia nel bosco, ormai diversi anni fa.
La mostra – Claudio Barontini Photos. I volti e la storia – si visita per tutta l’estate, fino all’inizio di settembre, ed è un invito a scoprire territori poco conosciuti dal turismo di massa, fuori dalle rotte consuete. Un itinerario che trova il suo fulcro nella città di Benevento, articolandosi tra Sannio e Irpinia.

Livia Montagnoli

L’ITINERARIO NEL CENTRO DI BENEVENTO

Città romana – ma di origine sannita, espugnata solo a seguito dalla famosa battaglia delle Forche Caudine – poi longobarda e pontificia, Benevento ha conservato diverse tracce del suo passato. L’Arco trionfale che è diventato simbolo della città, dedicato all’imperatore Traiano, fu realizzato in occasione dell’apertura della Via Traiana, pensata all’epoca come variante della Regina Viarum (la Via Appia), per abbreviare il tragitto tra Roma e Brindisi. Costruito in blocchi di pietra calcarea e riccamente istoriato, data al periodo tra il 114 e il 117 d.C., ma più tardi fu inglobato dai Longobardi nella nuova cinta muraria, prendendo il nome di Porta Aurea. All’impero di Adriano si deve il teatro romano eretto nella parte sud della città, nella zona poi occupata dal brulicare del medievale Rione Triggio. Mentre fu Domiziano, nell’88 d.C., a “importare” i due obelischi egizi in granito rosso all’epoca posizionati ai lati del Tempio di Iside (il culto delle divinità egizia fu molto radicato nel Sannio, dove nei secoli a seguire avrebbero avuto spazio anche altre “deviazioni” dalla spiritualità cristiana, dai riti longobardi intorno al noce ai Sabba delle streghe). Oggi uno dei due si ammira in Piazza Papignano (l’altro, tagliato, è esposto al Museo Arcos).
La Cattedrale intitolata a Santa Maria de Episcopio è invece una ricostruzione novecentesca, realizzata negli Anni Sessanta, dell’edificio romanico distrutto dai bombardamenti anglo-americani del 1943 (ma sopravvivono la facciata in marmo e il campanile in pietra bianca del XII secolo). A partire dal 2005, un’ambiziosa campagna di scavo ha permesso di scoprire la storia del complesso, con il rinvenimento di successi interventi costruttivi, a partire da una prima basilica paleocristiana dedicata alla Dea Genitrix: il percorso ipogeo del Museo Diocesano permette oggi di ripercorrerne le vicende. Piazza di Santa Sofia, nonostante i ripetuti rimaneggiamenti, è un fulcro importante della storia cittadina: qui Arechi II, che nel 758 divenne Duca di Benevento, fondò la chiesa di Santa Sofia nell’VIII secolo, destinata a diventare edificio sacro di riferimento per la spiritualità del popolo longobardo. Restano solo frammenti della ricca decorazione ad affresco, mentre si preserva il ricco apparato decorativo scultoreo; fu il devastante terremoto del 1688 a indurre una ricostruzione in forme barocche a opera di Carlo Buratti. Tra le chiese da visitare in città, quella dell’Annunziata, di fondazione longobarda e ricostruita dopo il sisma seicentesco, con la cappella di San Gennaro opera di Filippo Raguzzini. Mentre è frutto di un intervento di arte pubblica contemporanea l’Hortus Conclusus, museo all’aperto che ha preso forma all’interno dell’antico orto del monastero dei Domenicani. L’installazione artistica, inaugurata nel 1992, è opera di Mimmo Paladino (Paduli, 1948), che nello spazio, tra frammenti di capitelli e murature antiche, ha riunito alcune delle sue sculture in bronzo: un cavallo, con maschera aurea sul volto; un enorme disco, posto al centro dello spazio; una figura con braccia lunghissime, che funge da fontana; una conchiglia, una campana, una testa di cavallo, e un teschio con lunghe corna adagiato sulla pietra lavica.

