La scultura di Hank Willis Thomas ad Art Basel 2023 uguale ad un’opera di dodici anni fa
Il lavoro proposto dall’artista afroamericano Hank Willis Thomas nella sezione Parcours di Basel 2023 ricorda moltissimo un lavoro dell’albanese Armando Lulaj del 2011. Le foto
Conclusasi l’ultima edizione di Art Basel, è tempo di considerazioni. L’impressione avuta quest’anno è che la fiera si faccia portavoce di tendenze artistiche già consolidate, invece di scoprirne di nuove. A conferma di questa attitudine, sembra emblematico il lavoro di Hank Willis Thomas (Brooklyn, 1976), artista afroamericano diventato negli ultimi anni uno degli scultori d’arte pubblica più attivi degli Stati Uniti. L’artista ha portato a Basel nella sezione Parcours – il progetto che vede installazioni ed interventi artistici nel centro storico della città – un’opera dal titolo Duality (reflection), realizzata nel 2023. Si tratta di uno dei 26 progetti site-specific presentati sotto il tema Word of Mouth, ed è una scultura in acciaio inossidabile di un braccio la cui mano tiene le dita a “V”. Un lavoro che a dir somiglia a un’opera già vista, quella di Armando Lulaj (Tirana, 1980) dal titolo Us, (B) del 2011. Non siamo soliti dare tanto seguito a casi di plagio o copie perché il più delle volte le consideriamo assolutamente casuali, questa volta tuttavia la somiglianza dei due lavori è clamorosa.
L’OPERA DI HANK WILLIS THOMAS RICORDA UN LAVORO DI ARMANDO LULAJ
Ma non è per forza una critica. In fondo l’arte non può prescindere dalla storia e dal passato, e questo a volte significa anche che alcuni lavori possano somigliarsi a distanza di decenni. A quanto pare è proprio questo ciò che è successo a Thomas, che ha presentato a Basel un lavoro davvero molto simile a Us, (B) di Armando Lulaj. Stesso braccio, stessa posizione della mano, persino stesso medium: l’unica differenza sembra essere la dimensione delle due opere. In merito all’opera portata a Basel 2023, Thomas ha raccontato così il suo lavoro: “la mano sta facendo quello che chiameremmo un segno di pace ma, a seconda del lato da cui la si guarda, potrebbe significare vittoria, o potrebbe essere un gesto offensivo o addirittura un numero. Quest’opera parla di come tutto può essere visto da più prospettive”. E allora, per seguire il suo ragionamento rispetto ai molteplici punti di vista attraverso cui si può leggere e raccontare un lavoro, pare doveroso proporvi anche questo: la clamorosa somiglianza con il lavoro di Lulaj.
Gloria Vergani
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati