Informazioni Evento

Luogo
GLENDA CINQUEGRANA ART CONSULTING
Via Luigi Settembrini 17 I-20124, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.00

Vernissage
20/06/2023

ore 18,30

Generi
arte contemporanea, collettiva

Mostra collettiva intitolata La soglia della pittura, nella quale presenta una selezione di opere di opere di artisti che hanno fatto parte del movimento della Pittura Analitica italiana.

Comunicato stampa

Glenda Cinquegrana Art Consulting è lieta di presentare la mostra collettiva intitolata La soglia della pittura, nella quale presenta una selezione di opere di artisti che hanno fatto parte del movimento della Pittura Analitica italiana come Enzo Cacciola, Vincenzo Cecchini, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Riccardo Guarneri, Paolo Masi, Claudio Olivieri, Pino Pinelli, Claudio Verna. Il titolo della mostra allude ad uno dei temi fondamentali che accomuna gli artisti della Pittura Analitica, ovvero quello dell’indagine sugli elementi materiali del fare pittura, che li pone a cavallo fra pittura e concettuale, fra bidimensionalità e spazio, fra pittura e fotografia: la soglia, appunto, il confine fra i generi portati al limite dell’analisi come termine distintivo del movimento. La Pittura Analitica è una corrente che si sviluppa negli anni Settanta, risposta chiara al clima culturale che aveva consacrato il Concettuale come linguaggio artistico del periodo, e decretato la morte della pittura. Sviluppatasi fra il 1970 e 1978 sotto le definizioni di Pittura Pittura e Nuova Pittura, quando mette al centro la riflessione sulla sintassi propria del mezzo pittorico e i relativi concetti di spazio, segno, colore, supporto e le sue infinite variabili è basata sulla ferma coscienza che la pittura possa rinnovarsi a partire da questi elementi. Oltre all’appartenenza ad una temperie Europea che vede corrispettivi esiti nel Support-Surfaces francese e nel Geplante Malerei tedesco, la Pittura Analitica è ispirata ad un’idea di corrente formata da artisti che oltre ad avere in comune la partecipazione ad importanti mostre - come Documenta nel 1977 e la Biennale di Venezia del 1978 - hanno condiviso una medesima visione poetica. Anche qui la parola “movimento” deve essere utilizzata come termine soglia per indicare quel campo della Pittura Analitica che è fluido.

Enzo Cacciola (Arenzano 1954; vive a Rocca Grimalda, AL) dopo l’esordio alla Galleria la Bertesca di Genova, sviluppa attorno al 1974-75 una ricerca che, nella sua fase degli asbesti, usa come materiale pittorico il cemento, del quale l’artista si focalizza sulla processualità nella lavorazione. Interessato inizialmente al rapporto fra pittura e fotografia, Vincenzo Cecchini (Cattolica 1934, dove vive e lavora) sviluppa una poetica che restando sulla soglia fra pittura e fotografia, è una riflessione sullo spazio del quadro inteso come piano di proiezione ideale e sede dell’imperfezione. Marco Gastini (Torino 1938 – 2018) alla metà degli anni Settanta, infatti, caratterizza la sua ricerca dall’uso del plexiglas quale supporto per il segno pittorico, dove il percorso di linee è costruito più per assenza più che presenza. Uno dei più rigorosi e coerenti nella ricerca sui principi della pittura è sicuramente Giorgio Griffa, che arriva a smantellare il quadro come supporto e ridurre la pittura a mero segno sulla tela nuda. La pittura di Guarneri (Firenze 1933, dove vive e lavora), invece, scaturisce da un’attenta progettazione sullo spazio pittorico del quadro affiancata ad un’accurata diluzione del colore, fra geometrie inesatte e riduzione poetica. Pino Pinelli (Catania, 1938), si è concentrato a partire dagli Anni Settanta sulla disseminazione del colore e il monocromo, ovvero sull’interazione fra la pittura, intesa in chiave oggettuale, e la parete. Il colore nell’opera di Pinelli assume delle caratteristiche emananti molto vicine a Klein; infine, la ricerca dell’effetto tattile, dove “la lettura del colore richiede una lunga pausa in cui il tono cromatico cresce emettendo dati percettivi di vibrazione”, secondo le parole dell’artista. Paolo Masi (Firenze, 1934, dove vive e lavora) prende ad uso come supporto pittorico il cartone, materiale riciclato, su cui stende un colore sviluppato nelle sue possibilità infinite. Il plexiglas, che custodisce il cartone, è scatola che ha funzione amplificatrice della luce. Fra i fondatori del movimento è Claudio Olivieri (Roma 1934 – Milano 2019) che lavora su una pittura-colore che, fra luce ed ombra, è fatta di disvelamento e occultamento, come poli coesistenti. La sua pittura rincorre l’idea del limite, della luce nera. La sovrapposizione di strati riesce a creare forme di percezione raffinatissime, nelle quali il quadro diventa soglia accessibile solo se attraversato come profondità di spazio. La ricerca di Claudio Verna, infine, prendendo a fondamento lo studio delle avanguardie storiche, sviluppa le possibili interazioni fra colore e superficie del quadro.