Mimmo Paladino, Hortus Conclusus, Benevento, 1992

Mimmo Paladino, Hortus Conclusus, Benevento, 1992

IL MUSEO DEL SANNIO

Ospitato nell’Abbazia di Santa Sofia, riconosciuta patrimonio Unesco nel 2011 per il valore delle testimonianze di arte medievale conservate (tra cui capitelli e pulvini decorati delle colonne del chiostro, XII secolo), il museo vanta una collezione eterogenea, che si è costituita nel tempo, mediante una serie di donazioni, acquisti e affidamenti da tutto il territorio. Si spazia così dal periodo sannitico e romano, passando per l’età longobarda, per poi arrivare all’età medievale e moderna, fino a opere dei più importanti artisti del Novecento italiano, per un totale di oltre 50mila tra reperti e opere d’arte. La visita comprende anche il prezioso chiostro romanico e una sezione dedicata a sculture e sarcofagi di età romana, ma anche alcuni ambienti storici del contiguo Palazzo Casiello, dove si scopre il Giardino del Mago: affacciato su Piazza Santa Sofia, lo spazio ospita le sculture in bronzo dell’artista e designer Riccardo Dalisi, tra cui la statua di un grande mago che dà il nome al giardino.

Museo del Sannio, Benevento

Museo del Sannio, Benevento

ARCOS, IL MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA DEL SANNIO

Inaugurato nel 2005 nei sotterranei dell’ottocentesco Palazzo del Governo, già utilizzati come rifugio antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale, ARCOS ha rappresentato per la città di Benevento l’opportunità per aprirsi alla scena artistica contemporanea, attraverso attività di ricerca, mostre tematiche (il museo non possiede una sua collezione) e il coinvolgimento di artisti di fama internazionale e di giovani emergenti, invitati a interagire con il tessuto urbano. L’edificio conserva anche la sezione egizia del Museo del Sannio, che custodisce i reperti archeologici del locale Tempio di Iside (il culto della divinità egizia fu importato in città dai Romani, e si radicò con particolare forza). Con lo stesso biglietto si visita il Complesso di Sant’Ilario, dove coesistono i resti di una domus di età imperiale e l’ex chiesa altomedievale di Sant’Ilario, che oggi ospita il Museo dell’Arco, per approfondire la storia dell’adiacente Arco di Traiano.

https://retemuseale.provincia.benevento.it/

Arcos, Benevento

Arcos, Benevento

LO SPAZIO STREGA, TRA IMPRESA E LETTERATURA

Nel circuito dei Musei d’Impresa, il percorso ricostruisce la storia del brand Strega Alberti nello stabilimento in cui la produzione del noto liquore è stata avviata nel 1860. Si parte dalla leggenda che ha ispirato la nascita del brand, si attraversano l’erboristeria e l’antica distilleria per carpire i segreti della ricetta del Liquore Strega, si scopre la cantina in cui invecchiano le bottiglie. Ma c’è spazio anche per una curiosa collezione di bottiglie contraffatte provenienti da ogni parte del mondo, e per un approfondimento sul Premio Strega, il più importante premio letterario italiano, istituito nel 1947 dalla scrittrice Maria Bellonci e dall’imprenditore Guido Alberti di Strega. Il museo aziendale conserva foto storiche e documenti delle premiazioni, oltre alle copertine dei libri vincitori, e alla lavagna che dal ’47 registra i punteggi dei finalisti, fino alla proclamazione finale.

https://www.spaziostrega.it/

Spazio Strega, Benevento

Spazio Strega, Benevento

BONITO, IL PAESE DELLA STREET ART

A mezz’ora di auto da Benevento, Bonito si avvista su una collina che guarda sulle valli dell’Ufita e del Calore. Il paese, che ha dato i natali a Salvatore Ferragamo sul finire del XIX secolo, conserva testimonianza della dominazione normanna nei resti del castello del XII secolo, ma documenti riconducono la sua fondazione al periodo longobardo. Molto più di recente, il centro storico è stato rianimato dall’intuizione dal Collettivo Boca (dal quartiere di Buenos Aires simbolo della libertà artistica), che nel 2011 ha avviato un processo di riappropriazione degli spazi urbani, coinvolgendo negli anni, attraverso l’Impronte street art festival, diversi street artist italiani e internazionali nella realizzazione di un museo en plein air. Oggi, camminando per le vie di Bonito, si incontrano lavori di Millo, Tellas, Giulio Vesprini, Alex Senna,Diego Miedo, Arp, Bosoletti, Milu Correch, Camilla Falsini, Nemo’s, Poki, Collettivo Fx, Guerrilla Spam, Bifido, Andrea Casciu, Irene Lasivita, Carlos Atoche (la mappa è disponibile online, e i lavori si apprezzano anche su Google Art).
Girovagando in cerca delle facciate dipinte, in Vico Masaniello ci si imbatte nella curiosa mostra permanente Alla ricerca delle cose perdute, che riunisce oggetti rari e introvabili, riferiti a diversi mestieri e differenti espressioni artistiche della cultura irpina.

