Covivio e la progettazione di spazi di vita e di lavoro socialmente sostenibili (anche con l’arte)

Il mega gruppo immobiliare si racconta ad Artribune, con particolare riferimento alla progettazione di spazi di lavoro: un’idea di cambiamento, in chiave urbanistica, tecnologica, architettonica, ambientale, culturale. Opere d’arte incluse

Non chiamatelo coworking. Termine esploso anni addietro, che ha decretato il successo di una nuova forma di relazione tra persone e spazi di lavoro – in chiave di flessibilità, sostenibilità economica, condivisione – ma che oggi sta già cambiando pelle, evolvendosi e ridefinendosi in un senso più inclusivo e futuristico. Il neologismo che si affaccia sulla scena, pro-working, rimanda a quel livello “professionale”, ulteriore e più alto, in cui il coworking è destinato a sfociare. Intanto cambiano i parametri del mercato, gli assetti urbani, i modi in cui viviamo gli spazi comuni, la considerazione che abbiamo dei temi ambientali. Mentre la tecnologia si impone tra nuovi orizzonti e nuove profezie, non senza inquietudine. Chi fa impresa su scala internazionale, misurandosi con sfide immobiliari dalla portata larga e robusta, non può che interrogarsi su questi temi. Ed è già una modalità in cui cultura, immaginazione e riflessione antropologica incontrano business e filosofia aziendale.
Lo sanno bene in casa Covivio, grande gruppo immobiliare europeo, considerato un’eccellenza rispetto al mercato degli uffici, degli hotel e delle abitazioni residenziali. Ed è nel nuovo spazio Wellio, aperto lo scorso anno in zona Duomo, a Milano, che Covivio si appresta a inaugurare – il prossimo 5 luglio – un’opera d’arte permanente di Lorenza Longhi, realizzata e acquisita nell’ambito di un Premio dedicato agli artisti delle nuove generazioni. Di tutto questo abbiamo discusso con Francesco Barbieri, Head of Transactions and Special Projects Italy Covivio.

Francesco Barbieri, Head of Transactions and Special Projects Italy Covivio. Courtesy Covivio

Francesco Barbieri, Head of Transactions and Special Projects Italy Covivio. Courtesy Covivio

INTERVISTA A FRANCESCO BARBIERI DI COVIVIO

In un momento storico dominato dall’idea di “crisi”, il mondo del lavoro si trasforma, insieme agli spazi di socialità. Crisi economiche, climatiche ed ecologiche, crisi sanitarie, la crisi bellica e quella energetica, fino alla gigantesca mutazione legata all’intelligenza artificiale, con tutte le chance e le paure connesse. Tutto questo ha un influsso enorme sulle vite di tutti. Nel ragionamento sulle città, sui nuovi mercati e i luoghi del lavoro, sugli spazi abitabili, mi sembra che il tema dell’uomo e dell’umano torni centrale, tra rivoluzioni tecnologiche, paure, sfide esaltanti e nuove dimensioni comunitarie. Un gruppo come Covivio si confronta anche con tutto questo.
Partirei introducendo giusto il purpose di Covivio, perseguito fin dal 2020, ovvero il significato che sta dietro l’esistenza stessa del nostro gruppo. In un certo senso la visione idealistica di ciò che Covivio vuole essere per i suoi stakeholder interni ed esterni. Il tema dell’uomo e dell’umano è allora centrale nel “Build sustainable relationships and well-being”: offrendo elevati standard di benessere in tutti i nostri edifici, proviamo a migliorare le relazioni tra le persone e a contribuire in modo significativo all’efficacia delle organizzazioni.
Per i nostri clienti ci impegniamo così a fornire spazi e servizi che facilitino e valorizzino le relazioni: location privilegiate degli edifici, vicinanza ai trasporti pubblici, qualità dell’aria interna, comfort acustico e termico, luce naturale, spazi verdi, flessibili, servizi di ampio respiro che permettono di supportare i clienti nella loro quotidianità, di favorire le connessioni e aumentare le opportunità di relazione.
Con le autorità locali, parallelamente promuoviamo l’attrattività dei territori in cui operiamo, incoraggiando l’emergere di pratiche e innovazioni eco-responsabili in termini di qualità della vita urbana, permeabilità degli edifici alla città, sviluppo della biodiversità. In questo modo contribuiamo alle sfide della città di domani: più efficiente dal punto di vista energetico, connessa, impegnata nel benessere sociale e nella qualità ambientale. Affinché siano le persone al centro di ogni ambiente urbano.

