Viaggio dentro al nuovo Museo Ottocento Bologna

Un nuovo spazio culturale in pieno centro espone pittura ottocentesca e d’inizio Novecento. Non un museo pubblico, ma un’iniziativa privata. Che presto potrebbe ancora crescere

L’inaugurazione del Museo Ottocento Bologna è stata una sorpresa per molti. Al contrario di certi progetti dalla lunga gestazione, ripetutamente annunciati, spesso rimandati a lungo e qualche volta addirittura abortiti, la direttrice Francesca Sinigaglia ha lavorato senza far troppo rumore e il 20 aprile scorso ha tagliato il nastro di una nuova sede espositiva che si pone l’obiettivo di indagare l’arte del XIX secolo, anche mediante un centro di studio e ricerca (sono già stati acquisiti gli archivi Fabio Fabbi e Emilio Oliviero Contini). Innanzitutto è stata costituita una fondazione senza scopo di lucro, che peraltro investirà i ricavi della vendita di biglietti e gadget per finanziare borse di studio per ragazzi talentuosi. Poi si sono attivate relazioni con le più significative gallerie private e case d’aste specializzate nella pittura bolognese dell’Ottocento, acquisendo o ricevendo in donazione un patrimonio di dipinti, disegni, bozzetti che oggi costituiscono il primo nucleo del percorso. Infine si sono allacciati legami con le istituzioni culturali cittadine, ottenendo il patrocinio del Comune di Bologna e ponendosi in sinergia con il Museo Civico del Risorgimento, le Collezioni Comunali d’Arte, il MAMbo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna. E pure con l’Università, visto che gli studenti dei corsi di storia dell’arte hanno la possibilità di fare un tirocinio di due mesi presso il museo, occupandosi anche delle visite guidate: un’ottima occasione di formazione, quindi.

Alfredo Savini, La raccolta delle albicocche, s.d., olio su tela, 49 x 65 cm. Museo Ottocento, Bologna

Alfredo Savini, La raccolta delle albicocche, s.d., olio su tela, 49 x 65 cm. Museo Ottocento, Bologna

IL MUSEO OTTOCENTO DI BOLOGNA

La sede non è particolarmente ampia, ma l’appassionata direttrice ha già in mente un progetto di ampliamento. Per ora chi visita il Museo Ottocento Bologna vi trova 85 opere distribuite in sezioni che approfondiscono alcune tematiche della pittura dell’epoca: l’arco cronologico va dalla metà del XIX secolo all’età di Giorgio Morandi, il maestro che ha segnato un autentico spartiacque con la tradizione ottocentesca. Alle “classiche” sezioni che mai mancano nei musei dedicati all’Ottocento, e che riguardano la pittura di storia, il Verismo, il Naturalismo, il Simbolismo e il ritratto, si affiancano gruppi di opere da ricondurre alla pittura neopompeiana o a uno stile che riprendeva il secolo precedente, promosso dal celebre mercante d’arte Adolphe Goupil. Vi è anche un focus sull’Orientalismo, grazie soprattutto ai fratelli artisti Alberto e Fabio Fabbi che, dopo aver soggiornato ad Alessandria d’Egitto, diffusero a Bologna immagini accattivanti e sensuali, che ancora oggi non mancano di suscitare piacevoli emozioni. Una manciata di opere evoca l’arte sacra, genere non troppo praticato nel XIX secolo.

Emma Bonazzi, Giovinezza, 1922, olio su tela, 97 x 86 cm. Museo Ottocento, Bologna

Emma Bonazzi, Giovinezza, 1922, olio su tela, 97 x 86 cm. Museo Ottocento, Bologna

LE OPERE DELLA COLLEZIONE

Tanti sono i nomi degli artisti che si avvicendano, sala dopo sala. I tre più significativi, secondo la direttrice, sono Flavio Bertelli (San Lazzaro di Savena, 1865 – Rimini, 1941), che dal padre Luigi ereditò la capacità di dipingere intensi paesaggi naturali e che a fine secolo entrò nell’atelier di Vittore Grubicy de Dragon; Mario De Maria (Bologna, 1852 – 1924), vicino a Gabriele D’Annunzio che lo definì “pittore delle Lune”; Alfredo Protti (Bologna, 1882 – 1949), che con grande senso dell’humor decise di autoritrarsi vestito da donna. Ma molte altre sono le opere e gli autori su cui vale la pena soffermarsi: la piccola tavola a olio con il Suonatore di flauto di Giovanni Paolo Bedini (Bologna, 1844 – 1924) che è stata scelta per l’immagine coordinata del museo, un raro olio su tela del celebre cartellonista Marcello Dudovich (Trieste, 1878 – Milano, 1962), realizzato durante il suo periodo bolognese; e poi le atmosfere simboliste rese da Augusto Sezanne (Firenze, 1856 – Venezia, 1935). Il finale è dedicato a Giorgio Morandi, protagonista di due lavori di Gino Marzocchi (Molinella, 1895 – Bologna, 1981). Nel primo, Critica a Morandi, tre figure caricaturali – tra cui Francesco Arcangeli – osservano con aria perplessa un dipinto contemporaneo senza accorgersi che è esposto al contrario; uno dei critici tiene distrattamente sotto il braccio una tela del maestro di via Fondazza. Nel secondo dipinto, Leonardo, Raffaello, Caravaggio, Giulio Carlo Argan, Lionello Venturi, Roberto Longhi e altri “processano” una delle celebri tele con bottiglie di Morandi. La sagacia di Marzocchi traccia così la fine di un’epoca e chiude il percorso del Museo Ottocento, introducendo i nuovi linguaggi del “secolo breve”.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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