https://www.collettivoboca.it/

Bifido, Basil Hallward, street art a Bonito

Bifido, Basil Hallward, street art a Bonito

GLI ARTISTI DI VIA VARCO A ROTONDI

Prima di entrare a Benevento lungo la Strada Statale 7, si incontra il paese di Rotondi (che però è in provincia di Avellino). Qui, in Via Varco, gli artisti Eugenio GilibertiUmberto ManzoPerino & VeleLucio Perone Peppe Perone hanno insediato i propri atelier, condividendo lo spazio di una strada che oggi è nota come “la via dell’arte”. In questo contesto si è innestato il progetto di rigenerazione culturale e urbana Illumina la notte con l’arte di Via Varco,curato da Marco Tonelli e finanziato dalla Regione Campania. Nel 2017 la manifestazione ha invitato gli artisti di Via Varco a produrre cinque opere permanenti, sculture e installazioni ispirate alle caratteristiche ambientali e storiche del territorio. Dall’opera R-H2O+ di Giliberti, che si collega al percorso del fiume Isclero, alla scultura luminosa di Lucio Perone (Il sogno dell’emigrante), al disegno murale paMaronn di Perino & Vele.

Via Varco, Rotondi

Via Varco, Rotondi

IL PARCO DEI FOSSILI DI PIETRAROJA

Si nasconde nella provincia beneventana uno dei più importanti siti geopaleontologici del mondo, in località Pietraroja (a un’ora di auto da Benevento). Qui, le rocce che affiorano nel territorio hanno un’età compresa tra 10 e 100 milioni di anni, nel luogo in cui si formò l’ossatura principale dei Monti Lattari, dell’isola di Capri e del Matese. Di più, le caratteristiche formazioni laminari hanno trattenuto i fossili di numerosi organismi, dagli unicellulari alle piante, dai pesci fossili ai tetrapodi terrestri, tra cui il dinosauro teropode Scipiony samniticus (un cucciolo scoperto nel 1993, ribattezzato Ciro, diventato mascotte del parco geopaleontologico, istituito nel 2017). Molti dei resti fossili rinvenuti nell’area sono stati trasferiti in altri musei d’Italia e del mondo, ma a Pietraroja si visita un museo e Paleo-lab (temporaneamente chiuso per ristrutturazione), con sala proiezioni e laboratori didattici.
Si arriva a Pietraroja anche per il trekking naturalistico, sui sentieri che percorrono il Monte Mutria.

https://entegeopaleontologico.it/

Ciro, il fossile di dinosauro di Pietraroja, Pietraroja

Ciro, il fossile di dinosauro di Pietraroja, Pietraroja

DOVE MANGIARE A BENEVENTO E NEI DINTORNI

Dalla città si raggiunge in circa mezz’ora d’auto il centro di Telese Terme, sosta valida non solo per beneficiare delle acque termali; sulla mappa gastronomica italiana, infatti, il centro si identifica con la sperimentazione di Giuseppe Iannotti, oggi nella sua piena maturità professionale, alla guida di Kresios. Un’esperienza per chi ama divertirsi a tavola e farsi sorprendere da invenzioni audaci, sostenute da tecnica impeccabile.
Rientrando in città, Nikila Baccaleria accontenta gli avventori più inclini alla tradizione: cavallo di battaglia è il baccalà, ingrediente della tradizione povera comune a molte ricette locali; ma in tavola sono valorizzati anche altri prodotti del territorio, dal Caciocavallo di Castelfranco ai vini del Taburno.
Dal 2019, dirimpetto all’Arco di Traiano, è operativo Alimenta Bistrot, frutto di un progetto di inclusione sociale a opera del consorzio Sale della terra: il menu valorizza infatti il lavoro delle fattorie sociali attive sul territorio, in piatti improntati a una solida cucina di tradizione campana.

https://www.kresios.com/it/
https://alimentabistrot.it/

Kresios, Telese Terme. Photo Alberto Blasetti

Kresios, Telese Terme. Photo Alberto Blasetti

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