Wellio Duomo, Milano. Courtesy Covivio, photo Diego De Pol

Wellio Duomo, Milano. Courtesy Covivio, photo Diego De Pol


Il mondo del lavoro è oggi per Covivio uno degli asset di sviluppo più strategici. I vostri spazi Wellio, destinati a uffici, guardano proprio nella direzione di cui stiamo parlando.
Si può dire che avete intercettato una possibilità ampia di business guardando a quelle mutazioni antropologiche che, per le aziende di domani, saranno utili a migliorare e ripensare, a loro volta, il proprio business?
Wellio è il concept di pro-working firmato Covivio. Nasce nel 2017 da una bella intuizione dei colleghi francesi. Il concept anticipava alcuni trend attuali relativi agli spazi di lavoro. Progettato e realizzato come un laboratorio dove offrire un prodotto innovativo e complementare agli uffici più tradizionali del gruppo, dislocati in Francia, Germania e Italia, nasceva anche per consentirci di stare più vicini ai nostri clienti, di capirne e anticiparne le esigenze.
Oggi l’ufficio non è più necessario per tutti, ogni giorno della settimana, ma è uno strumento funzionale, per esempio, a rafforzare l’identità aziendale e attrarre nuovi talenti. Per questo motivo, una sede concepita su misura rimarrà essenziale. È una formula chiavi in mano vantaggiosa: gli uffici sono pronti all’uso e il cliente non deve occuparsi delle attività accessorie che avrebbe con un contratto di locazione tradizionale.
Ci siamo trovati ad affrontare un tema inedito: convincere, invogliare le persone a tornare in ufficio e vivere in spazi che siano in linea con le loro aspettative. L’ufficio oggi deve essere quasi una ‘experience’, proprio come nel retail, e sarà sempre di più così. Nessuno va più in ufficio solo perché è “un ufficio”: i modelli di lavoro flessibili hanno permesso di sviluppare una nuova consapevolezza rispetto ai propri bisogni.

Wellio Duomo, Milano. Courtesy Covivio, photo Diego De Pol

Wellio Duomo, Milano. Courtesy Covivio, photo Diego De Pol

Rispetto a un tradizionale co-working, che tipo di esperienze e di servizi offre un pro-working come Wellio? Possiamo dare una definizione precisa di questi due concetti?
Spesso i termini vengono utilizzati come sinonimi, in realtà ci sono delle differenze che possiamo tradurre ricorrendo a un’immagine: è come confrontare i servizi di un hotel standard con quelli di un hotel a 5 stelle. Il nostro core business è il pro-working: offrire servizi premium a clienti corporate con alte aspettative e che cercano flessibilità; sale meeting formali e informali, food, formazione, tecnologia. Oltre agli uffici privati, arredati con attenzione massima a funzionalità ed estetica, i clienti Wellio hanno accesso a molte aree comuni: nel caso dei Wellio milanesi, per esempio, il rooftop con vista Duomo, il bar e ristorante gestito da Foorban, oltre alle aree break ai piani, alla corte interna, la palestra, le sale riunioni informali, phone box e lounge. Con la possibilità, inoltre, di fare network con gli altri Wellio proworker. L’aspetto della community, e il valore di farne parte, sono ancora più importanti oggi alla luce della dura prova a cui sono state messe le interazioni sociali e del crescente desiderio di socialità e di connessioni.

Chi sono i vostri clienti a Milano?
Si tratta principalmente di grandi aziende, che hanno stipulato contratti anche con durata pluriennale e hanno sposato il nostro format ibrido. Il primo Wellio a Milano è stato aperto in via Dante nel 2020, in piena pandemia, e ha immediatamente registrato un buon tasso di occupazione. Il secondo, Wellio Duomo, ha aperto ad aprile 2022 con full occupancy e aziende di grande standing come E.ON.

Wellio Dante, Milano. Courtesy Covivio, photo Diego De Pol

Wellio Dante, Milano. Courtesy Covivio, photo Diego De Pol

Sulla base di questa visione, gli studi di design e architettura che selezionate quale tipo di innovazione apportano, dal punto di vista dei materiali, della gestione dello spazio, del concept generale?
Nei Wellio curiamo direttamente il fit out interno: gli studi di architettura, selezionati in base al portfolio dei loro lavori precedenti, vengono coinvolti in una gara di concept. Vince la proposta più convincente. Non vengono selezionati solo studi che abbiano lavorato nel settore degli uffici, proprio perché il format presenta anche elementi caratterizzanti dell’hotellerie: ci piacciono le contaminazioni!
Il design dei nostri Wellio viene studiato per calarsi nel contesto e per dialogare con la città costituendo per ogni sito un’identità unica, non ci piacciono gli edifici standardizzati e senza anima. Gli spazi di lavoro devono essere flessibili, così da essere facilmente riconfigurati in base alle esigenze di diversi clienti, e devono offrire tecnologie all’avanguardia: schermi di grandi dimensioni e webcam per garantire la partecipazione da remoto, sistemi intelligenti di prenotazione, sensori di occupazione, sistemi audio avanzati e insonorizzazioni. La parola d’ordine è sostenibilità, intesa come riduzione di consumi e quindi risparmio energetico, ma anche come comfort degli abitanti.

Nello specifico, per le due sedi di Milano che tipo di progettualità è stata sviluppata?
L’interior design della sede in Duomo è firmato da DWA Design Studio, che ha tradotto i dintorni artistici del centro storico ammirabili dal rooftop e dalle terrazze, dalle grandi vetrate della scala e dalle finestre dell’edificio: la chiesa di Santa Maria presso San Satiro del Bramante, la cupola del tempio laico di San Sebastiano di Pellegrino Tebaldi, il Duomo, la sommità della Galleria Vittorio Emanuele, la Torre Velasca.
Il progetto di design interno di Wellio Dante, a firma dello studio Cristofori Santi Architetti, è invece concepito come un vero e proprio tributo allo stile architettonico milanese. Ogni piano è caratterizzato da un mood differente ed è legato, nelle scelte delle finiture e negli arredi, a una corrente artistica/architettonica e di design sviluppatasi a Milano nel corso del secolo scorso: dallo stile ‘900 a quelli Poetic, Radical ed Epic. L’obiettivo è offrire a professionisti e utenti esperienze uniche in ambienti sempre diversi.

Wellio Duomo, Milano. Courtesy Covivio, photo Diego De Pol

Wellio Duomo, Milano. Courtesy Covivio, photo Diego De Pol

Il settore del Reale Estate sta vivendo una stagione importante, che identifica un plusvalore nell’attenzione all’ambiente, alla cultura, ai processi sociali, come forme di sostenibilità strategica. Quali iniziative sono oggi determinanti, per Covivio, rispetto a questi ambiti?
Il nostro business dà vita a cambiamenti duraturi nella società e per noi è importante integrarci al contesto socio-culturale in cui siamo presenti favorendone la crescita, cercando quindi di avere un impatto sociale positivo. Per cominciare, è cruciale il tema della sostenibilità ambientale: abbiamo chiari target sulle riduzioni delle nostre emissioni di carbonio (entro il 2030 puntiamo a una riduzione del 40% delle emissioni nel nostro patrimonio europeo rispetto al 2010).
Ma il contributo alla sostenibilità sociale è altrettanto importante e passa anche dalla cultura. Un esempio è il nostro impegno nel mondo dell’arte, grazie a una partnership con Miart. Lo scorso anno abbiamo indetto con la fiera il “Premio Covivio”, quest’anno alla seconda edizione, con cui intendiamo sostenere le voci emergenti dell’arte contemporanea, commissionando opere d’arte sviluppate per i nostri immobili: Symbiosis nel 2022 (con l’inserimento di una scultura di Pamela Diamante) e Wellio Duomo nel 2023, che accoglierà un’opera permanente di Lorenza Longhi. L’obiettivo è valorizzare i nostri spazi e migliorare la customer experience, ovvero rendere gli ambienti di lavoro maggiormente godibili.

E poi? Al di là dell’arte?
Posso citare i tanti progetti solidali per favorire l’accesso all’educazione e al lavoro di giovani bisognosi sostenuti dalla Fondazione Covivio a Milano e Roma (in partnership con la Cooperativa La Strada, Fondazione Francesca Rava, Mission Bambini, Gruppo L’impronta e la Cooperativa L’Accoglienza Onlus),  ma anche il programma SoCovivio che consente a tutti i dipendenti del Gruppo di partecipare attivamente e concretamente a iniziative di solidarietà promosse dalle realtà partner della Fondazione durante l’orario lavorativo. Fino alle partnership con le amministrazioni locali per la costruzione di infrastrutture che migliorino il benessere sociale. Un’idea di business che si fonda anche sul concetto etico di restituzione alla comunità. In poche parole, il benessere individuale e collettivo può svilupparsi in modo sostenibile solo in una società in cui le comunità convivono in armonia.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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